spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

lunedì 17 febbraio 2014

RENZIE TRA GIANBURRASCA E PINOCCHIO, LA RIVOLUZIONE DI METODO E STILE.

Dalla Panda di Letta alla Giulietta di Renzi: staffetta o rivoluzione?









Rivoluzione, as-so-lu-ta-men-te. Pensate solo al fatto che uno è andato al Quirinale in Panda e l’altro su una Giulietta Bianca, per intendere la rottura epocale, escatologica, oserei dire. E non urlate subito, come farebbe un grillino qualunque, che appena svoltato l’angolo salgono entrambi sulla solita auto blu supercorazzata con autista in livrea. O magari che, Panda o Giulietta, si tratta pur sempre di macchine per Giovane-leader-del-Pd-che-però-deve-sembrare-diverso-da-D’Alema: l’indimenticabile Baffetto che arrivava al Quirinale direttamente sul suo yacht Ikarus II, comprato in leasing con la Banca Popolare di Fiorani.
La rottura escatologica, se i simboli contano, consiste in questo. La Panda di Letta è una macchina scopertamente nazionalpopolare, fabbricata a Pomigliano da Jaki Elkann e Sergio Marchionne: duo cui manca solo Antonio Conte, l’allenatore della Juve con uno scoiattolo in testa, per formare un Trio Simpatia comparabile solo al Bettega-Moggi-Giraudo d’antan. La Giulietta di Renzi, benché prodotta dagli stessi simpaticoni, è invece decisamente tirata: un messaggio ai mercati? Qualcosa di simile, dunque, alla solita Smart del sindaco, per la quale Daniele Luttazzi, in tempi non sospetti, aveva proposto lo slogan seguente: la city-car che puoi anche posteggiare sul marciapiede, travolgendo un disabile in carrozzella, restando simpatico lo stesso.
Altre differenze. La Panda è omologata per quattro, che possono arrivare a cinque appendendo il quinto fuori dal finestrino; la Smart, invece, era solo a due posti, il che aggravava il problema sollevato da Marco Travaglio: come salire sul car del vincitore? La Giulietta mette d’accordo tutti, persino Mauro Moretti, l’ad di Ferrovie dello Stato, per il quale già si prospetta la seguente sinergia: lui farebbe il ministro, e tutti gli italiani – tranne i soliti milioni di pendolari – potrebbero così salire sull’Eurostar del vincitore. Con un rischio, però: che se il treno deraglia e resta lì a pencolare sul precipizio, come ad Andora, col cavolo che ci si preoccupa di farlo ripartire, si resta lì per dei mesi a discutere chi paga i danni.

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