Legge elettorale, Senato rinvia ancora. No discussione su ritorno a Mattarellum
Annullata la riunione della commissione, il Porcellum per ora resta lì dov'è e dal 3 dicembre sarà all'esame della Corte Costituzionale. A pesare i voti incrociati e le primarie del Pd. La discussione riprenderà dopo l'8 dicembre. I renziani: "Ripartire subito dalla Camera"
E’ stata sconvocata la riunione della commissione Affari Costituzionali del Senato, che oggi avrebbe dovuto votare l’ordine del giorno presentato dal leghista Roberto Calderoli per ripristinare il Mattarellum. Molto probabilmente una nuova riunione ci sarà dopo l’8 dicembre. Ora lo scenario più probabile è che tutto passi alla Camera dove i numeri sono diversi nel senso che il centrosinistra da solo ha una maggioranza più larga. A chiedere il rinvio sono stati i gruppi della maggioranza, Pd, Ncd e Scelta Civica, quest’ultima rappresentata dalla componente di maggioranza popolare (guidata dal ministro Mario Mauro), mentre la minoranza montiana non era favorevole.
Primo risultato evidente: dall’insediamento del nuovo Parlamento (eletto 9 mesi fa) i partiti rappresentati alla Camera e al Senato non sono riusciti a abolire il Porcellum, a detta di tutti i mille parlamentari una legge elettorale più o meno inguardabile. Secondo risultato: mentre la politica non ce la fa a abolire, modificare, aggiustare la legge porcata di Roberto Calderoli, domani, 3 dicembre, la Corte Costituzionale si riunirà per chiarire se il sistema elettorale che ha selezionato “tre Parlamenti” (2006, 2008 e 2013) è costituzionale o no e c’è chi giura che la risposta è la seconda. Ancora una volta il vuoto dei partiti – che dovrebbero essere i più interessati a darsi un meccanismo efficiente e trasparente – sarà riempito da altre istituzioni, anche se non è detto che la Consulta si pronunci in breve tempo.
Cos’è successo? Si è ripartiti intanto da uno stallo dovuto a voti incrociati, anche perché in commissione Affari Costituzionali Forza Italia è ancora molto forte ed è chiaro che l’opposizione si riflette anche su temi come la riforma elettorale. Ma soprattutto risuona più forte quel rinvio a “dopo l’8 dicembre”, dove l’8 dicembre è significativo non tanto perché è la festa dell’Immacolata Concezione, quanto perché da quella sera Matteo Renzi sarà il nuovo capo del Partito Democratico. E proprio la legge elettorale è uno dei temi sui quali il sindaco da mesi preme sull’acceleratore. Vuole, per dirla in breve, la trasposizione su base nazionale del modello con cui vengono eletti i sindaci delle città capoluogo perché dà stabilità. “Il Pd deve avere il coraggio di fare la propria proposta” ha detto più volte il sindaco di Firenze.
Il capogruppo Luigi Zanda spiega: “Oggi la scelta di una breve sospensione era necessaria ed è stata condivisa dai presidenti dei gruppi Parlamentari di Scelta civica, del Nuovo Centrodestra e del Partito democratico“. La ragione? “La formazione di nuovi gruppi nel centrodestra e l’ormai vicinissimo congresso del Pd non consentono che in questi giorni si possa svolgere un dibattito realmente costruttivo”. La conclusione è che da una parte “il lavoro delle scorse settimane al Senato ha confermato una larghissima condivisione della necessità di abrogare il Porcellum” e dall’altra che “le indicazioni che verranno dalla Corte costituiranno elementi importanti per il prossimo lavoro del Parlamento”.
La controprova del peso delle primarie sulla discussione sulla riforma elettorale sta in ciò che succede subito dopo l’annullamento della riunione in commissione al Senato: i primi a parlare siano proprio i renziani. “E’ ormai chiaro che il tentativo di avviare la riforma elettorale dal Senato, come ripetutamente preannunciato nei mesi scorsi, ha fatto flop. Siamo all’ennesimo rinvio. Ora passi subito alla Camera, non c’è più tempo da perdere” dichiarano Michele Anzaldi, Luigi Bobba,Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno. A questi si aggiunge Isabella De Monte – senatrice, pure lei renziana – che spiega perché sarebbe buona cosa far ripartire tutto da Montecitorio: ”Il Pd, come ha ripetuto Matteo Renzi, è per il doppio turno e a Montecitorio abbiamo i numeri per approvare velocemente un nuovo sistema elettorale-sottolinea la parlamentare- sono convinta che quando il testo tornerà al Senato, il quadro politico sarà diverso e le incertezze di oggi superate”. Ma i renziani non sono i soli. Sinistra Ecologia e Libertà, con la capogruppo al SenatoLoredana De Petris, giudica quanto accaduto a Palazzo Madama un “fatto gravissimo, ma eloquente” cioè indica che i “partiti maggiori vogliono tenersi il Porcellum”. Così resta una sola alternativa: “E’ necessario spostare la discussione alla Camera”.
La riforma della legge elettorale è “una questione cruciale su cui è importante riflettere. La politica non esce bene da questo stallo” sottolinea la presidente della Camera Laura Boldrini. Nel corso della conferenza dei capigruppo di Montecitorio, Gennaro Migliore di Sel – seguito da Pino Pisicchio (Centro Democratico) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) – ha ribadito la “disponibilità della Camera a far tornare qui il provvedimento, anche alla luce del fatto che era stata la Camera per prima ad approvare la procedura d’urgenza”.
Ma pensare come la via di Montecitorio come quella sicura per la riforma elettorale è solo un’illusione perché Nuovo Centrodestra già pianta una grana: “E’ evidente – dice il capogruppoMaurizio Sacconi – che questo spostamento, oltre ad essere una inaccettabile forzatura istituzionale, corrisponderebbe solo alla volontà di qualcuno di scassare tutto, di non fare la riforma, di ritornare al voto con la legge attuale. Al contrario, la prosecuzione dell’esame nella Camera che da tempo se ne occupa e che induce a ricercare un largo accordo a partire dalla maggioranza di governo può condurre in tempi ragionevolmente brevi ad una soluzione innovativa”. Insomma: anche su questo si fonda la tenuta del governo.
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