spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

domenica 30 giugno 2013

Dall'euro si può uscire, i trattati lo prevedono.

Uscire dall’Euro, i Trattati lo prevedono?



Presentiamo questo interessante articolo di Angela Iannone apparso su Yahoo! Finanza.

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Si può uscire dall’euro? Legalmente? E’ un’ipotesi che diventa sempre più ricorrente e viene vista come il “male minore” rispetto a quella di perseguire le politiche economiche comunitarie, causa di austerità e recessione in molti Paesi europei. Alla domanda ha provato a rispondere Pietro Manzini, docente di Diritto Internazionale, ospite al Festival dell’Economia di Trento che si è svolto qualche giorno fa. 
L’opinione comune, secondo Manzini, sostiene che non si può uscire dalla moneta unica senza una previa modifica dei Trattati . In realtà,ci sono altri aspetti da esaminare e soprattutto, tre differenti ipotesi che sono: l’espulsione dall’euro di uno o più paesi in default; il recesso volontario di questi stessi paesi e l’abbandono volontario dell’euro da parte dei paesi virtuosiper costituire un “super euro”. Analizziamo attentamente e separatamente le tre ipotesi.
La crisi dell'Eurozona, la situazione Paese per Paese: 
L’ipotesi di un’espulsione per rischio default è la più improbabile perché, secondo Manzini,“non è contemplata in nessun caso dai Trattati europei, né per quanto riguarda l’appartenenza all’Unione né per quanto attiene l’adesione all’euro”. 
L’Unione Europea è infatti disciplinata da una serie di regole, racchiuse nei Trattati, che hanno proprio lo scopo di evitare che un Paese venga estromesso dall’Europa. Tra queste, l’articolo 126, relativo al problema dell’eccesso di disavanzo pubblico rispetto al Pil, stabilisce che la Commissione o gli altri Stati membri devono“obbligatoriamente perseguire una soluzione politica elaborata in seno al Consiglio”, come “intimare” allo Stato a rischio di prendere misure correttive, ma non l’uscita dall’euro. Perciò “non appare configurabile nessuna espulsione forzata di uno Stato in default, né attraverso un ricorso alla Corte, né con una deliberazione politica da parte degli altri Stati membri”.
Il secondo caso previsto riguarda il recesso volontario dei Paesi a rischio. In questo caso, il Trattato prevede, con l’art. 50, che “ogni Stato membro possa decidere di recedere dall’Unione”. Una decisione che, sebbene non esplicitamente prevista dai Trattati, non è “giuridicamente inimmaginabile”: questo articolo, infatti, prevede che si può uscire dall’Unione in toto e non soltanto da un suo “pezzo”, ovvero la moneta unica. In realtà, esistono altre norme dei Trattati – come l’articolo 3 o l’articolo 140 – che legano Unione e euro in maniera definitiva. Tuttavia, secondo il docente, l’articolo 50 non è un ostacolo giuridico insormontabile all’uscita dall’euro pur restando nella UE: “Anzitutto – spiega – prevedendo la possibilità di recesso dall’Unione, non vieta esplicitamente il recesso solo dall’euro; [...] in secondo luogo, una norma che ammette la possibilità di recedere dall’intero blocco degli obblighi europei potrebbe essere interpretata nel senso di consentire anche la possibilità di recedere da una parte soltanto di questi obblighi”.
C’è poi l’ultima ipotesi, quella che vede allontanare gli Stati virtuosi da quelli a rischio default, costituendo una nuova area con una nuova moneta più stabile dell’euro. Ipotesi verificabile, ma meno compatibile con l’attuale struttura costituzionale europea. In particolare, l’articolo 3 prevede che “la moneta dell’Unione sia l’euro” e perciò esclude la possibilità che vi siano due monete in circolazione. Inoltre, l’uscita volontaria non parla di uscita in blocco. Tuttavia, abbiamo visto come l’articolo 50 lo permetta, anzi, spiega Manzini, gli Stati virtuosi possono motivare la loro uscita proprio dal non rispetto da parte degli altri Stati dei vincoli posti dai Trattati europei.
In sintesi, a parte l’impossibilità nel primo caso – l’estromissione per rischio default -  per gli altri due casi non vi sono ostacoli giuridici insormontabili da impedirne l’attuazione. “È meglio saperlo -conclude l’autore -  nel caso in cui il ‘recesso volontario’ venga suggerito dai partner europei come una soluzione obbligata.


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