Visco: “Sindacati e imprese frenano il Paese”. Bonanni: “Parole a vanvera”
Il numero uno della Banca d'Italia appoggia la posizione di Renzi, che nei giorni scorsi aveva criticato duramente la "strana coppia" Camusso – Squinzi. E sottolinea che l'immobilismo politico ha portato a una situazione di "ristagno" dell'economia. Il leader della Cisl: "Non si può fare di tutta l'erba un fascio". E il segretario della Cgil: "Riproposte ricette fallite"
Dura la reazione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Ci sono alte autorità che spessoparlano a vanvera“, ha detto commentando le affermazioni di Visco. “Non si può fare di ogni erba un fascio”, ha aggiunto.”Ci sono sindacati e sindacati, imprese e imprese e associazioni imprenditoriali e associazioni imprenditoriali, vero è che le massime autorità debbono stare molto attente a come parlano perché stanno diventando loro un problema, stanno gridando allo sfascio e stanno diventando loro gli untori del populismo italiano”.
Non si è fatta attendere anche la risposta della Camusso. “Mi sembra un riproporre ricette che hanno già mostrato il loro fallimento“, ha detto il segretario della Cgil replicando al numero uno di Bankitalia.
Secondo Visco “oggi non manca, come non è mancata in passato, la consapevolezza delle cose da fare. Ma i movimenti della politica, del corpo sociale sono apparsi impediti e l’azione è risultata largamenteinsufficiente rispetto al bisogno”. Le conseguenze sono quindi “diverse da quelle che si manifestavano negli anni settanta: mentre allora era l’inflazione, oggi è il ristagno“, ha spiegato il numero uno di via Nazionale, sottolineando che ”i segnali di risveglio che vediamo sono incoraggianti, ma vanno confermati con un’azione riformatrice costante” e chiarendo che “solo affrontando risolutamente i nodi strutturali” sarà possibile riprendere un sentiero di crescita robusta e duratura.
“Siamo scivolati indietro, abbiamo accumulato ritardi nel cogliere le opportunità offerte dai grandi cambiamenti: la globalizzazione degli scambi e la rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, ha aggiunto il numero uno di Palazzo Koch, precisando che “la nostra economia ha subito un ferita: né l’impulso della spesa pubblica, pur se orientata nelle direzioni più congrue, né l’espansione creditizia, pur se attuata con coraggio, varranno, da soli, a restituirle vigore”. Occorrerà quindi che “durante un certo intervallo temporale si realizzino incrementi della produttività in modi compatibili con i più progrediti assetti che si mira a stabilire nella vita aziendale e nelle condizioni di lavoro. Se ciò non accadrà saremo costretti ad accettare saggi di sviluppo inadeguati“.
Visco ha ricordato infine che “l’impatto del governatorato di Carli, durato un quindicennio (1960-1975), sulpersonale della Banca d’Italia ha portato “a una crescita degli addetti di circa 1.000 unità, a poco più di 8.000. Le donne passarono dal 16 per cento circa al 25 per cento; si aprì per loro la carriera direttiva, prima preclusa. Il personale della rete territoriale – impegnato in larga parte in compiti a forte contenuto manuale – scese dal 70 al 62 per cento del totale”.
fonte: ilfattoquotidiano.it
Dura la reazione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Ci sono alte autorità che spessoparlano a vanvera“, ha detto commentando le affermazioni di Visco. “Non si può fare di ogni erba un fascio”, ha aggiunto.”Ci sono sindacati e sindacati, imprese e imprese e associazioni imprenditoriali e associazioni imprenditoriali, vero è che le massime autorità debbono stare molto attente a come parlano perché stanno diventando loro un problema, stanno gridando allo sfascio e stanno diventando loro gli untori del populismo italiano”.
Non si è fatta attendere anche la risposta della Camusso. “Mi sembra un riproporre ricette che hanno già mostrato il loro fallimento“, ha detto il segretario della Cgil replicando al numero uno di Bankitalia.
Secondo Visco “oggi non manca, come non è mancata in passato, la consapevolezza delle cose da fare. Ma i movimenti della politica, del corpo sociale sono apparsi impediti e l’azione è risultata largamenteinsufficiente rispetto al bisogno”. Le conseguenze sono quindi “diverse da quelle che si manifestavano negli anni settanta: mentre allora era l’inflazione, oggi è il ristagno“, ha spiegato il numero uno di via Nazionale, sottolineando che ”i segnali di risveglio che vediamo sono incoraggianti, ma vanno confermati con un’azione riformatrice costante” e chiarendo che “solo affrontando risolutamente i nodi strutturali” sarà possibile riprendere un sentiero di crescita robusta e duratura.
“Siamo scivolati indietro, abbiamo accumulato ritardi nel cogliere le opportunità offerte dai grandi cambiamenti: la globalizzazione degli scambi e la rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, ha aggiunto il numero uno di Palazzo Koch, precisando che “la nostra economia ha subito un ferita: né l’impulso della spesa pubblica, pur se orientata nelle direzioni più congrue, né l’espansione creditizia, pur se attuata con coraggio, varranno, da soli, a restituirle vigore”. Occorrerà quindi che “durante un certo intervallo temporale si realizzino incrementi della produttività in modi compatibili con i più progrediti assetti che si mira a stabilire nella vita aziendale e nelle condizioni di lavoro. Se ciò non accadrà saremo costretti ad accettare saggi di sviluppo inadeguati“.
Visco ha ricordato infine che “l’impatto del governatorato di Carli, durato un quindicennio (1960-1975), sulpersonale della Banca d’Italia ha portato “a una crescita degli addetti di circa 1.000 unità, a poco più di 8.000. Le donne passarono dal 16 per cento circa al 25 per cento; si aprì per loro la carriera direttiva, prima preclusa. Il personale della rete territoriale – impegnato in larga parte in compiti a forte contenuto manuale – scese dal 70 al 62 per cento del totale”.
fonte: ilfattoquotidiano.it
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