Bologna, Civati convoca i suoi: “Voterei no alla fiducia, ma non voglio lasciare Pd”
L'ex candidato alla segreteria del Partito democratico incontra la base per discutere sull'opportunità di sostenere o meno il nuovo esecutivo: "Ci notano di più se restiamo, anche se so che scontento alcuni dei miei che chiedono la scissione". Ma al Senato potrebbe nascere un gruppo del nuovo centrosinistra
E annuncia che probabilmente in Senato si costituirà un gruppo del nuovo centrosinistra. “Non perché lo ordino io”, spiega, “non ho questo potere, è perché c’è bisogno di costituire una coalizione progressista in questo Paese. Ci sono pezzi che si dividono tra il Pd, sempre più a fatica, Sel, la lista Tsipras, così come nel mondo di Grillo ci sono un sacco di persone che vorrebbero dare una mano ad un progetto diverso, ma è chiaro che non lo vedono nello schema di Enrico Letta, e che Renzi riprende esattamente, in cui ‘noi siamo il palazzo, voi la piazza, risolviamo noi e non abbiamo bisogno di voi’”.
La scelta di votare la fiducia, Civati lo dice senza mezzi termini, non è stata affatto facile. Dire sofferta è poco. “Potessi votare liberamente senza mettere in discussione i rapporti col Pd voterei un no con convinzione. Non è una questione di disciplina di partito, ma se io non dovessi votare un governo che ha una legittimazione del Pd dovrei uscire dal partito”. Il deputato non ha paura a parlare di ricatto: “È chiaro che se non si vota la fiducia si va fuori dal Pd, ma il ricatto non l’ho posto io. Per citare il regista Moretti, ci facciamo notare di più se rimaniamo. Il Pd resta la nostra casa. Potrebbe essere una decisione impopolare, ma oggi penso alle cose serie. Non voglio fare il Giordano Bruno della situazione, la pira umana. L’ho già fatto un intero anno e francamente vorrei fare dell’altro”.
L’altro di cui parla ha già un nome. Si chiama Nuovo centro sinistra. “Non sarà un partito e nemmeno il prima passo di una scissione”, mette in chiaro, “ma una rete trasversale di centrosinistra”. Perché “c’è problema politico gigantesco e un intero schieramento di sinistra che non è rappresentato”.
All’iniziativa hanno risposto un migliaio di persone e il tono degli interventi dei sostenitori è estremamente critico nei confronti del governo Renzi. Ricorrenti sono però gli appelli a condurre una battaglia politica dall’interno del Pd. Una richiesta di sostegno al governo arriva anche da Filippo Taddei, responsabile economico del partito e sostenitore al congresso della mozione Civati, che dal palco fa capire come un voto contro “indebolirebbe il partito” ma anche la stessa corrente di Civati.
Sul palco compare una bandiera dell’Ulivo durante l’incontro. Sul drappo verde, c’è scritto “L’ulivo per il Partito democratico“. Durante l’incontro vengono resi noti anche i risultati del sondaggio online lanciato da Civati sabato, con cui il deputato ha chiesto agli elettori un parere sul voto di fiducia al nuovo governo Renzi. I numeri fotografano una base Pd spaccata, ma tendente verso il sì. In tutto hanno risposto circa 20.370 persone, e poco più della metà , il 50,1%, ha dato il via libera al sostegno al nuovo premier. Il no ha raggiunto quota 38,5%, mentre il 10,7% si è espresso a favore dell’astensione.
fonte: ilfattoquotidiano.it
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