di Toni De Marchi | 29 aprile 2013
“Un’aggressione violenta e intollerabile che confonde il piano del buon governo con il colore delle giacche e con l’esperienza culturale e religiosa di Roberto Formigoni”. Forse basterebbero queste due righe di un’intervista di Mario Mauro al Corriere della Sera per definire l’orizzonte politico e culturale del nuovoministro della Difesa, fino a pochi mesi fa deputato europeo con Berlusconi, traslocato in fretta e furia in quel di Monti quando le fortune del Cavaliere sembravano declinanti.
“Un’aggressione violenta e intollerabile che confonde il piano del buon governo con il colore delle giacche e con l’esperienza culturale e religiosa di Roberto Formigoni”. Forse basterebbero queste due righe di un’intervista di Mario Mauro al Corriere della Sera per definire l’orizzonte politico e culturale del nuovoministro della Difesa, fino a pochi mesi fa deputato europeo con Berlusconi, traslocato in fretta e furia in quel di Monti quando le fortune del Cavaliere sembravano declinanti.
Mauro, in questo senso, era un candidato perfetto per questo governo senz’anima e probabilmente un candidato ancora migliore per fare il ministro della Difesa. Esponente di punta di Comunione e Liberazione, da lui non verrà certo una spinta a frenare le spese per armamenti. Anzi. Per molti anni ilMeeting di Rimini ha avuto Finmeccanica tra gli sponsor principali e Giuseppe Orsi, amministratore delegato della holding italiana degli armamenti fino al suo arresto il 12 febbraio 2013, era notoriamente uomo “in ottimi rapporti con Comunione e Liberazione” (Teodoro Chiarelli su La Stampa del 13 febbraio 2013) e, già quando era amministratore di Agusta-Westland, “presenza assidua ai Meeting riminesi di Comunione e liberazione” (Roberto Mania su Repubblica del 12 ottobre 2012). D’altronde, si sa che per molti disinvolti esponenti del movimento fondato da don Giussani pecunia non olet e gli affari sono affari, soprattutto se aiutano a raggiungere il più alto obiettivo dell’evangelizzazione universale.
Dunque stiamo tranquilli: gli F-35 sono al sicuro. Così come la presenza dei crocifissi nelle caserme. Mauro si è distinto, da parlamentare europeo, per uno zelo degno forse di miglior causa nella difesa sia delle radici cristiane dell’Europa che del diritto ad esporre i crocefissi negli edifici pubblici. Arrivando persino a sostenere, in un articolo significativamente intitolato “L’Europa che difende il crocefisso”, che la bandiera europea sarebbe un simbolo cristiano: “il blu infatti è il manto del colore della notte di Maria e le 12 stelle sono la corona dell’apocalisse”. Se lo dice lui.
Mauro sostiene da anni la necessità di proteggere i cristiani perseguitati nei paesi islamici anche con l’invio di missioni militari. Sono eloquenti i molti articoli su questo argomento pubblicati da ilsussidiario.net, sito della Fondazione per la Sussidiarietà, think tank ciellino fondato da Giorgio Vittadini. E al nuovo ministro della Difesa non sembra dispiacere un certo interventismo muscoloso, come quello in Mali, mentre usa parole entusiastiche in memoria della Thatcher per aver “condotto magistralmente la vittoriosa campagna per le Isole Falkland”.
Un uomo dunque decisamente conservatore, se non persino reazionario sul piano politico. Al tempo delle elezioni statunitensi “auspicava una vittoria del candidato repubblicano Mitt Romney” (parole sue) e ha bollato con parole di fuoco i cattivi critici “di sinistra” del partito parafascista ungherese Fidesze della controriforma costituzionale che sta attuando. La nuova costituzione di Budapest, che sopprime la libertà di stampa, riduce l’agibilità politica delle opposizioni, reprime le minoranze, è per Mauro “un testo all’avanguardia, basato in gran parte sui valori e le tradizioni che sono cardine dell’idea di Europa che da anni, soprattutto nel Partito popolare europeo, cerchiamo di promuovere”. Peccato che la Venice Commission, la notoriamente sovversiva commissione del Consiglio d’Europa per la democrazia attraverso la legge, l’avesse già bocciata in un rapporto del 2011 censurandola come autoritaria e antidemocratica.
Ma il suo pallino fisso è quello di “ridurre il perimetro dello Stato, la sua pervasività, arginare la sua tendenza a caratterizzarsi come soggetto non che riconosce i diritti dei cittadini, ma che li genera”, come scrive in un articolo intitolato “Scuola, contro lo statalismo” e di scambiare il welfare di Stato con ilwelfare secondo il “nostro modello popolare sussidiario”.
Difficile immaginare cosa significhi questo per la Difesa. L’arrivo di contractors ciellini?
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