Cabras: licenziati i maggiordomi, rivogliamo sovranità
Scritto il 25/6/13
Un’Italia «compiacente e intimidita», secondo Ezio Mauro, si sta chiedendo che cosa succederà adesso, dopo la sentenza sul caso Ruby, con la quale il tribunale di Milano condanna in primo grado Berlusconi a sette anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nessuno, aggiunge il direttore di “Repubblica”, si pone «la vera domanda». E cioè: «Cos’è accaduto davvero negli ultimi vent’anni in questo sciagurato paese, nell’ombra di un potere smisurato e fuori da ogni controllo, che concepiva se stesso come onnipotente ed eterno? E com’è potuto accadere, tutto ciò, in mezzo all’Europa e agli anni Duemila?». Un editoriale che, incredibilmente, “dimentica” che il male oscuro dell’Italia è lo stesso che sta piegando la Grecia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda – paesi, com’è noto, mai governati dal Cavaliere. La domanda – quella vera – se la pone Pino Cabras: che fine hanno fatto i presunti antagonisti di Berlusconi, quelli a cui “La Repubblica” – da Bersani in giù – ha inutilmente spianato l’ultima campagna elettorale?
La risposta viene dall’ultima tornata delle elezioni amministrative siciliane: senza più l’alibi dell’“ineleggibile”Berlusconi, appena rieletto da milioni di italiani e ora persino alleato di governo del Pd, gli elettori “rispondono” – votando o astenendosi – che la cronaca quotidiana dimostra che il vero problema non è mai stato l’uomo di Arcore, espressione deteriore della casta nostrana, ma semmai la totale sudditanza dei due schieramenti principali, destra e sinistra, impegnati a fingere di affrontarsi ma, in realtà, ad obbedire ai Signori della Terra, che dalle nostre parti “parlano” attraverso Bruxelles e la Bce. Cartina di tornasole, la fatale Sicilia: «Da Messina a Messina, la politica è stata per mesi in un ottovolante, con ubriacature d’alta quota, cadute repentine, giudizi definitivi smentiti da fatti contrari nel giro di breve tempo», scrive Cabras su “Megachip”. «Fu proprio Messina, lo scorso ottobre, a far capire che la politica italiana non sarebbe più stata la stessa. Beppe Grillo aveva appena attraversato a nuoto lo Stretto, e da lì iniziava una campagna elettorale spettacolare che lo portava al grande exploit siciliano, fino a fare del “Movimento Cinque Stelle” il punto di coagulo dell’opposizione italiana».
Oggi, aggiunge Cabras, a Messina diventa trionfalmente sindaco Renato Accorinti, l’uomo della battaglia No-Ponte, un vero alieno contro una vera piovra di potentati locali, a capo di un movimento che rompe tutti gli schemi senza stare affatto nemmeno nello schema del M5S, che d’altro canto vince clamorosamente a Ragusa con Federico Piccitto. «Nessuno può più illudersi di tenere in cassaforte i voti di appartenenza, nessun leader può più coltivare l’illusione di “dettare la linea”», avverte l’editorialista di “Megachip”, esponente del laboratorio politico “Alternativa” presieduto da Giulietto Chiesa. I ballottaggi siciliani arrivano dopo i boom e i flop dei partiti e delle liste, con votanti che si muovono con la forza incontenibile dei fiumi in piena. «Sia il bacino sempre più esteso di quelli che non votano, sia la corrente sempre più instabile di quelli che ancora vanno alle urne, hanno una cosa in comune: non possono più essere rappresentati da quel che c’era prima, e ancora non stanno fermi in quel che c’è ora».
I meccanismi elettorali e le consuetudini con il potere, continua Cabras, hanno consentito alle classi dirigenti italiane di resistere, fino ad arroccarsi con momentanea efficacia: il Tg3 «è diventato il Tigiquattro meno uno», la presidenza della Repubblica «è stata imbalsamata», Palazzo Chigi «è presidiato dai maggiordomi». Media completamente occupati dai disinformatori: «C’è sempre qualcuno che ha un microfono per Violante, e fino ad oggi anche il Caimandrillo ha fatto finta di poter rivincere. Una Restaurazione». Per contro, il M5S è stato ben al di sotto della “rivoluzione” promessa: «I rappresentanti in Parlamento sono stati scelti con meccanismi che non potevano che produrre una rappresentanza troppo debole, rispetto alle esigenze tattiche e alla duttilità delle battaglie parlamentari necessarie». Eppure, aggiunge Cabras, nulla è immobilizzato per davvero: «La crisi eroderà giorno dopo giorno i vecchi strumenti del potere e molte leve delconsenso residuo. Tutti dovranno giocare la partita del consenso futuro, mai scontato».
Così, l’abisso dei non-rappresentati è ormai una voragine sempre più vasta, «troppo più estesa per chi spera ancora di circoscriverla o “fregarla”, arroccandosi». Sino a poco tempo fa, la “voragine” poteva ambire a organizzarsi per contare almeno come una minoranza influente, come un’opposizione che esercita una pressione su un sistema politico ancora forte, pur sempre rappresentativo di vasti interessi. Oggi, invece, quegli interessi possono sgretolarsi, creando un vuoto che qualcuno prima o poi riempirà. «Non sembra più il tempo adatto per vivacchiare con partitini che si accontentano di un piccolo potere di negoziazione e di interdizione verso gli altri», sostiene Cabras. «Bisogna pensare già oggi al governo che sarà espresso da un popolo capace di sentire il peso della propria sovranità e farsi maggioranza cosciente, in Italia e in Europa». Da Messina viene un insegnamento: occorre rompere gli schemi. «Sarebbe perfino una rivincita sul cosiddetto “spirito di Messina” del 1955, quello della Conferenza da cui si fece strada l’Europa che conosciamo, ormai vicina al capolinea».
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