E' con 326 pagine, scritte dai tre giudici della quarta sezione penale di Milano, che va in frantumi la storiella delle ''cene eleganti'' di Arcore e della povera ragazza di 17 anni che, per evitare un incidente diplomatico con l'Egitto, doveva essere affidata alla consigliera Nicole Minetti.
Con le motivazioni della sentenza sul caso Ruby , depositate, viene certificato, infatti, almeno per il primo grado di giudizio, che Silvio Berlusconi era il ''regista'' del ''bunga-bunga'', un presidente del Consiglio che per soddisfare i suoi ''piaceri corporei'' pagava le ragazze, la minorenne Karima El Mahroug compresa, per ''atti sessuali'' a Villa San Martino. E che fece di tutto per evitare che lo scandalo venisse alla luce.
Così, quasi come controaltare al racconto del capo del Governo impegnato a non rovinare i rapporti con Mubarak, il collegio, presieduto da Giulia Turri, sottolinea la gravità del comportamento della ''seconda carica istituzionale dello Stato'', quale era in quel momento il premier Berlusconi, che non esitava a fare pressioni sulla Questura di Milano per ''il rilascio di una prostituta di 17 anni'', Ruby appunto.
Quando, infatti, la giovane marocchina venne portata in via Fatebenefratelli, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, perché accusata di furto, il Cavaliere chiamò il capo di Gabinetto Pietro Ostuni. Il funzionario della Questura aderì alla richiesta di attivarsi per affidare l'allora 17enne a Minetti, ''al solo fine – spiegano i giudici – di scongiurare il potenziale pericolo di subire pregiudizi in ambito lavorativo, nel caso non avesse adempiuto alla pretesa di Berlusconi''.
Il Tribunale milanese, in pratica, ha accolto punto per punto il quadro logico-probatorio portato a processo dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Antonio Sangermano sia per il reato di concussione che per quello di prostituzione minorile (7 anni di pena). E' ''provato'', scrive il collegio, che ''l'imputato abbia compiuto atti sessuali'' con la marocchina, sapendo che era minorenne, ''in cambio di ingenti somme di denaro'', in buste da 2/3mila euro (46mila euro per lei la prima volta che si presentò a Villa San Martino) e ''di altre utilità'', come una serie di gioielli. E la prova sta in quella serie di intercettazioni e testimonianze che hanno ricostruito il quadro del ''sistema prostitutivo'' di Arcore in cui la marocchina era pienamente ''inserita''.
Ad esempio, secondo il collegio, ''risulta chiarificatrice della natura del rapporto'' tra il Cavaliere e la ragazza quell'ormai famosa telefonta, intercettata il l8 settembre del 2010, nella quale la marocchina diceva che Noemi Letizia ''è la pupilla, io sono il culo''.
Ad incastrare poi, passo dopo passo, il Cavaliere è anche la gravissima attività di ''inquinamento probatorio'', a indagini e processo in corso, da lui messa in atto con la stessa solerzia e ''capacità a delinquere'' con cui aveva fatto pressioni sulla Questura per liberare la ragazza affinché emergesse lo scandalo. Ruby, infatti, mettono nero su bianco i giudici, dopo il misterioso e irregolare interrogatorio del 7 ottobre 2010 davanti all'avvocato Luca Giuliante, che si era mosso per conto di Berlusconi, ''era in attesa di ricevere la ricompensa promessa'' dal Cavaliere ''pari a circa cinque milioni di euro''.
L'ex premier, in pratica, si informava su quanto la ragazza aveva raccontato ai pm all'inizio delle indagini, tra luglio e agosto, e lei passava all'incasso ''pagata'' per mentire. Tanto che i giudici, data la sua scarsa credibilità, non l'hanno convocata nemmeno in aula, anche perché a dare sostanza ai suoi primi racconti a verbale sulle serate hard ad Arcore ci hanno pensato le testi-chiave dell'accusa, tra cui l'ex amica di Nicole Minetti, Melania Tumini e le due ex miss, Chiara Danese e Ambra Battilana.
Le altre ragazze, invece, quelle mantenute a processo in corso con 2500 euro al mese, hanno cercato di difendere il Cavaliere con tanti testimonianze-remake delle ''cene eleganti'', ma solo per ''personali vantaggi economici e di carriera loro derivanti da deposizioni compiacenti''. Così come la senatrice Maria Rosaria Rossi, l'eurodeputato Licia Ronzulli e l'amico di chitarra Mariano Apicella.
In 32 verranno iscritti nel registro degli indagati per falsa testimonianza e poi le motivazioni del 'Ruby 2' faranno entrare nella nuova inchiesta 'Ruby ter' anche altri nomi, tra cui quelli dei legali Niccolò Ghedini e Piero Longo e dello stesso Cavaliere che sarà accusato, molto probabilmente, di corruzione in atti giudiziari.
http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/21/news/berlusconi-cosi-i-giudici-hanno-smontato-la-storiella-delle-cene-eleganti-1.142200
Nessun commento:
Posta un commento
5 STELLE