Iran contatta anche Eni
in vista fine sanzioni
Di Francesca Gerosa
Il ministro del Petrolio iraniano ha ripreso i contatti con le principale aziende petrolifere mondiali in vista di una possibile revoca delle sanzioni, dopo i progressi registrati sul nucleare con la comunità internazionale che hanno portato all'accordo di domenica scorsa a Ginevra. Tornato alla guida del ministero dopo otto anni, Bijan Namdar Zanganeh ha rivelato al Financial Times di aver contattato le aziende europee e, "indirettamente", quelle Usa, con l'intenzione di invitarle a tornare in Iran.
Fu lo stesso Zanganeh, all'inizio degli anni '90, a convincere Total, Royal Dutch Shell, Eni e Statoil a investire nei settori petroliferi e del gas, nonostante le sanzioni Usa. E sono queste le aziende che Teheran punta a far rientrare nel Paese una volta revocate le sanzioni, ha precisato al Ft. L'accordo di Ginevra "è un primo passo per la revoca delle sanzioni. Non possiamo firmare contratti, ma l'intesa aprirà le porte", ha sottolineato il ministro.
Le sanzioni internazionali hanno ridotto la produzione e l'esportazione di petrolio, paralizzando anche lo sviluppo dei siti petroliferi e di gas. Complessivamente le esportazioni sono passate dai due milioni di barili al giorno all'inizio del 2012 a una media di 1,1 milioni di barili nei primi nove mesi di quest'anno. "Abbiamo bisogno di transazioni e interazioni con aziende internazionali affidabili per ricevere non solo capitale, ma tecnologia e capacità di gestione, specialmente nel settore dell'upstream", ha precisato il ministro.
L'accordo firmato lo scorso fine settimana a Ginevra tra l'Iran e le sei principali potenze mondiali punta a ridurre il programma nucleare iraniano in cambio di un allentamento delle sanzioni. L'intesa, in pratica, prevede che l'Iran conservi la metà dello stock di uranio arricchito al 20% per alimentare il reattore di ricerca di Teheran mentre il rimanente verrà diluito al 5%.
Inoltre, ulteriori operazioni di arricchimento verranno sospese per sei mesi così come la costruzione o l'ampliamento di nuovi siti. In cambio all'Iran sarà permesso di riappropriarsi di 7 miliardi di dollari oggi congelati in alcune banche internazionali. L'accordo prevede infine che siano tolte alcune limitazioni sul commercio di metalli preziosi e restrizioni sulla vendita di ricambi auto. Secondo alcuni analisti l'accordo potrebbe sbloccare i crediti vantati da Eni verso la Compagnia petrolifera di Stato iraniana, crediti pari a circa 2 miliardi di dollari.
Separatamente, secondo Quotidiano Energia, Eni ha concluso nei giorni scorsi un accordo con Bhp Billiton per l'acquisto del 46% di Liverpool Bay, complesso di giacimenti offshore nel Mare d'Irlanda e relative infrastrutture di trasporto, trattamento e stoccaggio in terraferma. Eni ha già il 54% e quindi salirà così al 100% di Liverpool Bay.
Il complesso, avviato una ventina di anni fa, ha attualmente una produzione di olio e gas pari a circa 25mila boe al giorno. Eni ha confermato l'operazione, con indicazioni di cash-out pari a qualche decina di milioni di sterline, cifra che agli analisti di Intermonte sembra oggettivamente molto bassa. L'operazione rientra nel piano di razionalizzazione del portafoglio E&P del gruppo. A Piazza Affari l'azione Eni attualmente segna un +0,51% a 17,80 euro. Intermonte ha ribadito il rating neutral e il target price a 19 euro.
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