Poi vinci
Che significa “intellettuale”? Dov’è che ci si laurea in “intellettualità”? Quelli che non sono intellettuali cosa sono, organismi preminentemente biomolecolari? La categoria degli intellettuali è tutta italiana. E’ un altra casta, con le sue baronie, i suoi intoccabili, quasi sempre schierati, che mangiano alla tavola dei privilegiati, che vanno alle prime, che scrivono prefazioni, che si invitano reciprocamente ai convegni, che hanno un’interpretazione per ogni cosa, un’idea su tutto, un giudizio illuminato, espresso con fare pensoso e forbito, e un’interpretazione della storia quasi sempre consona al mantenimento del loro status e quasi mai visionaria.
Per gli intellettuali va sempre bene così. Disapprovano tutto, ma con moderazione. Sono sempre d’accordo con i loro pari, ma con un distinguo, possibilmente originale, perché è necessario distinguersi a loro volta l’uno dall’altro. Mettono in guardia dai populismi, dai qualunquismi, da qualsiasi cosa intacchi gli equilibri di potere dove hanno intessuto solide relazioni nel tempo, ma quando il cambiamento li sopraffà, improvvisamente si accorgono che “il Parlamento è stato profondamente rinnovato, per la prima volta dai giovani e dalle donne”, si avvedono della “volontà popolare” (ma perché non la chiamano “volontà populista?”) e realizzano tutto d’un tratto che… udite udite… avremmo addirittura attraversato “vent’anni di scandali, di malapolitica, di sperperi, di prepotenze, di illegalità, di discredito dell’Italia nel mondo”. E dire che, proprio grazie a molti di loro, non ce ne eravamo neppure accorti.
E donde questo risveglio collettivo? A quale fine? Per avere un “Governo di alto profilo”, è la risposta. Ma con i qualunquisti? Con i populisti? Con quelli del mero voto di protesta? Un Governo di alto profilo con quelli ignoranti che non sanno neppure quanti sono i senatori? Signori miei, voi vi renderete perfettamente conto, proprio in quanto “intellettuali”, che è una contraddizione in termini. Siffatto Governo, laddove nascesse, non potrebbe che essere di basso, bassissimo profilo. Come potrebbe mai, infatti, un Parlamento di polli venuti già dalla montagna con la piena, alternativamente pericolosi estremisti di sinistra o nostalgici fascisti a seconda che il pezzo sia pubblicato sulle pagine pari o su quelle dispari, eguagliare il Governo – quello sì di alto profilo – che ha ratificato il fiscal compact, il Mes (di cui la vostra penna non si è mai occupata), il trattato di Lisbona (un giorno di ferragosto del 2008, mentre gli organismi preminentemente biomolecolari erano ubriachi sulla spiaggia, ignari e rigorosamente tenuti all’oscuro), il trattato di Velsen e ogni altro contratto che avrebbe mutato drasticamente le sorti del Paese, contro il quale non avete speso una sola virgola della vostra munifica eloquenza, della vostra raffinata favella, forse intenti a consumare il dolce ondeggiare della vostra esistenza certamente non precaria?
Date retta a un volgare agitatore di rozzi sentimenti popolari: per il bene del Paese è meglio se continuate a dirigerlo voi, come avete sempre fatto con brillanti risultati, senza essere costretti a mediare con un fenomeno transitorio e certamente destinato a rientrare, come già accadde al Fronte dell’Uomo Qualunque, che non avete mai mancato di ricordare con ammirevole costanza per creare un parallelismo artificiale, essendovi dimenticati di sottolineare come il movimento di Guglielmo Giannini nascesse dichiaratamente con lo scopo eminentemente nichilista di non occuparsi di nulla, di non prendere nessuna decisione, di non fare niente di niente perché tanto niente serve. E infatti non aveva nessun programma né si preoccupava di averne uno, caratteristica che lo rendeva diametralmente opposto a quel Movimento Cinque Stelle che avete prima ignorato, poi deriso, poi combattuto e che adesso vorreste irretire nelle vostre spire mortali, per tentare forse più di non andare a fondo che di imbrigliarlo.
Com’è che finiva la storia, secondo Gandhi? Ah sì… poi vinci.
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