La Seconda Repubblica è finita solo ora
L'analisi del voto delle ultime elezioni politiche rivela l'erosione della base territoriale dei maggiori partiti e della Lega. Anche la vecchia contrapposizione "progressista vsconservatore" è superata. Il Movimento di Grillo ha raccolto e unificato blocchi sociali diversi.
Le istanze territoriali sono sicuramente uno dei fattori che,in modo più o meno marcato, connotano l’identità dei diversi attori politici. Per quanto riguarda l’Italia anche i grandi partiti di massa, pur strutturati dal punto di vista ideologico, sono da sempre portatori di specifici interessi territoriali (si pensi alla contrapposizione Nord-Sud).
Il territorio, inteso come “contenitore” di specificità economiche, sociali e culturaliche si sono formate e strutturate negli anni, è già identificato da Federico Chabod che mette in relazione sia i risultati del referendum monarchia-repubblica sia quelli del voto del 1948 con la tripartizione territoriale dell’Italia nel secondo dopoguerra.
Tale ripartizione del consenso elettorale su base territoriale connota la geografia elettorale della prima repubblica ed entra in crisi frantumandosi con la nascita dei diversi movimenti localistici ed etno-regionalistici che costruiscono il loro successo elettorale facendo del territorio una sorta di utopia.
L’affermazione del Movimento 5 Stelle (M5S) segna la fine della seconda repubblica ed erode fortemente la base elettorale e territoriale dei due maggiori partiti e della Lega. È interessante notare che il successo elettorale del movimento di Grillo si accompagna a una significativa diffusione territoriale del consenso al programma dell'M5S, che per molti versi “nazionalizza” interessi regionali e istanze locali inserendoli in un processo di “riunificazione” sulla rete.
Un’analisi geopolitica delle tendenze elettorali è necessaria per capire le determinanti del voto e i possibili orientamenti futuri delle preferenze degli elettori. Nelle ultime elezioni politiche si è assistito all’emergere prepotente di forze nuove che hanno orientato l’asse dell’analisi e del dibattito verso una dicotomia nuovo-vecchio rispetto all’offerta consolidata; in questo modo la vecchia contrapposizione progressista vs conservatore è stata superata (o perlomento non attenuata). In questo contesto vecchio e nuovo non implicano giudizi di valore ma semplicemente la scansione temporale fra un “prima” e un “dopo”.
Un primo esempio di questa nuova prospettiva di analisi si può avere dando uno sguardo alla cartina politico-elettorale dell’Italia scaturita dalle ultime elezioni che evidenzia le aree a maggior influenza dell'M5S.
[Carta 1: L'espansione del nuovo. Elaborazione degli autori su dati del ministero dell'Interno]
La Sicilia emerge prepotentemente come un’area a fortissima influenza M5S in quasi tutte le sue articolazioni territoriali. A questo quadro insulare si contrappone un’area calabrese e della fascia Sud tirrenica dove il Movimento non riesce comunque a sfondare. La spiegazione di questa dicotomia emerge dalla recentissima storia elettorale: appare nella sua valenza strategica l’impegno personale di Grillo, nella campagna per le elezioni regionali dell’Assemblea siciliana, nell’imporre un radicamento di più lungo periodo nel territorio.
Le altre aree dove lo spostamento verso il nuovo è consistente sono la grande fascia adriatica che si potrebbe etichettare come la East coast del radicamento grillino, che si sovrappone in maniera coerente con le aree della piccola media produzione e dei distretti industriali (una volta vincenti) del made in Italy. Affiancano la fascia di radicamento adriatica altre zone del Nord, soprattutto laddove la piccola produzione industriale incontra le zone a vocazione agricola avanzata (Emilia e Piemonte principalmente), la Liguria e l’hinterland romano.
Le zone caratterizzate dalla grande industria, come tutta la Lombardia e le zone limitrofe del Veneto e dell’Emilia occidentale, rimangono relativamente impermeabili all’avanzata delle nuove forze politiche. La stessa situazione che si rileva per la Campania e nella parte settentrionale della Toscana.
L’origine polivalente dei flussi elettorali verso l'M5S emerge invece dalla Mappa 2 che evidenzia i comuni conquistati dalle altre forze politiche. La fuoriuscita di consensi risulta omogenea rispetto a tutto il territorio nazionale e quindi originata sia da aree affini al centrodestra che al centrosinistra, con le notevoli eccezioni dell’area lombardo-milanese e dell’area fiorentina, su cui si ritornerà più avanti. La prevalenza in Sicilia viene conquistata a spese del centrodestra come anche in Lazio, Liguria e Veneto. Da sottolineare la marcata affermazione lungo la fascia adriatica a spese prevalentemente del centrosinistra.
[Carta 2: Le aree di Grillo. Elaborazione degli autori su dati del ministero dell'Interno]
Il prosciugamento delle aree territoriali di consenso verso i partiti viene confermato indirettamente dall’analisi degli indici di Moran che danno una misura della creazione di aree politicamente omogenee nel dispiegamento del processo di espressione del voto. Dai dati emerge il rafforzamento dell’effetto “roccaforte” (ossia di aree politicamente omogenee) testimoniato dall’aumento uniforme per tutte le forze politiche dell’indice. L’aumento è determinato dalla perdita da parte di tutte le forze politiche tradizionali delle aree marginali rispetto alle aree “centrali” del proprio consenso.
[Tabella 1, l'arroccamento dei partiti]
L’indice è più elevato per i partiti a più forte radicamento territoriale come la Lega. La carta 3 dà conto delle propensioni all’attrazione e all’esclusione per le forze del centrosinistra tra il 2008 e il 2013.
[Carta 3: La riduzione delle roccaforti del centrosinistra. Elaborazione degli autori su dati del ministero dell'Interno]
Il consenso del centrosinistra si “arrocca” nella zona appenninica, tra Firenze e Bologna, mentre perde la fascia adriatica (a favore del Movimento di Grillo) e, ancor più grave, l’area romana. Si rinsaldano le piccole roccaforti della Basilicata e della Sardegna. Si confermano, inoltre, le zone di esclusione, presidiate ora non solo dal centrodestra ma anche dall'M5S (come in Sicilia e parzialmente in Veneto).
Nelle carte 4 e 5 le aree di diversa colorazione delineano la contrapposizione tra vecchio e nuovo e soprattutto le zone “precluse” e le possibili “aree di penetrazione” delle maggiori forze politiche che si propongono come alternativa al blocco conservatore (Centrosinisistra e M5S) e sempre come contrapposizione tra risultati 2008 e 2013.
[Carta 4: Grillo vs Pd: aree di preclusione e di penetrazione. Elaborazione degli autori su dati del ministero dell'Interno]
Nella carta 4 i comuni sono colorati in base all’appartenenza ad una di queste tipologie:
1) AA:Aree nelle quali è in atto un trasferimento di voti (switch); possibile scissione dell'elettorato e formazione di enclave più o meno vaste.
2) BB: aree stabili, equilibrio tra vecchie e nuove forze politiche;
3) BA: aree di consenso consolidato dei vecchi partiti. Le nuove formazioni hanno difficoltà ad affermarsi; roccaforti vecchi partiti.
4) AB: la nuova formazione politica può mobilitare nuovi settori dell'elettorato in aree dove le vecchie formazioni sono deboli (processo di colonizzazione)
1) AA:Aree nelle quali è in atto un trasferimento di voti (switch); possibile scissione dell'elettorato e formazione di enclave più o meno vaste.
2) BB: aree stabili, equilibrio tra vecchie e nuove forze politiche;
3) BA: aree di consenso consolidato dei vecchi partiti. Le nuove formazioni hanno difficoltà ad affermarsi; roccaforti vecchi partiti.
4) AB: la nuova formazione politica può mobilitare nuovi settori dell'elettorato in aree dove le vecchie formazioni sono deboli (processo di colonizzazione)
Oltre alla conferma della forte influenza dell'M5S nelle aree liguri, emiliana e adriatica, è importante notare coma la penetrazione e la possibile transizione futura al nuovo si estenda verso due aree che hanno implicazioni interpretative estremamente interessanti: il Veneto e il Piemonte. Al di là dell’interpretazione immediata che coinvolge il travaso (importante) di quote di elettorato leghista (e comunque di centrodestra) verso Grillo, appare sempre più evidente la tendenza a un’alleanza tra la fascia della piccola impresa in crisi del Veneto (aree pedemontane e di pianura) con i movimenti periferici ispirati ai no global (e no Tav), alla decrescita, alla resistenza delle aree rurali e periferiche in Piemonte. In un inedito collegamento tra aree precedentemente rappresentate da partiti politici di tendenze opposte. Infine, si registra la mancata penetrazione del nuovo in due spazi molto rilevanti dell’area centro settentrionale: Milano e Firenze.
La linea di maggiore resistenza in queste aree è da imputare alla precedente ondata di cambiamento che possiamo etichettare come la "rivoluzione dei sindaci del 2011", che ha portato alla guida di molte amministrazioni proposte che, scaturite dall’ambito dei partiti tradizionali, evidenziavano linee di frattura notevoli con gli apparati e le consuetudini politiche abituali.
Così si spiega la continuità non solo nell’area del Milanese e di Firenze ma anche in Sardegna, con l’eccezione di Cagliari. Questa interpretazione rimane sostanzialmente invariata passando a commentare la carta 5 che pone a confronto CS e M5S evidenziando solo i comuni che contribuisco in modo significativo alla formazione delle 4 aree sopra descritte. Si osservino a Nord-Ovest i due spazi a forte penetrazione grillina della Liguria e soprattutto della Val di Susa. Da notare, infine, il caso di Napoli che, pur essendo classificata come area tendenzialmente propensa al nuovo, nella Mappa 4 non vi contribuisce in maniera significativa.
[Carta 5: Area di pentetrazione "forte". Elaborazione degli autori su dati del ministero dell'Interno]
Dalla trama territoriale si possono leggere in controluce anche i diversi blocchi sociali protagonisti del cambiamento e quindi tradurre le variazioni nella geografia politica in tendenze di cambiamento sociale.
Gli attori sociali che emergono dalla lettura delle aggregazioni geopolitiche sono, innanzitutto, i disoccupati del Mezzogiorno (soprattutto nella specificità siciliana); i piccoli imprenditori del Nec che stanno rielaborando la crisi in movimento di risposta politica; le fasce sociali coinvolte nella contrapposizione tra mondo rurale e urbano catalizzata, per esempio, dai movimenti contro l’ulteriore cementificazione del territorio (noTav ecc.); la borghesia illuminata e sostanzialmente moderata che guida i movimenti di cambiamento “interno” soprattutto al Centrosinistra ma anche al Centrodestra (esperienza Monti).
Sembra merito dell'M5S aver saputo interpretare e raccogliere in un'unica forza politica molti di questi blocchi sociali. L’avanzata nelle più diverse aree geografiche e sociali del Movimento è, pertanto, frutto di un’accentuata trasversalità; essa può però trasformarsi in debolezza nel medio-lungo periodo, se non amministrata in maniera politicamente produttiva.
*Gli autori sono ricercatori dell'Istat.
Per approfondire: L'Italia di nessuno
(28/05/2013)
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