Berardi: guerra civile europea, solleviamoci per fermarla
Scritto il 23/10/13
Potremo ritrovare la libertà solo grazie a una «sollevazione europea», partendo dalla grande manifestazione del 19 ottobre a Roma, evitando le fiammate rabbiose, «una trappola cui potrebbe seguire depressione e disgregazione». Energia popolare, da trasformare «in un processo diffuso e permanente di autonomia solidale». Per Franco “Bifo” Berardi, il popolo “ribelle” che ha sfilato a Roma è quello più consapevole, che vuole «sottrarre la società al cappio mortale del finanzismo, il capitalismo finanziario che sta portando l’Europa verso il nazismo». E’ il regime che ha tradito persino le aspettative della tecnologia, la promessa di liberare tempo-lavoro per destinarlo alla cura e all’educazione. Al contrario, la tecnologia globalizzata si traduce in disoccupazione e miseria, ulteriore sfruttamento, con sempre nuovi tagli alle spese per la scuola e la sanità. Attenzione: «Il sistema politico non può nulla contro la devastazione finanzista», perché la nostra democrazia «è stata cancellata»: come dice Draghi, «sommo sacerdote della teologia finanzista», il “patto di stabilità” procede con il pilota automatico, contro di noi.
Secondo Berardi, autore di un intervento su “Micromega”, «soltanto una sollevazione generale, che non si limiti a riempire le piazze per un giorno, ma che occupi in maniera permanente la vita quotidiana, può liberare la società dalla trappola del finanzismo». La sollevazione, precisa “Bifo”, non è un’azione militare, e neppure una ribellione momentanea, ma «il dispiegamento della corporeità sociale, il rifiuto permanente di pagare un debito che non abbiamo contratto, l’autonomia delle forme di vita di sapere e di produzione». Niente black-bloc, per intenderci: «Un’evoluzione violenta del movimento anticapitalista oggi sarebbe poco intelligente, perché nessuno crede alla possibilità di sconfiggere le forze armate degli Stati, ultimo residuo del loro potere nazionale». Ci sono state «esplosioni di violenza precaria» come quelle del 2011 in Inghilterra, scatenate dalle giovani generazioni che «si vedono promesse a un futuro di miseria e di schiavismo», seguite dall’“acampada” spagnola, da Occupy Wall Street e dalle rivolte giovanili in Tunisia e in Egitto. L’Italia? E’ rimasta ai margini, «perché molti ingenui credevano che il problema fosse riducibile al potere di un vecchio caimano mafioso». Ma ora che Berlusconi pare al tramonto, «nulla cambia se non in peggio, e la società si trova in una stretta ogni giorno più soffocante».
Lo spettacolo che ci assedia è scoraggiante: «Fiaccata dall’attacco finanzista, l’Unione Europea è un morto che cammina. Un sentimento di rancore impotente si esprime in forme di nazionalismo e di razzismo». Il Mediterraneo è «trasformato in una fossa comune», mentre «campi di concentramento razziali» sorgono «in ogni territorio dell’Unione». Sulla Grecia incombe “Alba Dorata”, in Spagna riemerge il conflitto tra nazionalismo e indipendentismo catalano, in Ungheria si affacciano «la dittatura e il razzismo». Quanto alla Francia, Berardi non crede alla sincerità democratica di Marine Le Pen, leader del Front National che ormai si presenta come forza di maggioranza. Per “Bifo”, la Bce «sta consegnando ai nazionalisti il governo del paese senza il quale “Europa” non significa niente». Il patto di pace franco-tedesco «si sta sgretolando, e crollerà quando il Front National sarà partito di maggioranza». A quel punto, «l’agonia dell’Unione lascerà il posto alla guerra civile». Fondamentale, quindi, il ruolo della “sollevazione permanente europea” in nome della democrazia solidale, a partire dal bilancio della manifestazione di Roma.
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