Pascale: «Faccio appello a papa Francesco
Mi riceva e ascolti la tragedia di Silvio»
La fidanzata del Cavaliere: «Volevo chiedere io la grazia, i figli erano d’accordo. Ma al Quirinale avrei trovato porte chiuse»
ROMA - Sostiene che «il voto del Senato è un colpo di Stato, come altro vogliamo chiamarlo?». Anzi, «una manovra eversiva», insiste Francesca Pascale. Poi, quando la conversazione approda al tema della grazia, la fidanzata del Cavaliere dice: «Lancio un appello a papa Francesco. Un appello affinché mi riceva e ascolti la storia di Berlusconi. La grazia? Avevo pensato di scriverla io, la lettera. Anche i figli erano d’accordo. Avevo pensato di andare al Quirinale da Napolitano. Poi ho capito che avrei trovato le porte chiuse». E nel caso in cui non fossero chiuse, le porte del Colle? «Se quelle porte non fossero chiuse ci andrei, a parlare col capo dello Stato».
Palazzo Grazioli, interno giorno. Mentre al Senato è in corso il dibattito sulla decadenza del suo fidanzato, Francesca Pascale guarda dalla finestra i manifestanti con le bandiere di Forza Italia. «Fatico a parlare. Le parole sono ghiacciate. Vorrei portarmelo via, allontanare il mio uomo da chi lo odia, per preservarlo dai colpi e dall’umiliazione ingiusta. Mi rendo conto però che così non sarebbe lui, non si riconoscerebbe guardandosi il mattino allo specchio e non lo riconoscerei neppure io».
l'intervista:
I senatori stanno votando la decadenza. Come reagirete?
«Oggi per me è il giorno di un’amarezza indicibile. Lui vela sempre con l’autoironia anche la sua tragedia personale ma io non ci riesco. Non riesco a separare la persona di cui mi sono innamorata dalla sua figura pubblica. Per questo sento un dolore doppio, una ferita al quadrato. Da cittadina libera soffro non solo perché è calpestato il mio uomo e il mio leader politico, ma anche perché il Senato ha stracciato la mia scheda. Perché mi tolgono il voto che è servito a eleggerlo? Quale articolo della Costituzione gli dà il diritto a umiliare la mia volontà?».
Signorina Pascale, ci sono una sentenza passata in giudicato e una legge - la legge Severino - che anche il Pdl aveva approvato.
«Sono abituata a guardare prima in casa mia. Per questo dico che il primo sbaglio, ancora prima della sinistra, l’ha fatto il Pdl. Maledetto il giorno in cui l’hanno approvata, quella norma. Ci sono dieci milioni di italiani che hanno votato per Berlusconi. Non possono passare tutti per fuorilegge».
Milioni di voti per Berlusconi. Ma anche per un partito che ha subito una scissione. Che cosa pensa di chi, come Alfano, se ne è andato?
«Alfano ha preferito scegliere un’altra strada. E Silvio è la persona che lo ha inventato come politico. Gli sarebbe bastato aspettare e sarebbe stato lui il leader naturale»..
Anche Berlusconi pensa di Alfano quello che pensa lei?
«Silvio per fortuna ha un cuore immenso. Riesce sempre a perdonare i suoi figli anche nelle situazioni più critiche».
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E che cosa pensa del Nuovo centrodestra?
«Già dal nome, più che un partito, quello di Angelino sembra una società di autonoleggio».
E del governo di Enrico Letta?
«Letta è un democristiano sbiadito. Anzi, l’indole sua e della sinistra è quella dei comunisti. Ma anche sono peggio dei comunisti perché negano di esserlo».
C’è chi descrive un Berlusconi depresso. E chi lo definisce come pronto a lottare. Qual è la verità?
«Non è depresso. È arrabbiato, ha la rabbia di chi ha subito una sentenza ingiusta.
Palazzo Chigi?
Lui non ha bisogno di cariche. Ma ha un sogno, rendere libero questo Paese. E lo realizzerà».
Il Cavaliere insisterà nel rifiuto di presentare la domanda di grazia?
«Sia io che i figli volevamo presentarla. Poi abbiamo capito che per lui sarebbe stata come una violenza, visto che è innocente. Io avevo anche pensato di andare direttamente al Quirinale. Fino a che non ho capito che in realtà quelle porte, per noi, erano chiuse».
E se non lo fossero?
«Ci andrei, a parlare col capo dello Stato. Come andrei di corsa a parlare con papa Francesco del caso Berlusconi».
Come sarà il vostro domani?
«Silvio, ed è la cosa che mi ha fatto innamorare di lui, non è nato per stare solo, per godersi le ricchezze. È contro la sua natura. Per lui la politica è la forma della sua donazione agli altri. Anche quando pensava di mettersene fuori e stava costruendo ospedali per i bambini in Africa, un’università per educare i giovani alla politica della libertà e poi il suo Milan. Con la decisione di oggi pensano di cancellarlo. Invece lo riconsegnano alla lotta per la libertà».
E lei, signorina Pascale?
«Gli sono e gli sarò accanto. In ogni sua scelta».
28 novembre 2013
http://www.corriere.it/politica/13_novembre_28/pascale-appello-papa-francesco-intervista-labate-698c2de6-57f5-11e3-8914-a908d6ffa3b0.shtml
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