spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

venerdì 31 maggio 2013

È bastato poco a quelli che hanno affossato il PD in questi anni a rialzare la testa.

Uniamo la buona compagnia del PD

amicimiei
È bastato poco a quelli che hanno affossato il PD in questi anni a rialzare la testa. Nessuna sorpresa, le avvisaglie c’erano tutte. Basta rivedere la vicenda delle postazioni di sottogoverno e delle commissioni parlamentari. Basta ricordarsi che è stato eletto Epifani segretario con la volontà di bloccare ogni processo di cambiamento e con l’intento di rimandare il congresso quanto più lontano nel tempo.
Ma il risultato delle amministrative ha fatto rialzare la testa improvvisamente a troppi. C’è chi si è divertito a prendere in giro Grillo su twitter, c’è chi si è attribuito la vittoria senza nemmeno aver speso una parola per i candidati, c’è chi non si è assunto la responsabilità della sconfitta di febbraio, ma il merito della vittoria alle amministrative di maggio. Addirittura l’altra sera Bersani ha detto che una smacchiatina al giaguaro in fondo il PD l’ha data.
Proprio l’intervista a Bersani ci dice moltissimo di quello che avverrà nel PD e del nuovo patto di sindacato Bersani-Letta-Franceschini che governa il partito. L’ex smacchiatore di giaguari ha affermato che il premier già c’è, mandando un messaggio chiarissimo alle aspirazioni legittime di Matteo Renzi. E sul congresso ha nicchiato sui tempi, sui modi, affermando la prevalenza dei temi rispetto alle persone. Una formula classica e molto retorica per mandare il pallone in calcio d’angolo. Un segnale molto chiaro per tutti quelli che vogliono un congresso vero aperto e contendibile da Civati a Cuperlo.
Ieri le parole della Finocchiaro e di Franceschini sulla mozione Giachetti, che chiedeva una cosa banale e auspicata da tutti gli elettori del PD, ovvero il ritorno al Mattarellum, (mozione poi affossata nella discussione del gruppo parlamentare), indicano chiaramente la volontà di bloccare qualsiasi iniziativa che possa modificare lo status quo nel PD e nella vicenda politica del Paese.
Molti, in questi mesi, hanno vissuto nell’illusione che la sconfitta alle politiche mettesse in un angolo i responsabili del disastro nel PD. Molti di noi si erano illusi che di fronte ai segnali popolari di sconforto e di richiesta di cambiamento quel curioso articolato di potere che va sotto il nome di patto di sindacato si disintegrasse e ogni sottoscrittore del patto si facesse gentilmente da parte.
Dopo alcuni mesi ritornano le vecchie certezze. Chiunque sia portatore sano di dissenso, viene trattato come un problema e non come un’opportunità per il PD. Mentre Renzi continua a riscuotere consensi nell’elettorato, mentre Barca gira in lungo e in largo nei circoli PD del paese come Pasolini ai tempi dei comizi d’amore, mentre Civati ottiene sempre maggiore sostegno alla sua candidatura a segretario del PD, mentre i nomi migliori e spendibili del PD come Serracchiani e Marino ci mettono la faccia e le mani per non lasciar morire il partito, a Roma invece si lavora perché un governo di emergenza diventi sempre di più un muro di gomma contro cui fa sbattere ogni richiesta di innovazione del Paese, e si lavora ad un congresso già deciso in partenza e che si terrà quando saranno sicuri che Epifani (o chi per lui) sia certo della sua elezione a segretario del PD.
Per questo vogliono guadagnare tempo, e lentamente depotenziare la forza di Renzi, vanificare il lavoro di Barca, disarticolare la candidatura di Civati, rendere impossibile a tutti gli uomini e le donne di buona volontà nel PD in giro per il paese la permanenza in questo partito. È bene che di questo siano consapevoli i protagonisti di cui sopra e ciascuno di noi che auspica un PD diverso aperto democratico e vincente. Contro questo stato di cose non c’è rimedio, se non quello che io anche ingenuamente chiamo la buona compagnia del PD: mettere insieme le migliori energie del PD, che ci sono in tutte le aree/correnti e in ogni circolo del paese, e che non aspettano altro che qualcuno, qualcosa, un progetto politico possa federarli e rompere gli schemi, i personalismi, le storie umane che fin qui hanno prevalso.
Questa è la strada. L’unica. Questa è la speranza: tutti noi insieme.
Altrimenti vinceranno loro. Ancora una volta.

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