Sel fa opposizione o no?
di Andrea Scanzi | 29 luglio 2013
La domanda è meno scontata di quanto sembri. Ogni volta che rimarco come in Parlamento gli unici a fare opposizione siano M5S e Sel, arrivano puntualmente gli strali di molti – non tutti – Cinque Stelle. Deputati, senatori e attivisti mi rimproverano di non fare i dovuti distinguo tra quella che secondo loro è opposizione dura e pura (M5S) e chi invece succhia la ruota altrui per poi prenderne i meriti (Sel).
M5S rinfaccia a Sel di non sporcarsi mai le mani fino in fondo; di aver deciso di fare opposizione soltanto dopo aver sfruttato l’accordo elettorale con il Pd (senza il quale neanche sarebbe entrata in Parlamento, come accaduto a Rivoluzione Civile); di dire “no” senza urlarlo mai troppo, lasciando – come per il no ai rimborsi elettorali o allo stupro dell’articolo 138 della Costituzione – che sia sempre il M5S a rischiare in loro vece.
Eccetera.
Condivido solo in parte. Non ignoro l’entità diversa delle due opposizioni, certo maggiore – sia per quantità che per impegno – nel M5S. Potrei addurre molti esempi. E neanche ignoro quell’approccio qua e là retorico, un po’ troppo equilibrista e più ancora veterocomunista, come attestano le supercazzole enfatiche di Vendola o gli afflati “femministaioli” militanti (cit Gaber) diLaura Boldrini. Lo so che l’ostruzionismo autentico è quello 5 Stelle. Lo so.
So però che Sel, all’interno del centrosinistra, è stata l’unica forza ad assumere un atteggiamento coerente dopo il voto. A fronte di un Pd che ha sputato in faccia a tutti i suoi elettori (e il bello è che molti di loro fingono di non essersene accorti), Sel ha creduto in un progetto di governo bocciato dagli elettori. A quel punto, coerentemente e senza ipocrisie, e pur con una risacca interna che fatica a rompere con il Pd e ne alimenta le ambiguità, ha detto no al Governo del Partito Unico. E ha fatto opposizione. Ogni giorno. Sugli F35, sul caso Shalabayeva, sul “decreto del fare“. E via così.
Se avessi votato Pd, sarei arrabbiatissimo. Se avessi votato Sel, non mi sarei pentito della scelta.
Se poi vogliamo fare la gara a chi ce l’ha più lungo, posso certo dire che la portata di M5S è più innovatrice, ribelle e risoluta di quella di Sel. Ma non so quanto tale gara sia oggi producente. In un momento così cupo per la politica italiana, sempre più ostaggio di una casta arrogante e spietata, trovo salutare il lavoro di M5S come pure di Sel (e tutto sommato di Azione Civile, benché extraparlamentare).
La corsa a chi è più duro e puro non mi ha mai affascinato granché. Ancor più in tempi di emergenza democratica. Mi piace l’operato di M5S, che dopo due mesi di sbandamenti evidenti ha sbagliato ben poco dalla scelta di Rodotà al Quirinale in poi (con l’eccezione dell’epurazione Gambaro: un obbrobrio). Stanno facendo quello per cui sono stati votati: proteggere la Costituzione e opporsi a questa ghenga di gerarchi quasi sempre improponibili. E lo stanno facendo bene. Ma mi piace anche, sebbene coi dovuti distinguo, l’operato di Sel. E di gente come Fava e Airaudo ne vorrei tanta, ma tanta, in Parlamento.
E’ un po’ come nella musica. Lo so che Hendrix resta Hendrix e Stevie Ray resta Stevie Ray, ma non vedo perché – in un’era di crisi creativa pressoché totale – debba buttar via le canzoni di John Mayer (e qui i fighetti alternativi inorridiranno: gne gne) o gli assolo di Joe Bonamassa.
Qua c’è da far fronte comune allo sfacelo, ragazzi. Mica da eleggere il parlamentare mejo figo del bigoncio
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