"Certo che sono d'accordo con Matteo Renzi se vuole rivedere l'articolo 18, ci mancherebbe". A dirlo è il deus ex machina di un'azienda che supera di gran lunga i 15 dipendenti. E che ha affiancato il sindaco di Firenze dalla prima ora, sin dai tempi della sconfitta contro Pier Luigi Bersani. Oscar Farinetti, patron di Eataly e capo di oltre 3000 dipendenti, appoggerebbe immediatamente una riforma del lavoro così come è stata delineata quella del sindaco di Firenze.
"Ma toccare un argomento così delicato, per come funziona l'Italia - spiega in un'intervista al Fatto quotidiano - ti costringe a parlare e parlare per sei mesi. Una roba che stanca: inutile. La questione è il lavoro garantito". Un'entrata a piedi uniti nei confronti di chi si erge a baluardo delle tutele esistenti nel rapporto tra lavoratori e imprese. Farinetti non la tira per le lunghe: "Voglio dire che il lavoro garantito per chi non ha voglia di lavorare è un delitto perché i ragazzi che vogliono, e non possono, restano a casa".
A ostacolare la strada che il fondatore di Eataly vorrebbe percorrere a tutta velocità ci sono i sindacati: "Sono un impedimento, di sicuro. E non voglio con questo criticare la Cgil, o la Cisl o la Uil. Ma voglio dire chiaro che le corporazioni hanno protetto i loro interessi e basta. Compresi Confindustria, artigiani, commercianti, associazioni varie. Gli italiano non si fidano più".
Per una svolta bisognerà aspettare l'arrivo di Renzi a Palazzo Chigi? "Accadrà. Ha le qualità e l'onestà. Ma deve agire insieme a Letta, L'intellettuale Cuperlo e lo smart Civati. Insieme possono guidare il paese". Ragionamenti pesanti, conditi da una precisazione: "Io non sono l'eminenza grigia di Matteo. A volte non ci sentiamo per un mese".
fonte: huffingtonpost.it
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