Di Andrea Bonzi.
«Se non si vuole lasciare degenerare la situazione più di quanto questa non sia già degenerata, c’è una sola cosa seria da fare: sospendere il congresso e fare una consultazione vera sull’accordo sulla rappresentanza sindacale», siglato lo scorso 10 gennaio da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria.
Va dritto al punto, Maurizio Landini, leader nazionale della Fiom, strappando un fragoroso applauso alla platea di delegati metalmeccanici riunita a Bologna per l’attivo emiliano-romagnolo. Un messaggio che ha un interlocutore ben preciso, la segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, e che necessita «una risposta immediata», incalza Landini. Altrimenti, questo è il pensiero del numero uno delle tute blu, «significherebbe violare lo statuto della Cgil. Non è previsto, infatti, che sia un congresso (fissato per i prossimi 6,7,8 maggio, ndr) a ratificare l’intesa siglata. Serve una consultazione chiara con assemblee tra tutti i lavoratori e le lavoratrici iscritti alla Cgil: saranno loro a decidere se confermare o ritirare la firma. Io sono pronto ad accettare il risultato». Se questa consultazione «non si farà - osserva Landini -, io rispondo ai metalmeccanici e a nessun altro».
L’accordo viene contestato dalla Fiom in quanto «limita le libertà sindacali, dando tra l’altro la possibilità di sanzionare i delegati», è l’accusa. Il testo, però, ha avuto già l’ok del direttivo Cgil, con 95 «sì», contro i 13 consensi all’emendamento sostenuto dalla sigla dei metalmeccanici. Ed è proprio quella votazione che viene considerata dai vertici del sindacato di Corso d’Italia la risposta migliore all’assalto della Fiom.
LA REPLICA DI CAMUSSO
Lo ribadisce la stessa Camusso in serata, ospite del congresso di Sel a Riccione. Dove, tra l’altro, si è visto anche il leader delle tute blu. «Landini sa bene che questa discussione al direttivo nazionale è stata fatta - spiega il segretario Cgil, chiudendo la porta alla proposta dei metalmeccanici -. Il direttivo, che è il luogo della decisione, ha deciso che il congresso continua e che nelle assemblee si discute».
Lo scontro sulla democrazia interna, insomma, si fa rovente. Non è un caso che l’affondo arrivi in Emilia-Romagna, forse la regione dove la Fiom è più forte nelle fabbriche. Non è un caso neppure che sia Bruno Papignani, segretario regionale delle tute blu che pochi giorni fa aveva paragonato la democrazia interna al sindacato come «degna di Kim Il-Sung», ad alzare ancora di più il tiro, fino a chiedere la testa di Camusso.
«Con l’accordo del 10 gennaio e con il suo atteggiamento - attacca Papignani dal palco -, noi dovremmo dire che la nostra segretaria è inadeguata al ruolo che ricopre». Una bordata accolta dalla platea con uno scroscio di applausi, mentre molti gridano «bravo». Più tardi, Landini frena: «Camusso non è in discussione, io critico le politiche della segretaria generale Cgil. Questa cosa di personalizzare lo scontro è fuorviante per i lavoratori». Ma la sostanza della giornata e dell’avviso al sindacato-madre non cambia.
Al tavolo dei relatori, insieme a Landini, ci sono il segretario regionale dell’Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, e Danilo Gruppi, l’omologo bolognese. Impietriti, come conferma più tardi lo stesso Gruppi, che era seduto in platea: «Un clima così non mi è mai capitato di affrontarlo. Quella è la nostra gente, è un campanello di allarme forte. Sta andando in scena una guerra nel gruppo dirigente della Cgil, nel momento in cui la crisi morde di più: dovremmo spendere le nostre energie per alleviare la sofferenza sociale, non per discussioni autoreferenziali». Colla va oltre, e di fatto si smarca un po’ da quanto stabilito lo scorso 10 gennaio a Roma. La scarsa discussione sull’intesa è stato un «errore tragico», tanto che «Landini e altri segretari confederali ne hanno appreso i contenuti dal sito». Poi, l’invito ad abbassare i toni. Ma Colla - che non manca di criticare le parole di Papignani - viene interrotto più volte dai delegati, che lo contestano («Vai in fabbrica»). Abbastanza scontato che, tra i delegati serpeggi l’ipotesi di scissione dalla Cgil. Ma Landini, pur rivendicando di «agire sempre a viso aperto», chiude il capitolo: «la Fiom non uscirà mai dalla Cgil».
In serata, poi, si sono espressi anche altri segretari confederali, in linea con la Camusso. Agostino Megale, numero uno dei bancari Fisac Cgil, invita Landini «ad attenersi alle decisioni prese dal direttivo» e a «superare le divisioni», consentendo «quel congresso unitario che abbiamo annunciato». Per Stefania Crogi, segretaria generale della Flai, «chi chiede la sospensione del congresso non può pensare che le regole democratiche valgano a corrente alternata». Per Walter Schiavella, segretario della Fillea
http://www.unita.it/economia/landini-camusso-fiom-cgil-congresso-sospensione-botta-risposta-contratto-rappresentanza-10-gennaio-1.547360?page=2
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