spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

giovedì 28 novembre 2013

IL DOPO DECADENZA, SI SCALDANO I MOTORI DELLA POLITICA,FORZA ITALIA AL CONTRATTACCO.

Alfano: “Vita del governo dipende da noi.Rimpasto? Attendiamo il congresso Pd”. Forza Italia, é scontro sui sottosegretari






Il monito del vicepremier a FI:«Non apriremo una crisi al buio.Alle Europee corriamo da soli».
All’indomani della decadenza di Silvio Berlusconi, Angelino Alfano è costretto ad alzare la voce per fronteggiare l’assalto renziano al governo, che rischia di rendere residuale il Nuovo centrodestra - nonostante i 5 ministri presenti nella compagine governativa - e farlo apparire succube della sinistra, se non una semplice stampella. E così, il vicepremier mostra i muscoli, tornando a chiedere dopo l’8 dicembre un nuovo patto di governo, e lancia un inequivocabile avvertimento al sindaco di Firenze: «Noi abbiamo parlamentari sufficienti per tenere in vita il governo, ma anche viceversa». 
Non è un caso, del resto, se proprio il giorno dopo della `cacciata´ dal Parlamento del Cavaliere, i ministri ex Pdl convocano una conferenza stampa per rivendicare in pompa magna i successi ottenuti con la legge di Stabilità e il provvedimento che abolisce la seconda rata dell’Imu: «Abbiamo mantenuto le promesse, gli impegni con gli elettori sono stati rispettati», scandiscono in coro i ministri di Ncd.  

Il problema è che Alfano e i suoi si trovano stretti tra due fuochi: da una parte i diktat di Renzi e il pressing del Pd affinché l’azione di governo sia più marcata a sinistra. Dall’altra, gli alfaniani devono dimostrare non solo di non essere `traditori´, ma di non essere rimasti al governo solo per tenersi ben strette le poltrone, che è l’accusa dei `cugini´ di Forza Italia. Tanto che Alfano in conferenza stampa tiene a precisare: «Ho avuto una riunione a palazzo Chigi su questo ma non mi risulta, almeno fino a due ore e mezzo fa, che nessuno si sia ancora dimesso, né i sottosegretari o i viceministri né i presidenti di commissione». Rincara la dose Roberto Formigoni: «Forza Italia è passata all’opposizione, ma i sottosegretari di Forza Italia restano al governo. Cugini, chi sono i poltronisti?». 
Per un movimento appena nato e che inevitabilmente paga lo scotto di una lacerazione profonda nel centrodestra, tanto più dopo la decadenza di Berlusconi, l’obiettivo prioritario è ora non perdere consensi ma, soprattutto, adesioni in Parlamento: i numeri, per ora, sono dalla parte di Alfano e l’ultimo voto di fiducia a palazzo Madama fa ben sperare i `governativi´ - a loro dire - che presto la pattuglia parlamentare crescerà. La forza contrattuale di Ncd, d’altra parte, risiede tutta in quei 29 senatori e 30 deputati. Ecco perché, Alfano deve fare la voce grossa, mettere ben in chiaro che il programma, i valori e i contenuti del centrodestra sono ben rappresentati da loro al governo. Anzi, il compito è proprio quello di «fare da scudo ai provvedimenti di politica economica della sinistra che non farebbero gli interessi degli italiani». Per poi spostare i dubbi di lealtà all’esecutivo su Renzi: «Il governo è presieduto da un esponente del Pd. Abbiamo a breve la conclusione della vicenda congressuale del Pd e vediamo chi sarà il segretario e se come primo gesto vorrà fa cadere il governo presieduto da un esponente del Pd. Vedremo se si tratta di una questione interna del Pd, spero che il congresso del Pd non ricada sugli italiani e che il conto non lo debbano pagare gli italiani», afferma in conferenza stampa. Per poi rilanciare: «Attendiamo l’esito del congresso Pd per porre» la questione di un nuovo «contratto di programma che vogliamo chiamare Italia 2014».  

Il problema è che Alfano e i suoi si trovano stretti tra due fuochi: da una parte i diktat di Renzi e il pressing del Pd affinché l’azione di governo sia più marcata a sinistra. Dall’altra, gli alfaniani devono dimostrare non solo di non essere `traditori´, ma di non essere rimasti al governo solo per tenersi ben strette le poltrone, che è l’accusa dei `cugini´ di Forza Italia. Tanto che Alfano in conferenza stampa tiene a precisare: «Ho avuto una riunione a palazzo Chigi su questo ma non mi risulta, almeno fino a due ore e mezzo fa, che nessuno si sia ancora dimesso, né i sottosegretari o i viceministri né i presidenti di commissione». Rincara la dose Roberto Formigoni: «Forza Italia è passata all’opposizione, ma i sottosegretari di Forza Italia restano al governo. Cugini, chi sono i poltronisti?». 

Per un movimento appena nato e che inevitabilmente paga lo scotto di una lacerazione profonda nel centrodestra, tanto più dopo la decadenza di Berlusconi, l’obiettivo prioritario è ora non perdere consensi ma, soprattutto, adesioni in Parlamento: i numeri, per ora, sono dalla parte di Alfano e l’ultimo voto di fiducia a palazzo Madama fa ben sperare i `governativi´ - a loro dire - che presto la pattuglia parlamentare crescerà. La forza contrattuale di Ncd, d’altra parte, risiede tutta in quei 29 senatori e 30 deputati. Ecco perché, Alfano deve fare la voce grossa, mettere ben in chiaro che il programma, i valori e i contenuti del centrodestra sono ben rappresentati da loro al governo. Anzi, il compito è proprio quello di «fare da scudo ai provvedimenti di politica economica della sinistra che non farebbero gli interessi degli italiani». Per poi spostare i dubbi di lealtà all’esecutivo su Renzi: «Il governo è presieduto da un esponente del Pd. Abbiamo a breve la conclusione della vicenda congressuale del Pd e vediamo chi sarà il segretario e se come primo gesto vorrà fa cadere il governo presieduto da un esponente del Pd. Vedremo se si tratta di una questione interna del Pd, spero che il congresso del Pd non ricada sugli italiani e che il conto non lo debbano pagare gli italiani», afferma in conferenza stampa. Per poi rilanciare: «Attendiamo l’esito del congresso Pd per porre» la questione di un nuovo «contratto di programma che vogliamo chiamare Italia 2014». 

Quanto a ipotesi di rimpasto, Alfano e i ministri non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Certo, premette il vicepremier, ogni valutazione spetta al Colle e al premier, ma «bisogna tener conto del voto sulla legge di Stabilità al Senato che si è tradotto in un voto di fiducia al governo». Il che vuol dire, appunto, il Parlamento si è già espresso, non c’è nulla da ritoccare nella squadra di palazzo Chigi. Infine, Alfano non chiarisce, pur nell’insistenza delle domande, quale sarà il `legame´ con la rinata Forza Italia, né tantomeno le forme di un’eventuale alleanza. Al contrario, pur ribadendo - come fanno tutti e 4 i ministri - che Ncd «non si è staccato dal centrodestra» ma anzi lo porterà a rivincere le elezioni, annuncia: «Alle europee ci presenteremo da soli, con il nostro nome e il nostro simbolo».  

http://www.lastampa.it/2013/11/28/italia/politica/alfano-vita-del-governo-dipende-da-noi-rimpasto-attendiamo-congresso-pd-G7VH3tlDJLfSKhG8z0QiIO/pagina.html

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