spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

giovedì 20 marzo 2014

COSTITUITA LA NUOVA REPUBBLICA DI CRIMEA E LA CITTA' DI SEBASTOPOLI NELLA STRUTTURA DELLA FEDERAZIONE RUSSA.

L’Ucraina verso la dissoluzione, la NATO verso la sconfitta

Alessandro Lattanzio, 18/3/2014



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Il 18 marzo, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro di Crimea Sergej Aksjonov hanno firmato il trattato di riunificazione della repubblica autonoma ex-ucraina alla Russia. Il trattato di adesione recita: “Dopo l’adozione da parte della Federazione Russa, della Repubblica di Crimea nella struttura della Federazione Russa, due nuove entità, la Repubblica di Crimea e la città federale di Sebastopoli, sono state create”. Putin aveva già firmato il decreto che riconosceva la Crimea come Stato indipendente, a seguito del referendum del 16 marzo. Nel suo discorso, Putin ha dichiarato che la decisione di Mosca è volta a proteggere la Crimea e che l’inazione della Russia sarebbe stato un tradimento. “I residenti di Crimea e Sebastopoli hanno rivolto alla Russia la richiesta di proteggerne i diritti e la vita. Non avremmo potuto respingere il loro appello e abbandonarli. Abbiamo sempre rispettato l’integrità territoriale dello Stato ucraino, a differenza di coloro che ne hanno sacrificato l’unità per le loro ambizioni politiche. Hanno apertamente ostentato il loro impegno a una grande Ucraina, ma sono loro in realtà responsabili della frattura del Paese“. Putin ha affermato che la crisi politica ucraina è opera di un “esercito di militanti addestrati e ben equipaggiati“, il cui compito era minare i legami dell’Ucraina con la Russia e le altre repubbliche ex-sovietiche. Putin ha continuato dicendo che la Russia tutelerà sempre gli interessi dei russofoni dell’Ucraina “con mezzi politici, diplomatici e legali. Vogliamo la pace e la conciliazione in Ucraina e, insieme ad altri Paesi, siamo pronti a fornire ogni tipo di sostegno. In Ucraina i nostri partner occidentali hanno però superato il segno con azioni gravemente irresponsabili e poco serie, sanno bene che più di un milione di russi vive in Crimea. La Russia non poteva ritirarsi. Vogliamo che la pace e l’armonia tornino nella terra d’Ucraina, anche se è il popolo ucraino che deve ristabilire l’ordine interno. L’Ucraina stessa dovrebbe essere la prima ad avere interesse a garantire diritti e interessi di queste persone. Questa è la premessa alla stabilità dello Stato ucraino e all’integrità territoriale del Paese. E’ strano sentire certe accuse. Nella storia non c’è mai stato un caso d’invasione senza un solo colpo. Minacciano la Russia di sanzioni cercando di vendicarsi perché mantiene una posizione indipendente; quindi il Paese affronterà restrizioni sostanziali all’economia. Molti divieti restano e abbiamo tutte le ragioni per credere che la politica di contenimento verso la Russia, applicata nei secoli XVIII, XIX e XX continui ancora oggi. Si sforzano sempre di prevalere su di noi perché difendiamo una posizione indipendente, chiamiamo le cose con il loro nome e non abbiamo ipocrisie. … La Russia ha interessi legittimi che devono essere rispettati“. Riguardo alle relazioni con la NATO, Putin ha detto di esser contrario a “che tale organizzazione militare si comporti da padrone in casa nostra e nelle nostre province, non posso immaginare che le navi russe si rechino a Sebastopoli a visitare i marinai della NATO. Sono bravi ragazzi, ma è meglio che siano loro venirci a trovare a Sebastopoli”. “La Russia s’è esposta e a quel punto non poteva ritirarsi. La Crimea ha chiaramente espresso la sua volontà. Vuole unirsi alla Russia. I politici occidentali ci minacciano non solo con le sanzioni, ma anche con il deterioramento dei problemi interni. Mi piacerebbe sapere cosa significano le azioni della quinta colonna dei diversi traditori o sperare di far peggiorare la situazione socio-economica in Russia per provocare l’indignazione del popolo in questo modo? Riteniamo tali dichiarazioni irresponsabili e chiaramente aggressive, e noi vi risponderemo in modo adeguato“, ha detto Putin durante un indirizzo speciale alla Duma, al Consiglio della Federazione, ai dirigenti delle regioni e ai rappresentanti della società civile, sulla riunificazione della Repubblica di Crimea con la Russia e la formazione di nuove entità costitutive in Russia. “Nel frattempo, non cercheremo mai lo scontro con i nostri partner in Oriente e in Occidente. Al contrario, faremo di tutto per costruire civili relazioni di buon vicinato, essendo normale nel mondo moderno. Noi evidentemente affronteremo contromisure estere, ma dovremmo decidere se proteggere costantemente i nostri interessi nazionali o sacrificarli per sempre“. Vladimir Putin ha anche sottolineato il sostegno della Cina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “Siamo grati a tutti coloro che hanno capito le nostre azioni in Crimea. Siamo grati al popolo della Cina, la cui leadership vede la situazione in Crimea in tutta la sua integrità storica e politica. Apprezziamo la moderazione e l’obiettività dell’India“. Dopo la sessione al Parlamento, Putin ha chiamato il premier indiano Manmohan Singh per informarlo sull’evoluzione della crisi in Ucraina e “dell’attuazione di una scelta informata da parte della popolazione multietnica di Crimea, fatta con il referendum del 16 marzo”. Manmohan Singh “ha espresso la speranza che tutte le parti diano prova di moderazione e di cooperazione costruttiva nel trovare soluzioni politiche e diplomatiche che proteggano gli interessi legittimi di tutti i Paesi della regione e garantiscano la pace e la stabilità in Europa e oltre”. “Il signor Singh ha espresso interesse nel promuovere la cooperazione multidimensionale, non solo su base bilaterale, ma in forma multilaterale, anche attraverso l’Unione doganale e lo Spazio economico comune“, ha detto il servizio stampa del Cremlino. Singh e Putin “hanno espresso ferma determinazione nel rafforzare le relazioni con un partenariato strategico privilegiato“. L’India ricorda anche il sostegno di Mosca nel 1975, quando New Delhi visse la stessa situazione con il Sikkim, uno Stato dell’Himalaya. All’epoca l’India fu sottoposta a pesante pressione diplomatica dall’occidente, in particolare dagli Stati Uniti. Il Sikkim divenne il 22.mo Stato dell’India quando il 97,5% degli abitanti votò a favore della riunificazione con Nuova Delhi. Anche la presidentessa argentina Cristina Fernandez de Kirchner sostiene la Federazione Russa ricordando che “la Carta delle Nazioni Unite sancisce il diritto dei popoli all’autodeterminazione, il che significa che questa regola dovrebbe essere applicata a tutti i Paesi, senza alcuna eccezione“, paragonando la situazione in Crimea con quella delle isole malvinas, dove si ebbe un referendum un anno fa. L’ONU non mise in discussione la legittimità di quel voto.
Sull’83,1 per cento degli elettori di Crimea andati alle urne il 16 marzo, il 96,77 per cento s’è detto a favore dell’adesione alla Federazione russa. I media occidentali hanno sottolineato che i tartari e gli ucraini della Crimea erano contro l’adesione. Se i non russi costituiscono il 41,7 per cento della popolazione della Crimea, i russi costituiscono il restante 58 per cento; quindi se ucraini e tatari avessero rifiutato di partecipare al referendum, l’afflusso ai seggi sarebbe stato sensibilmente inferiore all’83,1% registrato. “Contrariamente ai 135 osservatori internazionali di 23 Paesi, i media occidentali in coro suggeriscono, senza uno straccio di prova, che le elezioni sono state truccate e che la Crimea è sotto occupazione militare russa”. Nella missione degli osservatori erano presenti membri del parlamento europeo, casualmente ignorati dai media occidentali. Mateus Piskorski, il capo della missione degli osservatori europei e deputato polacco: “I nostri osservatori non hanno riscontrato alcuna violazione delle regole del voto“. Ewald Stadler, membro del Parlamento europeo: “Non ho visto nulla di simile a una pressione… le persone volevano dire la loro“. Pavel Chernev, deputato bulgaro del parlamento: “Organizzazione e procedure sono al 100 per cento in linea con gli standard europei“. Johann Gudenus, del Consiglio municipale di Vienna: “La nostra opinione è che se la gente vuole decidere del proprio futuro, dovrebbe avere il diritto di farlo e la comunità internazionale dovrebbe rispettarla. Le persone in Crimea hanno votato sul proprio futuro. Naturalmente, Kiev non ne è felice, ma deve accettare e rispettare il voto del popolo di Crimea“. L’osservatore serbo Milenko Baborats “La gente ha liberamente espresso la propria volontà nel modo più democratico, dove eravamo… non abbiamo visto una sola violazione seria della legittimità del processo“. Srdja Trifkovic, osservatore dalla Serbia: “La presenza di truppe per le strade era praticamente inesistente e l’unica cosa che vi assomigliava erano cosacchi disarmati davanti al palazzo del Parlamento a Simferopoli. Rispetto alle persone nei seggi e per le strade, come in riva al mare a Jalta, francamente penso che si sarebbe vista più tensione nel sud di Chicago o ad Harlem, a New York, che qui“.
f073efba33901d357eb2449060eafd2f_LPiù del 90 per cento dei russi supporta l’adesione della Crimea alla Russia e l’83 per cento degli intervistati ha detto che Mosca dovrebbe tutelare gli interessi dei russi e degli altri popoli che vivono in Crimea, anche se ciò peggiorasse i rapporti con altri Paesi. La Crimea avrà tre lingue ufficiali: russo, ucraino e tartaro. Anche la Transnistria ha chiesto alla Russia di prevedere legislativamente la possibilità dell’adesione della repubblica. Tale richiesta è stata inviata dal Presidente Mikhail Burla al Presidente della Duma di Stato Sergej Naryshkin, a nome del Consiglio Supremo della Transnistria. In effetti, il governo russo prevede di discutere le misure di sostegno alla Transnistria per via del blocco che l’Ucraina ha dichiarato contro questa repubblica, il 20 marzo. Secondo il Viceprimo ministro Dmitrij Rogozin, “Il Presidente della Transnistria era a Mosca la scorsa settimana. Ci siamo incontrati e ci rivedremo a Mosca a breve. L’Ucraina ha effettivamente annunciato il blocco della Transnistria. Il confine tra l’Ucraina e la Transnistria è stato chiuso ai cittadini russi. È una flagrante violazione dello status dell’Ucraina di garante della pace”. Rogozin ha detto che l’isolamento della Transnistria, popolata da 200000 cittadini russi e 70000 cittadini ucraini è inaccettabile. “Ne discuteremo, naturalmente, nel governo e con il presidente. Il 20 marzo si terrà un incontro serio e rappresentativo di tutti i ministeri e le agenzie per far sapere alla leadership della Transnistria che un gruppo di consulenti del governo russo studia come affrontare il blocco economico“. La situazione in Transnistria potrebbe deteriorarsi ancora di più se la Moldova dovesse firmare l’accordo con l’Unione europea. In occasione della seduta del Consiglio politico del partito “Unità” dell’Ossezia del Sud, sono state condannate le illegalità commesse dai radicali ucraini, invitando a sostenere il partito impedendo la diffusione del neonazismo nel 21° secolo. Il presidente del consiglio politico Zurab Kokoev ha notato che il partito “Unità” ha inviato il parlamentare Inal Bazaev in Crimea ad incontrare i rappresentanti della penisola e le unità “Berkut” della Repubblica autonoma. Ha sottolineato il calore con cui è stato accolto e il sincero ringraziamento al popolo dell’Ossezia del sud. A loro volta, i presenti hanno ringraziato la direzione del partito sottolineando l’importanza del sostegno al popolo di Crimea in questa difficile situazione. “L’Ossezia del Sud segue gli sviluppi in Ucraina, dove a seguito del colpo di Stato, Kiev e molte città dell’Ucraina occidentale sono sequestrate dagli estremisti armati le cui azioni sono sempre più aggressive”, ha dichiarato il ministro degli Esteri dell’Ossezia del Sud, David Sanakoev. “La situazione è andata ben oltre il quadro giuridico e costituzionale, con massacri, monumenti distrutti, slogan antirussi e la Verkhovna Rada che adotta decisioni che limitano i diritti delle minoranze linguistiche e vietano i partiti politici, vi è una grave interferenza negli affari della chiesa e l’instaurazione di una chiara dittatura nazista. A mio parere, il Paese è sull’orlo del collasso economico e del disastro umanitario che in un modo o nell’altro toccherà il continente europeo. Non è un segreto che nell’escalation delle tensioni, un ruolo primario è giocato dalla palese interferenza di certi politici occidentali e statunitensi negli affari interni dell’Ucraina, che vogliono usarla per i loro giochi geopolitici e creare le condizioni per una nuova divisione dei confini regionali. Il popolo dell’Ossezia del Sud, come nessun altro, può capire ciò che accade in queste regioni dell’Ucraina, avendo sperimentato le gravi conseguenze del nazionalismo georgiano nell’agosto 2008 che, tra l’altro, fu sostenuto dalle organizzazioni fasciste ucraine. Indubbiamente, è necessario dire che esprimiamo la nostra piena solidarietà alla Federazione russa che sostiene i suoi compatrioti in Ucraina, al fine di impedire l’escalation delle tensioni ed evitare spargimenti di sangue. Seguiamo la situazione in Ucraina e chiediamo a tutte le forze politiche di fermare le violenze, ripristinare lo stato di diritto, riportare pacificamente la situazione al quadro costituzionale e giuridico, senza spargimento di sangue, per risolvere la situazione“.
Il 17 marzo il “parlamento” ucraino votava il decreto di Aleksandr Turchinov per la mobilitazione parziale dei riservisti a seguito del voto in Crimea. Il decreto accusa la Russia di aver violato la sovranità ucraina collaborando con i gruppi armati della Crimea nell’occupare infrastrutture e basi militari della penisola. Nel frattempo, la maggior parte del contributo finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina si concentrerà sull’addestramento di nuovi militari, affermava una fonte del ministero della Difesa ucraino; “Kiev non ha in programma di finanziare esercito e marina. Lo status della Guardia Nazionale, insieme al suo diritto di controllare i comandi militari, riducono significativamente il prestigio dell’esercito e della marina, assegnandogli un ruolo secondario. Così il governo ucraino lascia la questione della Difesa nazionale dello Stato, scommettendo sulla soppressione dell’anticonformismo politico interno”. La mobilitazione di 10-15000 elementi dovrebbe essere completata entro 45 giorni, secondo il decreto. In Crimea, intanto, almeno 20 navi da guerra e ausiliarie della marina ucraina faranno parte della Flotta russa del Mar Nero a seguito della riunificazione della Crimea con la Russia. Secondo l’Ammiraglio  Vladimir Komoedov, presidente della commissione per la Difesa della Duma di Stato, la Marina ucraina comprende circa 40 navi, 20 delle quali dislocate nelle basi navali in Crimea di Sebastopoli e Donuzlav. “Ora possiamo supporre che le navi che rimangono in Crimea faranno parte delle forze di autodifesa della Crimea e successivamente della Flotta del Mar Nero della Russia“, ha detto Komoedov. Le navi ucraine che potrebbero essere assegnate alla Russia includono due corvette, una nave comando, diverse motomissilistiche, dragamine e l’unico sottomarino ucraino. La marina russa assumerà anche il controllo delle infrastruttura navali della Crimea, compresa la base aeronavale di Belbek e le fortificazioni costiere.
1395149412_867119_53Nel frattempo, sono stati attivati gli squadroni della morte neonazisti della rete atlantista Gladio in Ucraina: un cecchino ha ucciso un miliziano delle forze di autodifesa della Crimea a Simferopoli, secondo l’agenzia Krim-inform: “Le Forze di Auto-Difesa della Crimea hanno appreso che un gruppo di uomini armati s’era insediato in un edificio in via Kubanskaja. Dei combattenti delle forze di auto-difesa, incaricati di verificare queste informazioni, sono stati colpiti. Un uomo è stato ucciso e altri due feriti“. Il terrorista in seguito è stato arrestato, risulta essere un militante diFazione Destra di Leopoli, forse uno dei terroristi neonazisti addestrati dalla NATO nel Baltico. Materiale ed effettivi militari ucraini, compresi blindati e veicoli da combattimento della fanteria, sarebbero stati diretti verso il confine con la Russia, mentre nelle regioni di Kharkov, Donetsk e Lugansk la popolazione ostacolava l’ingresso dei militari ucraini. Nel Donbass la milizia popolare ha costretto le truppe ucraine a ritirarsi, mentre gli attivisti di Lugansk hanno fermato le colonne dei militari ucraini. Questo mentre i golpisti hanno chiuso parzialmente i confini con la Russia. Le milizie popolari del Donbass avevano bloccato una convoglio di 20 autocarri con armamenti pesanti, “Gli attivisti locali hanno indicato che la colonna era stata avvistata nei pressi della città di Volovaga Valerjanovka. L’unità di autodifesa popolare “Pavel Gubarev” (il governatore locale attualmente sequestrato a Kiev) hanno subito imposto il blocco ai 20 autocarri pesanti, alcuni dei quali trasportavano veicoli da combattimento per le truppe aviotrasportate. “Dal momento che non vogliamo una carneficina fratricida, abbiamo proposto all’esercito di non usare la forza. Eravamo senza maschere, senza alcun mezzo di auto-difesa. Gli abbiamo chiesto di andarsene, perché le attrezzature militari erano davvero pesanti e se la colonna attraversava la città avrebbe aumentato la tensione creando shock e panico”. Le truppe di Kiev decisero di ritirarsi. Altri 58 veicoli da combattimento aeroportati avevano tentato di attraversare le regioni di Donetsk e Lugansk in direzione del confine orientale. A Lugansk gli abitanti avevano fermato un treno che trasportava veicoli da combattimento e carri armati verso il confine. Rispondendo alle domande sui loro scopi, i soldati ucraini dissero che erano arrivati a Lugansk per una missione nota solo al loro comandante. La popolazione, usando una locomotiva, trascinava il treno su un binario morto, nonostante le proteste dei militari, e bloccava le rotaie con rottami. I soldati hanno dichiarato che non avrebbero usato violenza contro i civili. Tuttavia, sette individui in uniforme ucraina, ma senza distintivi, armati di Kalashnikov con silenziatori, minacciarono il comandante dell’unità di “obbedire agli ordini”, disperdendo la gente e smantellando le barricate. Quindi scoppiava una rissa quando gli individui mascherati hanno minacciato i residenti dicendo che “tradivano l’Ucraina” e poi ferivano il comandante ucraino. Dopo l’incidente, i residenti hanno organizzato una pattuglia permanente sul posto per controllare l’equipaggiamento militare. “Attualmente vi sono diverse organizzazioni estremiste nella nostra regione. Ma non vogliamo che accada ciò che è successo a Kiev. Tali organizzazioni cercano di infiammare la situazione nella regione“, affermava Sergej Rizhavskij, leader delle milizie popolari del Donbass. A Kharkov, la seconda città ucraina, 3000 manifestanti si radunavano nella piazza centrale chiedendo il referendum per la federalizzazione dell’Ucraina. “La nostra città, anche se in Ucraina è russa e rimarrà russa. Siamo pronti a vivere nello stesso Paese, ma alle nostre condizioni“, annunciava Jurij Apukhtin, leader del Movimento Piattaforma Civica. Dopodiché i manifestanti si diressero al Consolato Generale della Russia per consegnare una lettera al Presidente Vladimir Putin, chiedendogli di “garantirne diritti e libertà” e di presentare alle Nazioni Unite le loro richieste per un referendum sulla federalizzazione, prevista per il 27 aprile. Inoltre, gli attivisti hanno chiesto il dispiegamento di una forza di mantenimento della pace russa nella regione di Kharkov, aggiungendo di temere per le loro vite e proprietà. I manifestanti si sono poi diretti verso il consolato polacco per protestare contro le interferenze occidentali negli affari ucraini. I manifestanti di Kharkov hanno anche saccheggiato gli uffici delle organizzazioni neonaziste, tra cui Fazione Destra, bruciandone i libri e i simboli. Altre migliaia di manifestanti filo-russi sono scesi in piazza a Donetsk, la maggiore città industriale dell’Ucraina. I manifestanti hanno chiesto che il parlamento “rimuova il governo illegittimo e annulli la sua decisione” chiedendo la creazione di un nuovo governo di coalizione, la cui composizione sia approvata dal popolo. I manifestanti hanno detto che è necessario tornare all’accordo del 21 febbraio firmato dal Presidente Viktor Janukovich, che la lingua russa abbia lo status di seconda lingua ufficiale e infine l’avvio di indagini sugli omicidi in piazza Majdan a Kiev. 2000 persone poi hanno assaltato l’ufficio del procuratore regionale, chiedendo il rilascio del “governatore del popolo” Pavel Gubarev sequestrato il 6 marzo dai golpisti di Kiev. I manifestanti hanno fatto irruzione nell’edificio, strappando e gettando la bandiera nazionale ucraina e sostituendola con quella russa, per poi assaltare gli uffici di una società dell’oligarca Sergej Taratuta, il capo della amministrazione regionale nominato dai golpisti di Kiev.
Il 18 marzo, il primo ministro fantoccio ucraino, lo scientologo israelita Jatsenjuk, ha affermato che “la questione della Crimea passa da una fase politica a una militare per colpa della Russia“, in una dichiarazione congiunta con il “presidente” dell’Ucraina Aleksandr Turchinov. In risposta a ciò la Crimea si dichiara pronta a fornire assistenza militare alle regioni russofone ucraine minacciate dai nazi-atlantisti. Il Viceprimo ministro della Repubblica Autonoma di Crimea, Rustam Temirgalev avvertiva che i distaccamenti dell’autodifesa della Crimea sono ora dotati di armi e blindati abbandonati dalle unità ucraine sbandatesi. “Nel caso dell’invasione dall’Ucraina della Crimea, abbiamo una posizione molto comoda, solo un sottile istmo ci separa dalla terraferma. Vi sono concentrate grandi forze di autodifesa popolare ben armate ed equipaggiate. Abbiamo i carri armati lasciati dalle unità militari ucraine dissoltesi. Possiamo non solo difenderci ma anche eliminare le autorità illegittime a Kherson, Nikolaev e Odessa”. Inoltre, il primo ministro della Crimea Sergej Aksjonov escludeva che “Un solo militare ucraino possa entrare nel territorio della Crimea. Escludo assolutamente tale opzione. Gli ingressi alla Crimea sono bloccati dalle unità di autodifesa, e quindi non un solo militare ucraino farà un passo sul suolo della Crimea. Questo è impossibile anche teoricamente, per non parlare praticamente“. Le dichiarazioni di Kiev sono “nient’altro che intimidazione. Hanno l’abitudine d’intimidire, ma non possono farci nulla. È stata presa una decisione irreversibile. Nessuno può spaventarci. Tutto questo parlare di mobilitazione a Kiev è un bluff. Sono sicuro che il popolo dell’Ucraina e di Kiev non vuole combattere contro la Crimea. Noi non consigliamo a nessuno di dichiarare una qualsiasi mobilitazione. Niente potrà entrare e vincere sul nostro suolo. I tizi a Kiev dovrebbero svegliarsi prima che sia troppo tardi. I nazisti ucraini cercando di presentarsi pronti a tutto ed assetati di sangue umano, ma vi assicuro che non ci riusciranno. Oltre un centinaio di personale è in servizio ai posti di blocco sulle vie che portano alla Crimea. L’aeroporto e la stazione ferroviaria sono controllati come i porti, e tutto questo sotto il nostro stretto controllo, e quindi non posso nemmeno immaginare come questi tizi a Kiev possano tentare di entrare in Crimea. I cittadini della Crimea sono pienamente tutelati“. Infine, le forze di autodifesa di Crimea occupavano il quartier generale della marina militare ucraina di Sebastopoli. Il comandante della Flotta del Mar Nero della Russia, Viceammiraglio Aleksandr Vitko ha negoziato con il suo omologo ucraino, l’Ammiraglio Sergej Hajduk, poi trattenuto dai procuratori crimeani per indagini.
sevAST1-e1394360285445Nel frattempo, un altro successo veniva coltro dalle forze armate russe: il capo dei terroristi ceceni Doku Umarov, cui si sono rivolti i nazi-atlantisti galiziani chiedendogli supporto con operazioni terroristiche contro la Russia, è stato ucciso in un’operazione delle forze speciali cecene. Infatti il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov confermava la liquidazione del sedicente “emiro del Caucaso” e “presidente della Repubblica cecena di Ichkeria”. Il duce di Pravy Sektore, Dmitrij Jarosh, aveva anche invocato il sabotaggio di gasdotti e oleodotti, “Non possiamo permettere al nemico di effettuare una blitzkrieg sul territorio ucraino. Non dobbiamo dimenticare che la Russia fa i soldi inviando verso occidente il suo petrolio attraverso i nostri oleodotti. Distruggeremo questi gasdotti e priveremo il nemico della sua fonte di reddito“; un’azione in  perfetta contiguità con le minacce delle sanzioni avanzate dalla NATO e dall’UE.
Il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen e il “ministro degli Esteri” ucraino Andrej Deshitsja hanno deciso di stringere i legami tra NATO e Ucraina e d’intensificare gli aiuti militari al Paese. “Il segretario generale ha ribadito il fermo impegno dell’alleanza nel sostenere la sovranità e l’indipendenza ucraina, l’integrità territoriale e l’inviolabilità delle frontiere dell’Ucraina“. I due funzionari hanno discusso anche dell’intenzione della NATO d’intensificare la cooperazione con l’Ucraina “rafforzando gli sforzi per costruire le capacità militari ucraine ed avviando ulteriori esercitazioni congiunte“. Deshitsja ha anche detto che l’Ucraina presenterà presto una richiesta alla NATO per “attrezzature tecniche non specificate”. La NATO ha definito “illegale e illegittimo” il referendum in Crimea, gli “alleati non ne riconoscono i risultati”. Ma mentre Stati Uniti ed UE impongono sanzioni alla Russia per la Crimea, nessun capo politico occidentale ha chiesto la presenza di truppe USA o NATO in Ucraina. La settimana precedente Merkel minacciava Mosca di “enormi” sanzioni economiche e altre conseguenze, durante un discorso al Reichstag, sottolineando che percepiva la Russia come “una minaccia”. Tale delirio ha spinto l’ambasciatore cinese in Germania a fare attenzione a una possibile guerra valutaria globale. Già a gennaio il ministro dello Sviluppo Economico russo Aleksej Uljukaev aveva avvertito del pericolo di una guerra valutaria globale. In un’intervista, alla TV Vesti24, afferma che la Russia avrebbe protetto se stessa dalle sanzioni occidentali aumentando gli scambi in valute diverse dal dollaro USA: “Dobbiamo aumentare il volume degli scambi in moneta nazionale. Perché verso Cina, India, Turchia e altri Paesi dovremmo negoziare in dollari? Perché dovremmo farlo? Dovremmo usare valute nazionali per energia, petrolio, gas e tutto il resto“. In relazione a ciò, il rublo russo è passato al cambio di 36,30 per un dollaro e 50,54 per un euro, recuperando dal minimo storico all’inizio di marzo, mentre la TV cinese CCTV annunciava la doppia circolazione del rublo e dello yuan nella città di Suyfenhe. Pagamenti in rubli saranno permessi nei ristoranti e nei centri commerciali, dove il più delle volte fanno la spesa cittadini russi, ma anche i cittadini cinesi avranno diritto a pagare in rubli. Il governatore della regione Lu Hao ha anche detto che gli uffici del cambio e le banche emetteranno 540 miliardi di rubli all’anno, in modo che garantiscano il pagamento di beni e servizi.
Il presidente Obama aveva sentito la cancelliera Merkel sulla “violazione russa della sovranità ed integrità territoriale ucraina”, dopo aver condannato la Russia promettendo ritorsioni, convenivano sulla necessità d’inviare immediatamente osservatori internazionali dell’Organizzazione per la cooperazione per la sicurezza in Europa e delle Nazioni Unite (leggasi spie e agenti provocatori di Washington) nell’Ucraina meridionale e orientale. Infine, hanno discusso dei modi per sostenere l’Ucraina per stabilizzarne l’economia e preparare le elezioni di maggio, rilevando l’importanza degli accordi bilaterali, nonché il sostegno multilaterale all’Ucraina, attraverso il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione europea. Inoltre, il presidente degli Stati Uniti Obama ha decretato le sanzioni contro sette alti funzionari russi e quattro ucraini, tra cui due leader della Crimea e il Presidente Viktor Janukovich. Tra i russi appaiono Vladislav Surkov e Sergej Glazev, consiglieri del Presidente Vladimir Putin, il Presidente del Consiglio della Federazione Valentina Matvienko e il Viceprimo ministro Dmitrij Rogozin. Obama ha approvato un altro ordine esecutivo contro i funzionari russi “responsabili o complici nella minaccia alla sovranità e integrità territoriale” dell’Ucraina. Nel frattempo, anche i ministri degli esteri dell’Unione europea hanno deciso di sanzionare 21 russi e ucraini. Il Viceprimo ministro Dmitrij Rogozin ha detto che il governo russo non pensa a sanzioni contro gli Stati Uniti e l’Unione europea, perché non prende sul serio il congelamento dei beni e il divieto di viaggiare. “Cercare conti e proprietà di persone che non possono averli, per definizione è uno scherzo pessimo“. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha invece detto a Kerry: “Le sanzioni introdotte da Stati Uniti e Unione Europea sono assolutamente inaccettabili e avranno conseguenze“.





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