In Ucraina le novità arrivano l'una dopo l'altra, percorrendo in poche ore distanze che altrimenti passerebbero in decenni. Il pericolo guerra mondiale. Quali azioni di pace?
di Carlo Tia.
Nella repubblica ucraina le novità arrivano l'una dopo l'altra, percorrendo in poche ore distanze che altrimenti passerebbero in decenni. Proprio ora, abbiamo da un lato le autorità provvisorie della Crimea che vogliono la secessione e l'annessione alla Russia, dall'altro le autorità provvisorie emerse dal golpe di Kiev che inseguono promesse di un futuro comune con Ue e Nato.
Questi passi seguono di pochi giorni altri passi frenetici, come quando, di mattina, il governo coloniale ucraino a trazione Usa lanciava la mobilitazione di tutti i riservisti , dopo aver chiesto la notte prima l'intervento della Nato.
È la risposta di Barack Obama alla prudente mossa di Vladimir Putin, tesa a salvaguardare la base di Sebastopoli e la Crimea. È chiaro che, secondo i piani dei registi delle Ong operanti in Ucraina (gente del calibro di Soros e Brzezinski) è contemplata una guerra civile fra i russofoni (concentrati soprattutto nell'est del paese e a Kiev) e gli ucraini (dell'ovest).
Pochissimi media occidentali hanno trasmesso la registrazione trapelata del colloquio di Victoria Nuland - incaricata Usa della cura dei rapporti diplomatici con Europa ed Eurasia - con l'ambasciatore statunitense in Ucraina. Ecco il colloquio con i sottotitoli:
I media mainstream si sono per lo più scandalizzati perché la signora della diplomazia a stelle e strisce - moglie del falco neoconservatore Robert Kagan - ha esclamato: "si fotta l'Unione Europea!" Ma hanno seminascosto la sostanza di questa telefonata, dove la Nuland disponeva e comandava la composizione del nuovo governo di Kiev dopo aver cacciato il presidente eletto Janukovyč.
Trapelano altre conversazioni intercettate (viviamo ai tempi di Snowden e i russi giocano subito queste carte): sono altri colloqui in cui si capisce qual è il programma. Un programma di guerra civile.
Esageriamo, forse? A molti potrebbe sembrare di sì, visto che il mainstream italiano non ne parla, nemmeno Il Fatto Quotidiano, nemmeno la Repubblica, figurarsi. Curiosamente però ne parla il Giornale, che traduce uno scoop sbalorditivo. Ascoltate la telefonata con cui il ministro degli esteri dell'Estonia Urmas Paet segnala a Catherine Ashton (Alto rappresentante per gli esteri e la sicurezza della UE) che molto probabilmente i cecchini che hanno innalzato il livello dello scontro a Kiev non sono uomini del presidente, bensì della coalizione appoggiata dall'Occidente. Una notizia bomba, un fatto che getta una luce totalmente diversa sui fatti ucraini, e che quasi tutti i media occidentali hanno considerato una non-notizia.
L'emittente russa in lingua inglese RT raccoglie la conferma del ministro estone: quella conversazione è autentica. Questo significa che il programma dei burattinai del golpe è una forma di strategia della tensione, uno spregiudicato programma da guerra civile. D'altronde vogliono risultati a tutti i costi, dopo 5 miliardi di dollari spesi per sovvertire e interferire in Ucraina.
Ciò darebbe agli Usa-Nato il pretesto di intervenire per "pacificare" l'Ucraina e stabilirsi minacciosamente nel mar Nero e proiettarsi sempre di più nel Caucaso e verso il mar Caspio, ricchissimo di risorse petrolifere e di gas. Senza dimenticare che già la stessa Ucraina - grazie alle nuove tecnologie fracking - è diventata nel giro di pochi anni un campo d'interesse primario per esplorazionie sfruttamento di nuove aree. Lo sviluppo di simili giacimenti (specie da parte di compagnie nordamericane) insidia direttamente la posizione dominante russa di Gazprom.
Il problema di fondo, però, è il seguente: perché mai gli Usa e l'appendice europea dei fantocci Nato, si siano lanciati in questa pericolosissima avventura, che può smembrare l'intera Europa e il mondo intero. A parte il disegno passionale di Brzezinski di frantumare la Russia in 68 staterelli differenti, c'è molto di più.
C'è l'intento del Pentagono di colpire la Russia prima del collasso planetario del dollaro: gli scambi tra la Cina e la Russia sono ormai in yuan, fra la Cina e l'Iran, in oro. La stessa Cina si sta liberando di circa 50 miliardi di dollari al mese - trasformati in obbligazioni "ricomprate" forzosamente dal Belgio, non si sa esattamente da chi - per sostenere il dollaro (più esattamente, i petrodollari). Lo stesso George Soros sta pesantemente speculando al ribasso a Wall Street. Sono tutti segni di una prossima depressione mondiale, da cui forse gli Stati Uniti potrebbero uscire solo con una prolungata guerra in Europa.
Resta la domanda: perché gli europei non si sono resi conto della trappola mortale tesa a loro dagli Usa?
Certo, la Germania ha abboccato all'amo di una espansione verso un mercato ucraino di 46 milioni e mezzo di abitanti, previa distruzione del modello di economia sociale di mercato dell'Ucraina, e della sua industria, soprattutto all'est del Paese.
Certo, la Francia di François Hollande è stata pesantemente minacciata a partire dal dossier iraniano nel corso del recente viaggio del presidente francese a Washington. Grazie all'avallo di Hollande, era sembrato un grande successo l'incontro a Teheran di 140 grossi industriali francesi, che avevano creduto al clima (fasullo) di buoni nuovi rapporti con l'Iran. Obama ha detto senza peli sulla lingua che tutte le relazioni della Francia (e dell'Europa) devono ottemperare non solo alle sanzioni che non sono ancora state tolte, ma anche a quelle, soprattutto commerciali e finanziarie, che gli Usa dettano unilateralmente (e che tutto l'universo mondo è obbligato a rispettare).
Ma ora pensiamo alla povera Italia. È evidente che i governi italiani, dopo l'assassinio di Aldo Moro nel 1978, hanno perso anche quel barlume di autonomia in politica estera, e soprattutto energetica,che esercitavano nell'area mediterranea. Da ultimo, i nostri ministri degli esteri, i nostri segretari generali, i nostri diplomatici di spicco, prendono direttamente ordini da Washington per il breve-medio periodo, mentre per il lungo periodo li prendono dalle riunioni annuali - o straordinarie - del gruppo Bilderberg e della Trilaterale, presieduta da Zbigniew Brzezinski.
La Farnesina dovrebbe essere un luogo caldo, in questi giorni. Dell'attuale ministra è meglio non parlare. Dall'attuale segretario generale, figlio di un noto deputato missino, non c'è da attendersi molto. Ma bisognerebbe in qualche modo stanarli, anche perché si assumano le loro responsabilità verso il popolo (per loro: plebe) italiano.
Il rischio concreto è drammatico. I meccanismi della guerra sono innescati. Se dovesse fare fino in fondo la sua corsa il gioco automatico delle alleanze, fra non molti giorni ci troveremo in guerra. Un diluvio di sangue in grado di inondare l'intera Europa.
La parte ucraina della Galizia potrebbe fondersi con la Polonia. Ma tutto lo spazio ex-sovietico europeo riceverebbe uno scossone. La repubblica di Moldavia, che ha avuto l'onore di ricevere la visita del segretario di Stato Usa, John Kerry, circa un mese fa, è stata foraggiata con milioni di dollari per inviare "volontari" (a 30 euro al giorno) per unirsi alla folla oltreconfine, in gran parte ingenua, trascinata da centinaia di agitatori prezzolati e armati dai committenti occidentali, in funzione anti-russa e anti-cinese. Proprio i cinesi hanno di recente acquistato diritti di sfruttamento agricolo su circa 6 milioni di ettari di terre ucraine coltivabili. Cosa che ha fatto venire il sangue alla testa alla Monsanto e affini. Dico "aveva", perché il governo fantoccio messo su dagli americani, ha revocato subito i diritti concessi l'anno scorso ai cinesi.
I presagi che ci appaiono sinistri lo sono ancora di più per via della funesta suggestione numerica dell'anno quattordici. Il 28 giugno 1914, l'assassinio dell'erede al trono dell'Impero asburgico, l'arciduca Francesco-Ferdinando, fu la scintilla che, un mese dopo, fece esplodere la situazione di tensione che covava fra i cosiddetti imperi centrali e la Triplice intesa (Francia, Russia, Inghilterra) scatenando un lungo ciclo di guerre mondiali.
Nel piano che riporta la guerra in Europa, si collocano anche le dotazioni del MUOS in Sicilia, l'installazione di scudi antimissili in Polonia, l'apertura di basi americane in Romania e Bulgaria, senza contare la Turchia, membro della Nato, che controlla gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Il governo di Ankara ha appena concesso a una grande nave da guerra USA di entrare nel Mar Nero, mentre ad Atene c'è una presenza navale ancora più pesante. Lo ricorda Giulietto Chiesa: «La portaerei americana "George Bush" è ora nel porto di Atene. Secondo fonti occidentali si appresterebbe a salpare verso il Mar Nero. Il Ministero della Marina russo ha rilasciato una dichiarazione, evidentemente preventiva, di questo tenore: "Natanti di questa classe, che non siano parte di flotte di paesi che si affacciano sul Mar Nero, non possono attraversare gli stretti di questo mare. Ciò è vietato dalla Convenzione di Montreaux". Il portavoce russo precisa che una violazione della Convenzione di Montreaux è già avvenuta, con l'ingresso nel Mar Nero della fregata USA "Taylor" e della nave-comando della Vi Flotta, "Mount Whitney".» Si noti che i paesi "autorizzati" sono Turchia, Georgia, Romania, Bulgaria, Ucraina, Russia.
Possiamo confidare, con la stessa ingenuità di chi cento anni fa assisteva al divampare dell'incendio bellico, che qualcuno nel ponte di comando abbia la lucidità di fermarsi e bloccare gli automatismi della guerra? Oggi non possiamo permetterci di essere ingenui.
La rivolta di Kiev, voluta, finanziata e armata dal cosiddetto Occidente (cioè, in realtà, gli Stati Uniti), è diretta allo smantellamento della capacità di difesa della Russia e alla sua sottomissione agli appetiti del Fondo Monetario Internazionale, cioè della Federal Reserve, cioè delle famiglie dei "padroni universali" (come direbbe Luciano Gallino) che la dirigono e la controllano.
La guerra in Ucraina è una guerra in Europa e contro l'Europa, dall'Atlantico agli Urali, quindi compresa la Russia.
Senza risalire a De Gaulle, che diffidava degli Americani, a ragion veduta, poiché mantenne sino alla fine le relazioni diplomatiche con la Francia collaborazionista di Pétain, sono illuminanti le ultime, profetiche parole di François Mitterrand:
«La Francia non lo sa, ma noi siamo in guerra con l'America.
Sì , una guerra permanente, una guerra vitale, una guerra economica, una guerra senza morti apparenti.
Sì, sono durissimi gli Americani, sono voraci, vogliono un potere assoluto sul mondo. E' una guerra sconosciuta, una guerra permanente, senza morti in apparenza, e tuttavia una guerra mortale.»
(Le dernier Mitterrand, di Georges-Marc Benamou,1997).
La profezia-verità di Mitterrand, venne alla luce con la reazione di Chirac-Schroeder all'invasione dell'Iraq, e il rifiuto della Francia, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di votarla. Condoleeza Rice reagì brutalmente: «Bisogna punire la Francia, e bisogna isolare la Germania.»
Con l'avvento di Sarkozy, e la sua decisione, pilotata da tempo dagli USA, di rientrare nel comando militare integrato della Nato, la Francia è stata punita. Con il Trattato del 2002 USA-Germania, la Germania è stata cooptata integralmente nel girone della politica estera statunitense, nonostante alcune divergenze strategiche.
Quel poco di margine di manovra che l'Europa aveva, lo ha così perduto. Merkel e Hollande si sono appiattiti - degli inglesi non parliamo - e di conseguenza l'Unione Europea, anziché recitare un ruolo moderatore nella guerra in Ucraina, ha ampiamente contribuito a realizzare le mire espansioniste della Nato per piazzare i missili a un passo dalla Russia: troppo poca la distanza, e perciò troppo poco il tempo con cui i russi potrebbero reagire a un eventuale attacco. Troppo concreto il rischio di privare la Russia della base navale di Sebastopoli e di conseguenza dell'accesso al Mediterraneo.
La buona notizia è che il presidente turco ha dichiarato che la presa di controllo della Crimea da parte della Russia non intacca minimamente le buone relazioni con il grande vicino.
La Cina, da parte sua, ben sapendo di essere il prossimo obiettivo, ha dichiarato di sostenere la Russia, ed è comunque sotto attacco, sia finanziariamente sia economicamente: il piano americano attuale consiste nel far deragliare l'economia cinese e poi destabilizzarla nelle regioni occidentali, che saranno, per la Cina, l'equivalente dell'Ucraina per la Russia.
Di fatto, il mondo si sta avviando ad una bipolarizzazione molto pericolosa: Cina e Russia da un lato, Stati Uniti e Europa al suo guinzaglio dall'altro lato.
È questa una tappa del disegno di dominio planetario degli Usa : ricreare un clima di tensione continua, di fronte alla quale gli europei non potranno che compattarsi attorno allo Zio Sam, per non buttarsi nelle braccia dell'altro blocco.
L' unica possibilità diplomaticamente percorribile, è, per l'Europa, quella di restare nel girone politico atlantico in posizione di lealtà alla Carta Atlantica, che nasce difensiva (in particolare l' art. 5) e contemporaneamente negoziare l'uscita dal comando militare integrato Nato. Si eviterebbero così i pericoli di quegli automatismi verso la guerra che portarono in pochi giorni alla catastrofe della guerra mondiale e a una seconda "Guerra dei Trent'Anni".
Ma il tempo a disposizione è poco. Solo il voto contrario del parlamento britannico, la saggezza del capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi, la veglia universale di preghiera indetta da papa Francesco, ha evitato l'attacco americano, francese e inglese alla Siria, lo scorso settembre.
Solo una franca discussione al Congresso degli Stati Uniti potrà mettere in luce il piano mortifero di certi ambienti di Washington-New York, collegati anche agli ambienti più integristi di Tel-Aviv.
Bisogna che il papa ed il patriarca ucraino e russo, il primate anglicano inglese, si muovano all'unisono con l'indizione di una veglia ecumenica di preghiera per la pace in Ucraina. Essi sono ascoltati da grandi masse di europei, e la veglia potrebbe essere un grande fenomeno di riscossa della pace.
La dinamica che ha portato al diluvio di sangue della prima guerra mondiale, insegna che, in pochi giorni, la catastrofe è possibile. Basta una scintilla, provocata ad arte, e il vulcano spento delle logiche di potenza e dei nazionalismi esasperati si potrebbe risvegliare, e allora sarebbe la fine dell'Europa, dall'Atlantico agli Urali.
fonte: http://megachip.globalist.it/
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