L’ombra del boom dei no-euro sulle elezioni tedesche
Domenica 22 settembre la Germania rinnoverà per la diciottesima volta il Bundestag, il Parlamento federale, e sul risultato finale pesa sempre di più il possibile boom di Alternative für Deutschland, Afd l’acronimo tedesco. Alternativa per la Germania è una formazione fondata ad aprile da un gruppo di intellettuali ed accademici, prevalentemente economisti conservatori, che propone l’uscita dall’euro come punto centrale del proprio programma. La dissoluzione dell’unione monetaria rivendicata ad ogni piè sospinto dagli esponenti di AfD non è mai stata chiarita, visto che a seconda dell’intervista o dell’intervistato c’è chi propone il ritorno al marco tedesco, chi l’espulsione dei paesi del Sud Europa dall’eurozona, chi invece rilancia la nascita di un euro del Nord per permettere all’area meridionale di avere una valuta più sostenibile. Nei sondaggi Alternativa per la Germania è sempre stata rilevata su valori piuttosto bassi, ma nelle ultime settimane la tendenza alla crescita è stata costante. L’ultima indagine di INSA, istituto che realizza sondaggi per il giornale più letto d’Europa, Bild Zeitung, condotta prima delle elezioni ha rilevato AfD al 5%, la soglia di ingresso al Parlamento federale.
Altre rilevazioni stimano Alternativa per la Germania al 4%, e nelle ultime settimane il dato medio registrato dai sondaggisti è cresciuto al 3,6%. Gli istituti demoscopici rimarcano però come sia difficile rilevare in modo corretto una formazione appena nata, visto che mancano precedenti risultati che possano corroborare i dati rilevati dalle interviste. Lo stesso leader di AfD, l’economista Bernd Lucke, è stato protagonista di un forte attacco contro i sondaggisti, accusandoli di manipolare i valori del suo partito per non perdere i lucrosi contratti stipulati con le maggiori formazioni politiche. Un’accusa respinta al mittente, anche se più volte i responsabili degli istituti demoscopici hanno rimarcato come Alternativa per la Germania abbia un potenziale di consenso capace di permettere alla nuova formazione uno storico ingresso al Bundestag. Nella storia recente nessun partito appena fondato ha superato la soglia prevista per poter essere rappresentato al Parlamento federale. Il successo di AfD sarebbe di conseguenza clamoroso, e sarebbe reso ancora più rilevante dalla ragione d’essere del nuovo partito, l’opposizione alla moneta unica.
L’eurocrisi non si è risolta ma si è stabilizzata in una fase, ancora lunga e dolorosa, di stagnazione. Le nuove tappe della crisi, il sicuro terzo salvataggio della Grecia, il probabile secondo del Portogallo, il necessario ripensamento degli aiuti a Cipro, e il possibile rinnovo di parte dei crediti all’Irlanda, diventerebbero però molto più difficili da gestire per il governo tedesco se all’interno del Bundestag fosse rappresentata una formazione politica radicalmente contraria a questa politica europea. La Germania, superata la lunga transizione provocata dall’enorme sforzo fatto per la riunificazione, è il paese leader dell’Ue, un ruolo cresciuto con la crisi dell’euro. AfD propone di smantellare il Berlin Consensus dall’interno, dopo che nessuna vera svolta è arrivata a livello comunitario dopo i sommovimenti del sistema politico registrati nei vari stati membri, a partire da quelli in maggiore difficoltà. L’ingresso di Alternativa per la Germania al Bundestag renderebbe ancora più difficile la riconferma dell’attuale governo Merkel, formato da conservatori e liberali. Il boom dei noeuro avrebbe il paradosso esito di provocare la formula di governo probabilmente più europeista, la grande coalizione, mentre l’elettorato tedesco per la prima volta manifesterebbe tutto il suo disagio per una crisi scoppiata in casa altrui.
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