Sacrifici inutili, il debito sale. E il rigore ci fa solo più poveri
di Carola Olmi
Più sacrifici facciamo e più siamo poveri.
L’Italia è ormai un caso di studio e la prova provata che la politica del rigore, da sola, non ci fa diventare meno poveri, ma poverissimi. A fare i conti è l’Eurostat. Nel secondo trimestre del 2013 il debito pubblico ha toccato un nuovo record storico, arrivando al 133,3% della ricchezza prodotta in un anno, in crescita di 3 punti percentuali rispetto ai primi tre mesi dell’anno, quando era al 130,3%. È come se togliamo l’acqua da una barca che affonda usando un cucchiaino. Mentre ci dissanguiamo con tagli & tasse, il debito resta lì. E persino aumenta. Il nostro resta così il secondo debito pubblico Ue più alto dopo la Grecia (169,1%) e con uno dei maggiori incrementi tra primo e secondo trimestre di quest’anno.
In buona compagnia
I guai dell’Italia sono gli stessi guai di tutti. Perlomeno in Europa. Il debito pubblico aggregato dei 17 Paesi dell’eurozona nel secondo trimestre è aumentato al 93,4% del Prodotto interno lordo, con un incremento di 1,1 punti percentuali rispetto al primo trimestre dell’anno. Rispetto al secondo trimestre del 2012, è cresciuto anche il debito pubblico aggregato della zona euro (+3,5 %) mentre quello dell’Unione europea è salito di 2,1 punti percentuali. Non c’è niente da fare: la cura della Merkel è mortale per l’Europa. Soffriamo tutti e siamo più poveri. Un prezzo che i governi nazionali dovrebbero cominciare a tener conto se sono veramente sovrani e non succubi dei mercati finanziari e della Germania che di fatto controlla la Banca centrale europea. Una posizione dominante che consente ai tedeschi di registrare un Pil in crescita anche quest’anno, un tasso da piena occupazione fisiologica e finanziarsi a condizioni ben più vantaggiose rispetto a quasi tutti gli altri Paesi europei. Basti pensare che proprio ieri si è svolta l’ultima asta dell’anno di titoli trentennali (quelli a più lunga scadenza) in Germania ed è stata più fiacca delle attese. Berlino ha infatti collocato in asta Bund con scadenza luglio 2044 per 1,665 miliardi a fronte dell’offerta di 2 miliardi e di una domanda per 2,255 miliardi. Il rendimento medio, riporta la Bundesbank, è stato pari al 2,64%, rispetto al 2,47% dell’asta precedente di tre mesi fa, e rappresenta il top, in questo segmento, dall’ottobre del 2011. Condizioni che, per finanziarsi, l’Italia nemmeno si sogna. E pagando caro il debito, sommando interessi su interessi, grazie a uno spread ancora altissimo, nonostante sia sceso dalle vette inaccettabili nelle quali era arrivato negli ultimi giorni dell’ultimo Governo Berlusconi, l’Italia resta in recessione. Condizione dalla quale è invece uscita da ieri la Spagna.
I guai dell’Italia sono gli stessi guai di tutti. Perlomeno in Europa. Il debito pubblico aggregato dei 17 Paesi dell’eurozona nel secondo trimestre è aumentato al 93,4% del Prodotto interno lordo, con un incremento di 1,1 punti percentuali rispetto al primo trimestre dell’anno. Rispetto al secondo trimestre del 2012, è cresciuto anche il debito pubblico aggregato della zona euro (+3,5 %) mentre quello dell’Unione europea è salito di 2,1 punti percentuali. Non c’è niente da fare: la cura della Merkel è mortale per l’Europa. Soffriamo tutti e siamo più poveri. Un prezzo che i governi nazionali dovrebbero cominciare a tener conto se sono veramente sovrani e non succubi dei mercati finanziari e della Germania che di fatto controlla la Banca centrale europea. Una posizione dominante che consente ai tedeschi di registrare un Pil in crescita anche quest’anno, un tasso da piena occupazione fisiologica e finanziarsi a condizioni ben più vantaggiose rispetto a quasi tutti gli altri Paesi europei. Basti pensare che proprio ieri si è svolta l’ultima asta dell’anno di titoli trentennali (quelli a più lunga scadenza) in Germania ed è stata più fiacca delle attese. Berlino ha infatti collocato in asta Bund con scadenza luglio 2044 per 1,665 miliardi a fronte dell’offerta di 2 miliardi e di una domanda per 2,255 miliardi. Il rendimento medio, riporta la Bundesbank, è stato pari al 2,64%, rispetto al 2,47% dell’asta precedente di tre mesi fa, e rappresenta il top, in questo segmento, dall’ottobre del 2011. Condizioni che, per finanziarsi, l’Italia nemmeno si sogna. E pagando caro il debito, sommando interessi su interessi, grazie a uno spread ancora altissimo, nonostante sia sceso dalle vette inaccettabili nelle quali era arrivato negli ultimi giorni dell’ultimo Governo Berlusconi, l’Italia resta in recessione. Condizione dalla quale è invece uscita da ieri la Spagna.
Madrid cresce
La Banca centrale di Madrid ha fatto sapere che dopo oltre due anni si prevede una crescita del Pil dello 0,1% nel terzo trimestre del 2013. Un aumento che dopo nove trimestri consecutivi di cali, si accompagna a un miglioramento sul fronte dell’occupazione. La disoccupazione raggiungerà infatti, nel terzo trimestre, il dato meno negativo dall’inizio della crisi, dopo aver segnato il 26,3% nel secondo trimestre. Madrid uno, Roma zero.
La Banca centrale di Madrid ha fatto sapere che dopo oltre due anni si prevede una crescita del Pil dello 0,1% nel terzo trimestre del 2013. Un aumento che dopo nove trimestri consecutivi di cali, si accompagna a un miglioramento sul fronte dell’occupazione. La disoccupazione raggiungerà infatti, nel terzo trimestre, il dato meno negativo dall’inizio della crisi, dopo aver segnato il 26,3% nel secondo trimestre. Madrid uno, Roma zero.
Nessun commento:
Posta un commento
5 STELLE