spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

giovedì 2 maggio 2013


11,5% di disoccupazione, 3 milioni di precari. La ricetta di Letta? Non disincentivare i contratti atipici, non ridurre la tassazione sulle imprese (considerando imposte sugli utili, imposte sul lavoro e altri oneri l'Italia arriva al 68,3%; la media UE è del 44,2%), non ridurre la burocrazia, non fare una legge seria sulla corruzione (parola pronunciata una sola volta dal nipote di Gianni nel suo discorso) o contrastare realmente la criminalità organizzata, ma ridiscutere da destra la già di destra riforma Fornero: maggiore flessibilità, quindi maggiore possibilità di licenziare, maggiore precarietà e maggiore incertezza. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che a proporla è il vicesegretario del principale partito di centrosinistra italiano.

Solo «flex» senza «security», visto che non vi è sicurezza né sul lavoro né al di fuori di esso: il Paese che attua per eccellenza politiche di flexsecurity - ossia la Danimarca - garantisce un reddito minimo garantito (a durata illimitata) di 1.200 euro ai disoccupati. In Italia, Letta vuole garantirlo solamente «alle famiglie più bisognose», dimenticandosi che tale misura - un sostegno contro la disoccupazione e lo sfruttamento - dovrebbe essere universale e a carico dell'individuo, non del nucleo familiare.

La Danimarca ha il quarto indice Gini (misurazione delle disuguaglianze sociali e della distribuzione del reddito) più basso d'Europa (0,26), l'Italia il quarto più alto. In Italia a guadagnare meno dell'ultimo danese sono più del 70% dei lavoratori. Come detto, la tassazione sulle imprese in Italia è al 68%; in Danimarca è al 27,8%.

Un altro aspetto tragicomico è che le parole di Letta sono state pronunciate proprio nella giornata dei lavoratori. Roba da far lacrimare persino la Fornero.

Pasquale Videtta

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