Piacenza, Pd a rischio commissariamento: “Pochi iscritti, sono più i dirigenti”
Gli elettori con la tessera del partito nella terra di Bersani non arrivano a 300. Dalla segreteria regionale arrivano messaggi di preoccupazione e resta in dubbio il congresso. Tante le tensioni tra i sostenitori di Renzi e gli ex bersaniani
E’ l’incubo di ogni partito: avere più dirigenti che iscritti. E nonostante sia vincente da oltre un decennio, – quindici contando che il sindaco Paolo Dosi ha appena festeggiato solo un anno e mezzo di mandato e in provincia può contare su una trentina di primi cittadini su 48 – al Partito Democratico di Piacenza, quando si contano le tessere nel cassetto, tremano i polsi. Tanto che potrebbe essere a rischio il Congresso, che era previsto proprio in autunno. E non manca chi, in vista dell’atteso appuntamento, ironizza: “Sono più i dirigenti e gli eletti che non gli iscritti”, battuta che circola tra i corridoi della sede di viale Martiri della Resistenza. Così, se fino a qualche tempo fa era quasi impossibile venire a conoscenza del numero esatto di chi ha una tessera del partito, ora il vento è cambiato: sono 270, tra capoluogo e sedi provinciali. Pochi, pochissimi, secondo la segreteria regionale, che da Bologna ha paventato persino il rischio commissariamento.
Il dibattito, per non parlare di numeri, per ora si basa sui candidati. Il giovane sindaco di Vernasca,Gianluigi Molinari, o l’altrettanto fresca segretaria di Gossolengo, Betty Rapetti, tra i più accreditati. Oppure l’attiva consigliera comunale Giulia Piroli, o lo sportivo ex Capogruppo in Consiglio, Cristian Fiazza. Quel che non si dice è che il prossimo segretario del Pd piacentino, se riuscirà ad essere eletto, si troverà di fronte ad una situazione disastrosa.
Lo sa bene l’attuale segretario Vittorio Silva, che già prima dell’estate aveva rimesso il mandato. Un po’ perché era stato convinto dalle sirene che gli arrivavano dalla Provincia, retta dal centrodestra – e sempre in bilico sulla possibile soppressione – ma dove può contare su un posto fisso prestigioso e remunerativo. Aveva creduto che la segreteria potesse costituire il viatico per incarichi di maggior prestigio. I fatti non gli hanno dato ragione. L’aver scommesso su Pier Luigi Bersani, come appariva naturale vista la sua “piacentinità”, non gli ha portato fortuna. Anche per questa ragione Silva ha già deciso di tornare al ruolo di dirigente di via Garibaldi e solo la Direzione provinciale, lo scorso 9 luglio, è riuscita a “congelarlo” almeno fino al Congresso “perché il partito avrebbe rischiato di scoppiare”, si era lasciato scappare l’assessore comunale Silvio Bisotti durante la riunione.
Ora però la questione non è più rinviabile. Per le spinte dei renziani, o dei nuovi gruppi che si sono formati e che basano molto della loro spinta sulla trasparenza (Open Pd, per esempio), ma soprattutto perché la segreteria regionale, dopo aver visionato il numero degli iscritti al Pd di ogni provincia, ha rilevato come a Piacenza – città e provincia – faticano ad arrivare a quota 300.
Naturalmente non esiste una norma dello statuto che imponga un numero minimo per celebrare il congresso, anche se appare evidente lo scollamento con il territorio. Come ricordato, il Pd locale è vincente, forse uno dei pochi in Italia con questa continuità negli ultimi anni (a sola guida Pd) e alle ultime elezioni ha sfiorato il 30%. Può contare sul sindaco del capoluogo da tre mandati consecutivi e moltissimi amministratori sparsi su tutto il territorio. Eppure, tra i vertici, si rincorre la domanda: come mai così pochi iscritti?
Il timore, sia a livello locale che regionale, è quello di eleggere un segretario debole (al Congresso votano i tesserati), dopo che si è usciti da una stagione, quella di Silva, che ha portato la sua figura ad indebolirsi strada facendo, tra faide interne (in particolare con l’ex sindaco Roberto Reggi, in rotta dopo aver sostenuto Matteo Renzi alle primarie ma non essere stato inserito nel listino bloccato per il Parlamento) e la “non vittoria” di Bersani alle ultime elezioni nazionali.
L’indirizzo dalla segreteria regionale è stato chiaro: gli iscritti devono aumentare. E potrebbe essere semplice per un partito che a Piacenza è così forte e radicato. E invece è tornato a dividersi persino sui banchetti, con i dirigenti storici che hanno accusato i renziani di scarso impegno sul territorio. La resa dei conti è attesa per lunedì 23 settembre, quando vis à vis i segretari comunali si ritroveranno per discutere di questo e molto altro e cercare di scongiurare di essere rimasti gli unici con in tasca una tessera del Pd.
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