Da Amendola-Ingrao a Veltroni-D’Alema
con la Seconda Repubblica, e la crisi dei vecchi partiti, il dualismo diventa lo scoglio su cui si infrangono i progetti
Deve essere una maledizione. L’istinto a reiterare sempre lo stesso schema. L’ossessione del dualismo. Ora è Renzi contro Letta e il giorno dopo è Letta contro Renzi. Basta ricordare i tormentoni del passato per accorgersi che qualcosa del genere ha dominato perennemente l’immaginazione della sinistra. Talvolta in una spirale autodistruttiva. Anzi, quasi sempre. Nel Pci erano ufficialmente proibite le correnti. E la guerra interna tra le diverse «anime» (si doveva dir così, per evitare la parolaccia «corrente», contraria allo spirito e alle liturgie del centralismo democratico) si incarnavano in personalità contrapposte che, specialmente dalle tribune congressuali in cui si apprezza la bravura oratoria dei leader, dividevano emotivamente il partito: Giorgio Amendola e Pietro Ingrao, per esempio, con le schiere degli «ingraiani» e degli «amendoliani». Ma poi c’era il segretario a «fare sintesi» e il dualismo si smussava, non produceva spaccature, non si ossificava in uno scontro permanente. Nella Dc invece, le correnti erano talmente forti da imprigionare i conflitti tra i «cavalli di razza». Poi, con la Seconda Repubblica e la crisi verticale dei vecchi partiti, il dualismo sembra diventare lo scoglio inamovibile su cui si infrangono progetti, speranze, buoni propositi.
http://www.corriere.it/politica/14_febbraio_07/da-amendola-ingrao-veltroni-d-alema-l-eterna-sindrome-dualismo-sinistra-e6888af0-8fe1-11e3-b53f-05c5f8d49c92.shtml
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