Spaccato di un Paese spaccato
Sarà difficile ritrovare l'unità italiana in un Paese oggi più che mai spaccato in quattro spicchi.
- Ven, 29/11/2013
L'altro pomeriggio a Roma, attraversando le vie del centro presidiate da blocchi di polizia, ho avuto l'impressione che per passare da una piazza all'altra occorresse il passaporto. Qualcuno dirà che era un giorno eccezionale e riguardava solo quelle piazze. Invece no, la sensazione si è estesa ai bar, alla tv, agli insopportabili talk show, ai giornali. Sarà difficile ritrovare l'unità italiana in un Paese oggi più che mai spaccato in quattro spicchi: i grillini che vedono nella decadenza di Berlusconi la vittoria dell'antipolitica contro la politica, le sinistre che al contrario vedono la vittoria della politica contro l'antipolitica, i berlusconiani che vedono un colpo di Stato compiuto da politica e magistrati, e poi i disgustati e disorientati che navigano con fatica negli interstizi di queste divisioni. Qualcuno dirà che la contesa si riassume in un nome e una volta estirpato a viva forza Berlusconi le ferite si rimargineranno. Ma non è così, al contrario i fossati si sono acuiti e oggi il Paese è più all'opposizione di ieri. È abissalmente diviso, tra odi reciproci e giudizi totalmente opposti. I suoi tre leader più rappresentativi sono fuori dal Parlamento e ostili al governo. Anziché fermarci a quest'immagine spaccata ed esultarne, mi chiedo da dove ripartire per ritrovare, nel rispetto del bipolarismo, delle differenze e delle comprensibili voglie di rivincita, quel filo comune che ci fa sentire nonostante tutto italiani. L'Italia abita nel vuoto disperato di quella risposta.
Sarà difficile ritrovare l'unità italiana in un Paese oggi più che mai spaccato in quattro spicchi.
- Ven, 29/11/2013
L'altro pomeriggio a Roma, attraversando le vie del centro presidiate da blocchi di polizia, ho avuto l'impressione che per passare da una piazza all'altra occorresse il passaporto. Qualcuno dirà che era un giorno eccezionale e riguardava solo quelle piazze. Invece no, la sensazione si è estesa ai bar, alla tv, agli insopportabili talk show, ai giornali. Sarà difficile ritrovare l'unità italiana in un Paese oggi più che mai spaccato in quattro spicchi: i grillini che vedono nella decadenza di Berlusconi la vittoria dell'antipolitica contro la politica, le sinistre che al contrario vedono la vittoria della politica contro l'antipolitica, i berlusconiani che vedono un colpo di Stato compiuto da politica e magistrati, e poi i disgustati e disorientati che navigano con fatica negli interstizi di queste divisioni. Qualcuno dirà che la contesa si riassume in un nome e una volta estirpato a viva forza Berlusconi le ferite si rimargineranno. Ma non è così, al contrario i fossati si sono acuiti e oggi il Paese è più all'opposizione di ieri. È abissalmente diviso, tra odi reciproci e giudizi totalmente opposti. I suoi tre leader più rappresentativi sono fuori dal Parlamento e ostili al governo. Anziché fermarci a quest'immagine spaccata ed esultarne, mi chiedo da dove ripartire per ritrovare, nel rispetto del bipolarismo, delle differenze e delle comprensibili voglie di rivincita, quel filo comune che ci fa sentire nonostante tutto italiani. L'Italia abita nel vuoto disperato di quella risposta.
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