Napolitano “già nel giugno del 2011 voleva Mario Monti al governo”
Il Professore intervistato da Friedman sul Corriere: "Sì, il Colle mi chiese di essere disponibile in caso di necessità". Forza Italia si infuria: "Fu rispettoso della Costituzione preordinare un governo che stavolgeva il responso delle urne?". Minzolini: "Rivalutare la procedura dell'impeachment"
Dunque Napolitano cominciava a pensare alla sua manovra da fuori dal Palazzo da giugno. La ricostruzione è quella del giornalista economico Alan Friedman nel libro Ammazziamo il Gattopardo. SulCorriere della Sera il giornalista svela, dopo aver intervistato lo stesso Monti, che mesi prima dell’incarico Napolitano sondò il terreno per portare l’ex commissario europeo per la concorrenza a Palazzo Chigi. Insomma: la conferma che quello che da un po’ di tempo viene chiamato Re Giorgio cominciò a preparare l’uscita di scena del Cavaliere, avvenuta poi il 12 novembre 2011, molto prima di quanto si pensasse. “Proprio mercoledì scorso Napolitano, durante un incontro con gli eurodeputati italiani alParlamento europeo di Strasburgo, e riferendosi ai governi Monti e Letta, ha detto che ‘sono stati presentati quasi come inventati per capriccio dalla persona del presidente della Repubblica’. Questo, ha tenuto a precisare il presidente della Repubblica, non è vero perché non si tratta di nomi diversi da quelli indicati nel corso delle ‘consultazioni con tutti i gruppi politici e parlamentari, come si conviene’. Stando alle parole di Carlo De Benedetti e Romano Prodi, entrambi amici di Monti, e per ammissione dello stesso ex premier, in una serie di video interviste rilasciate per il libro ‘Ammazziamo il Gattopardo’ (in uscita per Rizzoli il 12 febbraio) le cose sono andate diversamente”.
Secondo l’Ingegnere, infatti, Monti nell’estate del 2011 gli avrebbe chiesto un consiglio, se accettare o meno l’offerta del Quirinale a sostituire Berlusconi “in caso fosse stato necessario”. Romano Prodi “ricorda una lunga conversazione con Monti sullo stesso tema nel giugno 2011. Il succo della mia posizione è stato molto semplice: Mario, non puoi fare nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te”. E lo stesso Monti ha confermato parlando con Friedman di aver parlato con Prodi, a fine giugno 2011, e con De Benedetti, nell’agosto 2011. Alla domanda di Friedman: “Con rispetto, e per la cronaca, lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, il presidente della Repubblica le ha fatto capire o le ha chiesto esplicitamente di essere disponibile se fosse stato necessario?”, l’ex premier risponde: “Sì, mi ha dato segnali in quel senso“.
Così ora è Forza Italia che protesta per quel governo – frutto delle elezioni politiche del 2008 – messo da parte con “premeditazione” e non tanto su spinta dell’urgenza dell’impennata dello spread e il rischio default. “Squarci inquietanti” dice il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “Ci domandiamo – dichiarano i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani – se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera dello spread doveva ancora abbattersi sul nostro Paese. Chiediamo al Capo dello Stato di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un’operazione verità. Non nascondiamo amarezza e sconcerto, mentre attendiamo urgenti chiarimenti e convincenti spiegazioni”.
Il Pd prova una difesa d’ufficio del capo dello Stato: “Lascia sinceramente sconcertati la polemica aperta da Forza Italia nei confronti del presidente della Repubblica – dice il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini- E’ singolare che si trasformi in complotto la normale attenzione di un capo dello Stato nei confronti delle istituzioni che rappresenta, soprattutto in un momento di difficoltà quale quello a cui si fa riferimento. Ora è necessario concentrarci sui problemi del Paese, cercando le soluzioni migliori per risolverli senza attardarci in inesistenti dietrologie”. Una ricostruzione più convinta la tenta il portavoce di Scelta Civica Benedetto Della Vedova: “Nell’estate del 2011 il crollo della credibilità dell’esecutivo (ormai allo sbando dopo essere scampato per tre voti alla sfiducia del dicembre 2010) comportò effetti pesantissimi sulla sostenibilità del nostro debito pubblico. Berlusconi reagì accettando supinamente tutti i (cosiddetti) diktat di Bruxelles, di cui oggi vuole scaricare la responsabilità sul successore, a partire dall’anticipo al 2013 del pareggio di bilancio”. “Intanto - prosegue – la sua maggioranza perdeva i pezzi in Parlamento e il rendiconto e la successiva legge di stabilità riuscirono a passare unicamente perché le opposizioni, divenute maggioritarie alla Camera, ne consentirono l’approvazione. Quindi Berlusconi rassegnò le dimissioni e sostenne per un anno l’azione del governo Monti, a cui non mancò di proporre, prima di accusarlo di tutti i mali del mondo, anche la guida della cosiddetta ‘coalizione dei moderati’. Già nel 2004, del resto, Berlusconi gli aveva offerto la guida del Ministero dell’Economia, per le stesse ragioni per cui, alcuni anni dopo, Monti appariva a molti il candidato naturale per rassicurare i mercati internazionali e i partner europei sull’affidabilità dell’Italia”.
Ma Mariastella Gelmini rincara la dose: “La dimissioni del premier Silvio Berlusconi, nel novembre 2011, furono invece il risultato di una trama politica, secondo le cronache di Friedman, che ebbe una lunga gestazione sotto la regia del presidente della Repubblica” scrive l’ex ministro su facebook. In questo clima di scontro finale, dunque, si fa presto ad arrivare alla parolina magica: impeachment. La pronunciaAugusto Minzolini: “Di fronte a queste nuove rivelazioni andrà valutata sempre con maggiore attenzione – non fosse altro come occasione per ricostruire quei mesi e gettare una luce di verità sulla Storia del nostro Paese – la procedura di impeachment nei confronti del presidente Napolitano promossa da altri gruppi politici in Parlamento”. Proprio in queste ore il comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa ha iniziato la discussione generale sulla richiesta di messa in stato d’accusa avanzata dal Movimento 5 Stelle. Il senatore Massimo Buccarella ha reso noto su Facebook che il gruppo ha depositato “delle memorie esplicative ed integrative rispetto alla denuncia iniziale”. I numeri nel comitato sono tutti contrari alla proposta dei Cinque Stelle. Ma un eventuale riposizionamento di Forza Italia avrebbe comunque un significato politico.
fonte: ilfattoquotidiano.it
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