spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

sabato 31 agosto 2013

IN ALCUNI CALA IN ALTRI NON E' MAI SALITO...

Effetto della crisi economica sul cervello. Lo studio: “Cala il quoziente intellettivo”

Secondo la ricerca condotta dalle università americane di Harvard e Princeton, dissipare energie mentali in questioni economiche equivale a perdere un’intera notte di sonno o a essere alcolisti cronici. "È come quando siamo di fronte a un pc molto lento"

Effetto della crisi economica sul cervello. Lo studio: “Cala il quoziente intellettivo”
Sul fronte della crisi, gli ultimi dati (provvisori) dell’Istat, resi pubblici proprio in questi giorni, fotografano una situazione allarmante. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, sfiora ormai la soglia record del 40%, con picchi del 51% per le donne al Sud. Nello studio il cervello è paragonato a un computer: “È come quando siamo di fronte a un pc molto lento”, spiega all’Adn-Kronos Salute Sendhil Mullainathan, professore di economia alla Harvard University e coautore della ricerca. “In realtà, non lo è davvero, ma è impegnato a fare qualcos’altro, come scaricare un’enorme mole di dati”.
Allo stesso modo, sostengono gli scienziati, quando incombe il pensiero di come pagare le bollette e arrivare a fine mese il cervello perde colpi e i neuroni lavorano peggio. La ricerca è basata su due distinte serie di indagini, condotte negli Usa e in India. Il primo gruppo di volontari – 400 persone reclutate presso un centro commerciale del New Jersey – è stato diviso in due sottogruppi, in base al tenore di vita dei partecipanti, tutti sottoposti a test QI. Ad alcuni individui, appartenenti al gruppo con reddito inferiore a15mila euro annui, prima del test è stato domandato come avrebbero fatto fronte a un’improvvisa spesa, dovuta ad esempio a un guasto imprevisto alla loro autovettura.
Con questo stratagemma gli studiosi contribuivano a fissare la loro attenzione sulle difficoltà economiche. Come conseguenza, il QI degli intervistati risultava inferiore, anche di 13 punti, sia rispetto al cosiddetto gruppo dei più ricchi – con redditi annuali superiori ai 50mila euro – sia a coloro che si trovavano nelle stesse condizioni di reddito, ma ai quali, però, non era stata fatta alcuna domanda preliminare. Una spia significativa, secondo gli studiosi, di come il tarlo delle preoccupazioni economiche scavi nella mente, alterando le prestazioni neuronali.
Il secondo gruppo d’indagine è, invece, rappresentato da 464 contadini indiani, intervistati il mese precedente e quello successivo al raccolto, quando il loro reddito era più elevato. “Abbiamo constatato – sottolinea Mullainathan – che, a distanza di un mese, le stesse persone mostravano un QI più elevato, con una differenza nel quoziente intellettivo pari anche a 10 punti”. A riprova dell’esistenza di una stretta correlazione tra percezione della crisi e prestazioni cognitive, un altro studio, pubblicato alcuni giorni fa sulla rivista Neurology e condotto da un team di ricercatori del Sutter Health, in California, mostra come l’emicrania – disturbo che interessa il 10-15 % della popolazione mondiale – sia più comune tra le persone con reddito basso.
Gli scienziati, a margine della loro indagine su Science, si spingono a proporre alcuni suggerimenti ai decisori politici, come prevedere nelle leggi di bilancio maggiori agevolazioni sulle spese legate alla famiglia. Un intervento che, secondo gli autori della ricerca, avrebbe importanti ricadute non solo da un punto di vista economico, ma anche sulla salute mentale di chi è rimasto indietro a causa della crisi.

E' SEMPRE IL GIOCO DELLE TRE CARTE (+ IRPEF-IMU)

Imu, Napolitano firma il decreto legge. Su le accise se mancheranno le coperture


Nel testo siglato dal presidente della Repubblica saltano a sorpresa la reintroduzione dell'Irpef sulle rendite catastali delle case sfitte e la deduzione della tassa immobiliare dal reddito di impresa pagata sui capannoni e gli immobili strettamente connessi all'attività delle imprese

Imu, Napolitano firma il decreto legge. Su le accise se mancheranno le coperture
Dal testo del decreto legge, che sarà pubblicato lunedì in Gazzetta ufficiale, emerge una doppia sorpresa. Secondo fonti ministeriali citate dalle agenzie di stampa non è prevista la reintroduzione dell’Irpef sulle rendite catastali delle case sfitte, che aveva sollevato un’ondata di proteste per tutta la giornata di ieri e avrebbe colpito circa 6 milioni di immobili. Nel provvedimento non compare neanche la deduzione Imu dal reddito di impresa pagata sui capannoni industriali e gli immobili strettamente connessi all’attività delle imprese.
Saltano così le due misure sulle qualisi si era discusso molto nei giorni scorsi, che erano presenti nelle bozze circolate prima dell’ultimo Consiglio dei ministri. Dopo notizie di stampa, Palazzo Chigi e diversi esponenti del governo hanno infatti smentito le indiscrezioni su nuove ipotesi di tassazione sulle seconde case, per coprire il provvedimento sull’Imu, riportate su alcuni giornali. “Tali indiscrezioni – spiegava una nota di Palazzo Chigi – evidentemente si riferiscono a bozze circolate nei giorni scorsi e che non faranno parte del provvedimento che sarà in Gazzetta ufficiale”.
La versione definitiva del decreto Imu prevede che sarà dimezzato il tetto massimo di detraibilità dellepolizze vita, passando dagli attuali 1.291,14 euro a 630 euro per il periodo d’imposta in corso alla data del 31 dicembre 2013. Poi si scende a 230 euro a decorrere dal periodo d’imposta 2014. Sono compresi i premi vita e infortuni stipulati o rinnovati entro il periodo d’imposta 2000. Mentre per compensare i Comuni, le regioni a statuto ordinario, Sicilia e Sardegna del minor gettito Imu arriveranno 2,32 miliardi per il 2013 e 75,7 milioni a decorrere dal 2014.
Resta però il nodo sulle coperture finanziarie. “La deducibilità per i capannoni delle imprese appena depennata, valida per l’anno d’imposta 2013 e quindi deducibile nel 2014″, secondo il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, “bisogna farla con la Legge di Stabilità“.
A Baretta non piace inoltre l’annuncio della non adesione alla transazione per superare il contenzioso tra lo Stato e i concessionari delle slot-machine da parte dei gestori. “Sbagliano – dice Baretta – ci vuole senso di responsabilità: c’è un contenzioso tra lo Stato e i concessionari e questa è una transazione non sull’intera cifra (9 miliardi) ma solo su una parte”. E a chi gli ha fatto notare che qualcuno accusa il governo di aver praticato di fatto uno sconto ai concessionari Baretta ha replicato: “E’ talmente chiaro che non è uno sconto che hanno detto che non aderiranno”.

SE NASCE UN LETTA BIS, PER IL MOVIMENTO E' LA FINE

Senatori a vita, Napolitano regala un futuro al governo Letta

Con la nomina di Abbado, Cattaneo, Piano e Rubbia il Quirinale sposta gli equilibri di Palazzo Madama a favore del premier. Adesso per una nuova maggioranza senza Berlusconi bastano sette senatori. E da Gal al Pdl, passando per il Movimento 5 stelle, sono tanti quelli che potrebbero sostenere un "Letta bis"

Enrico Letta e Giorgio Napolitano
I NUMERI – Il nuovo Senato disegnato dal Quirinale è un luogo in cui all’ex Cavaliere sarà assai più difficile minacciare le elezioni anticipate. Sarà per questo che ieri Napolitano ha descritto così il suo stato d’animo: “Mi sento alleggerito, come sempre quando si compie un adempimento” . Da oggi, immaginare un Letta bis senza Pdl, che magari si occupi di fare la finanziaria e la nuova legge elettorale per poi portare il Paese alle elezioni, è assai meno difficile. La situazione è questa: il nuovo plenum conta 321 senatori, dunque la maggioranza è a quota 161. Raggiungerla senza Berlusconi, per un governo di scopo, non è così complicato.
I favorevoli: il Pd conta 108 voti; Scelta civica altri 20; il gruppo Misto (costituto da Sel e dagli esuli grillini) è costituito da 11 senatori di diritto più Carlo Azeglio Ciampi; il raggruppamento delle Autonomie (socialisti, sudtirolesi, valdostani e qualche eletto all’estero) ha dieci eletti; i nuovi senatori a vita sono quattro. Già così siamo a 154 voti teorici, solo sette dal numero magico. E qui la vicenda si fa più scivolosa, ma non meno ponderata dagli interessati.
LA SLAVINA – La decisione del capo dello Stato rassicura gli eventuali “responsabili” di Enrico Letta: l’obiettivo è a portata di mano. Nel mirino, per esplicita o “ufficiosa” ammissione dei suoi membri, è il gruppo Grandi autonomie e Libertà (Gal): ha dieci senatori, tra cui Giulio Tremonti, e almeno una metà vengono considerati tra i possibili sostenitori di un Letta bis senza Silvio (servirebbero, però, un paio di sottosegretariati “di scopo”). Paolo Naccarato, iscritto al gruppo Gal, “cossighiano” eletto in entrambi gli schieramenti nella Seconda Repubblica, lo ha già detto esplicitamente: “Se Berlusconi provocasse la crisidi governo, io penso che al Senato verrà fuori una maggioranza silenziosa. E che il Cavaliere, in questo caso, si troverebbe ad avere a che fare con molte sorprese e moltissime delusioni”. Gianfranco Micciché, che di Gal è il padrino politico, s’è subito preoccupato: “C’è in atto una compravendita”.
Anche il gruppo del Pdl, paradossalmente, è uno di quelli da cui potrebbe arrivare il soccorso rosso.Renato Schifani ha già avvertito Berlusconi: “Non abbiamo un gruppo compatto come quello del 2006. Se andiamo alla rottura e non c’è la sicurezza delle elezioni, il gruppo chi lo tiene?”. Tra gli indiziati, i nomi di un’altra stagione: gli ex Idv Domenico Scilipoti (“il dialogo è il sale della democrazia e la fedeltà è una cosa da cani”, ha detto di recente) e Antonio Razzi. Ma non solo: pende verso il nipote di Gianni Letta anche una bella quota dei siciliani. “Almeno la metà dei senatori, soprattutto del Sud, sono contrari alla crisi”, ha scolpito Salvatore Torrisi prima di ribadire la sua fedeltà a Berlusconi. Oltre al suo si fanno i nomi diFrancesco Scoma (“un governo si farà lo stesso, anche senza il Pdl, e voglio vedere come se la caveranno i falchi”), peraltro indagato, dei tre Giuseppe – Castiglione , Pagano e Ruvolo - di Luigi Compagna e pure di Riccardo Villari, esule Pd.
PSICOSI GRILLINA - Anche nel Movimento 5 Stelle già hanno cominciato a litigare sull’eventuale Letta bis. Beppe Grillo ha già dato la linea: voto col Porcellum. Il capo della comunicazione in Senato, Claudio Messora, l’ha ribadita con pubblica presa di posizione: “Nessuno giochi al piccolo onorevole. Niente accordi”. Tutto a posto? Mica tanto, visto che più di qualcuno non ha gradito. Francesco Campanella, per dire: “Lo spirito rivoluzionario ha mille sfumature. Per esempio il responsabile comunicazione di un gruppo parlamentare che indica la linea ai parlamentari, per portarsi avanti col lavoro”. Ieri la pasdaran Laura Bottici ha mandato via Facebook un “vaffan…” a chiunque osi aprire ad un Letta bis, segno che qualcuno ci sta pensando. Esiste pure un’apposita lista dei “tradendi”: oltre a Campanella, vi compaiono Lorenzo Battista, Alessandra Bencini, Elena Fattori, Francesco Molinari, Maria Mussini, Luis Orellana, Fabrizio Bocchino e altri. Bravo Enrico, bis.
Da Il Fatto Quotidiano del 31 agosto 2013

Berlusconi: “Nessun ultimatum a Letta”. Poi cambia di nuovo: “Fuori se decado”

Berlusconi: “Nessun ultimatum a Letta”. Poi cambia di nuovo: “Fuori se decado”

Da largo di Torre Argentina a Roma, dopo aver firmato i 12 referendum dei radicali su giustizia e diritti umani, il Cavaliere fa un doppio dietrofront: prima nega di aver mai minacciato di rovesciare il tavolo in caso di voto positivo di Palazzo madama e Giunta per farlo decadere da senatore. Dopo, però, ribadisce l'impossibilità e "l'assurdità" di collaborare con il Pd "se al Pdl viene sottratto fondatore e leader"

Berlusconi: “Nessun ultimatum a Letta”. Poi cambia di nuovo: “Fuori se decado”
Passano però pochi minuti e la minaccia emerge nuovamente: “Spero che il governo possa continuare”, ma “è una cosa che rientra addirittura nell’assurdità che una forza democratica come il Pd pretenda che un’altra forza alleata possa restare a collaborare al tavolo del governo se gli si sottrae il fondatore e il leader”. Insomma, il governo deve andare avanti, ma in caso di sua estromissione dal Senato, è impossibile che questo accada e quindi il tavolo, “cose egregie” a parte, dovrà cadere. 
Eppure poco prima Berlusconi aveva negato persino che, in caso di decadenza, lui volesse ritirare i ministri Pdl dal governo: “Sono loro che vogliono ritirarsi, chiedetelo a loro. Io mi auguro di no, perché il Paese ha bisogno di un governo”. Ma le voci di possibili dimissioni di massa in caso di decadenza da senatore di Berlusconi circolano già dal 2 agosto, giorno seguente la condanna a quattro anni per frode fiscale nell’ambito dell’inchiesta sui diritti Mediaset, quando i capigruppo di Camera e Senato Brunetta e Schifani avevano ipotizzato di salire al Quirinale a chiedere la grazia per il loro leader con in tasca la rinuncia alla carica di tutti i ministri Pdl. 
La condanna  continua quindi a bruciare. E bruciano le recenti motivazioni depositate in Cassazione che definiscono il Cavaliere ”ideatore del sistema illecito” e “dominus indiscusso” di un meccanismo atto a “consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale“. ”Le condanne sono soltanto politiche e sono tese a eliminarmi affinché la sinistra possa prendere definitivamente il potere”, ha commentato l’ex presidente del Consiglio da largo di Torre Argentina, seduto accanto al leader radicaleMarco Pannella
E proprio rivolgendosi a Pannella, Berlusconi si è di nuovo paragonato ad Alcide De Gasperi: “Ti immagini cosa avrebbero fatto se i comunisti avessero sottratto De Gasperi alla Democrazia cristiana? Ti immagini cosa sarebbe successo al contrario se la Dc avesse sottratto loro Togliatti?”. Tra l’altro, “né Togliatti, né De Gasperi erano fondatori del partito come lo sono io della nostra forza politica. Quindi – la conclusione – io auguro a questo governo di continuare a essere a palazzo Chigi e spero che il buon senso prevalga nella testa di chi, preso dalla voglia di eliminare l’avversario politico che per vent’anni si è messo sulla loro strada”, perché “non possono lasciar prevalere questa tendenza anti democratica rispetto al bene e all’interesse del Paese”.
Dopo il consueto paragone con il leader democristiano, l’ex premier non si lascia sfuggire l’occasione per attaccare i “traditori”, “Fini, Casini e gli altri” che non gli hanno permesso di fare la riforma della giustizia nel 2001 e nel 2006. “L’unica mia colpa nei confronti degli italiani è non avere raggiunto il 51 per cento dei consensi…”, ha ripetuto il Cavaliere di fronte a una folta delegazione radicale – Maurizio Turco, Maria Antonietta Farina Coscioni e Sergio D’Elia –  ai due parlamentari azzurri Vincenzo Piso e DomenicoGramazio – oltre a un pattuglia di aderenti all’Esercito di Silvio. Pannella lo interrompe più volte: “Dai la colpa agli altri di cose che non hai fatto tu, quando sbagli è sempre colpa degli altri, la tua colpa è che non ti sai difendere bene, l’azzecchi solo quando hai un obiettivo da attaccare”.

Pd, Renzi inizia il tour: “In un paese civile un leader condannato va a casa da solo”

Pd, Renzi inizia il tour: “In un paese civile un leader condannato va a casa da solo”

Parte all'attacco il tour del sindaco di Firenze alla conquista del Pd. A Forlì esorta a "non parlare più" del leader Pdl, ma non risparmia frecciate ai leader democratici.A Epifani: "Non ci fai fare il congresso". A Letta: "Scadenza del governo non mi interessa, posso aspettare". La promessa: "Se divento segretario via le correnti"

Pd, Renzi inizia il tour: “In paese civile leader condannato va a casa da solo”
Tutte occupate le 1.200 sedie allestite dagli organizzatori, diverse centinaia di persone sono rimaste in piedi. Un pienone incoraggiante per Renzi dato che l’appuntamento forlivese segna l’inizio di un tour sul quale l’ex rottamatore punta molto per il suo futuro politici nazionale. In serata Renzi interverrà alla Festa del Pd di Reggio Emilia. Nei prossimi giorni sarà a Genova domenica e a Bologna lunedì.
“Sono vent’anni che ci viene imposto di discutere della presenza di Berlusconi e per i prossimi venti giorni discuteremo della sua assenza, della sua decadenza”, ha continuato Renzi nel suo intervento. Sul fronte interno, invece, ”rottamiamo le correnti di questo partito”, afferma, se vogliamo “un Pd che non perda alle elezioni”. Non cita Bersani, ma il riferimento è chiaro: “Un Pd che non perda le elezioni e che non finisca con meno consenso di quello con cui era partito”.
Non sono mancate dichiarazioni aggressive rispetto alla leadership democratica: “La speranza non si eredita, si conquista. Anche il Partito democratico non si eredita, si conquista”. E al segretario Guglielmo Epifani: “Se ci chiamiamo Pd, dobbiamo fare il congresso. Avevo capito che non ti candidavi tu, non che non ci facevi fare il congresso. Dobbiamo rispettare le regole, sennò non si va da nessuna parte”. Entro il 7 settembre “vanno fatte le regole”, aggiunge, “è una questione di principio. Chiediamo agli altri di rispettare le sentenze e noi non rispettiamo le scadenze?”. 
Su questo punto si è aperto un siparietto con il pubblico a proposito delle passate primarie del centrosinistra. “Una signora in prima fila mi sta dicendo: ‘Ti hanno già fregato una voltà. Cara signora, me ne sono accorto…”. Renzi poi promette: “Se divento segretario, la prima cosa che facciamo è rottamare le correnti”. 
Renzi si scalda, ma il suo ingresso in campo sarà dettato, oltre che dal congresso del partito, anche dalla durata di questa legislatura. “Non mi interessa la data di scadenza del governo, quella interessa a Letta non a me, io posso aspettare”, afferma ancora il sindaco. “L’importante è che non aspettino le famiglie, le imprese, la gente. Io posso aspettare”. Nel merito delle recenti scelte del governo, “non pensiate che chi vuole comunicare bene nasconda pochezza di contenuti”, spiega. “Comunicare bene vuol dire, ad esempio, che non è che Alfano ti toglie l’Imu e poi Letta ti mette la service tax, perché vedrete che andrà a finire così…”. Il Pd che regala una vittoria a Berlusconi, insomma. “L’unica promessa elettorale mantenuta – dice – gliela abbiamo fatta mantenere noi”. E invita il Pd a portare avanti le sue battaglie. “Loro hanno preteso l’abolizione dell’Imu – incalza – noi pretendiamo una legge elettorale“. 
Un altro sassolino dalla scarpa il sindaco di Firenze se lo toglie citando Massimo D’Alema: “D’Alema ha detto che andrà al circolo della propria sezione e che se io sarò candidato voterà per un altro: lo ha detto con molto sollievo e pari probabilmente solo al mio perché questa cosa ha permesso di chiarirci e di rimanere in linea”.

Berlusconi: “Vogliono togliermi di mezzo. Governo giù se la sinistra mi elimina”

Berlusconi: “Vogliono togliermi di mezzo. Governo giù se la sinistra mi elimina”

Il Cavaliere in collegamento con l'Esercito di Silvio: "Nonostante le larghe intese, si cerca di cancellare con misure giudiziarie un ostacolo insormontabile dalla sinistra per tenere il potere". Il ministro Franceschini (Pd): "Ricatto da rispedire al mittente". L'attacco dopo la nomina dei quattro nuovi senatori a vita, che secondo il Pdl spianerebbero la strada a un Letta bis

Silvio Berlusconi ed Enrico Letta
Un’accelerazione alla quale il Pd risponde per bocca di Dario Franceschini, ministro dei rapporti con il Parlamento di area lettiana: “Il ricatto di Berlusconi va respinto al mittente a stretto giro di posta: non violeremo mai le regole dello stato di diritto per allungare la durata del governo”. Il Cavaliere minaccia di ribaltare il tavolo nel giorno in cui il presidente Napolitano ha annunciato la nomina dei quattro nuovi senatori a vita Abbado, Piano, Rubbia e Cattaneo. Al di là dei loro meriti personali oggettivi, il Pdl li ascrive in blocco al fronte antiberlusconiano, e in effetti tutti loro hanno avuto in passato motivi di scontro con Berlusconi o con i suoi governi. La lettura che si fa nelle fila del centrodestra è che il Presidente della Repubblica abbia preso atto dell’indisponibilità del Pd al salvataggio politico del leader Pdl, e abbia “rafforzato” nel traballante Senato il fronte dei possibili sostenitori di un Letta bis se Berlusconi dovesse dar seguito alle minacce di far cadere l’attuale governo. 
“Abbiamo fatto le larghe intese, di pacificazione per vedere se si potesse mettere fine alla guerra civile, quella guerra fredda partita dopo il ’48, invece avete visto quello che è successo, siamo ancora in mezzo al guado”, ha chiarito il Cavaliere. Per poi rivendicare che “la cancellazione dell’Imu è una nostra vittoria, è merito tutto nostro e soltanto nostro. Abbiamo fatto quanto promesso in campagna elettorale. Credo che tutti gli italiani che hanno una casa ci debbano essere riconoscenti, lo spero. Credo si ricordino che l’abolizione dell’Imu sia merito nostro”.
Quindi l’affondo contro l’esecutivo di Letta: “Sarebbe disdicevole se cadesse, ma naturalmente non siamo disponibili a mandare avanti un governo se la sinistra dovesse intervenire su di me, sul leader del Pdl, impedendogli di fare politica”. Se il messaggio non fosse stato chiaro è arrivata anche la didascalia. “Qualcuno mi ha detto, immaginiamoci che cosa sarebbe successo nel 1948 se la Dc avesse toltoTogliatti al Pci o se il Pci avesse tolto la possibilità di far politica a De Gasperi, sarebbe scoppiata la guerra civile”, ha proseguito Berlusconi. “Noi speriamo che questo governo vada avanti” e “spero che, al di là delle dichiarazioni che sentiamo, i signori del Pd abbiano senso di responsabilità e decidano in modo democratico. Staremo a vedere se questo accadrà”, ha quindi chiosato per passare al tema più ampio della giustizia.
”Ci sono sei referendum radicali sulla giustizia: allestiamo i gazebo e raccogliamo le 500mila firme necessarie: attraverso il voto popolare cerchiamo di realizzare quella riforma della giustizia che ci hanno impedito di fare in Parlamento”, ha aggiunto Berlusconi che in mattinata aveva avuto un colloquio a palazzo Grazioli con Marco Pannella.
Il riferimento, in particolare, è al referendum sulla responsabilità civile dei giudici. Giudici che, ha detto, “vivono in un Olimpo, sono persone che semplicemente hanno vinto un concorso eppure sono incontrollabili e irresponsabili. I referendum radicali hanno finalità precise e vanno in direzione di rendere i giudici responsabili e quindi penso che sia una cosa assolutamente necessaria superare le 500mila firme”. Il Cavaliere sabato a Roma firmerà i quesiti dei radicali.
Non è tutto. “La situazione della giustizia in Italia è terribile”, ha ripreso. “Ci sono circa 9 milioni di processi sospesi. Ho tentato di fare la riforma della giustizia nel 2001 e nel 2006 ma i vari Fini, Follini, Casini etc non me l’hanno permesso”, ha sostenuto. Ai militanti raccolti a Bassano del Grappa, Berlusconi ha confermato che a settembre partirà la nuova Forza Italia. “Come nel ’94 lanceremo le bandiere di Fi, ci rivolgeremo ai giovani, ma anche a chi non si è mostrato interessato alla politica”.