Imu-Bankitalia, decreto approvato dalla Camera con la “ghigliottina” della Boldrini
Insulti e parapiglia, deputata M5s: “Schiaffeggiata da questore Scelta Civica”
Tumulti proseguiti anche e soprattutto durante la votazione: i deputati del M5s si sono gettati sul banco del governo occupandoli e hanno cominciato a fischiare con fischietti. Alcuni erano imbavagliati. E’ scoppiata una rissa. I Cinque Stelle denunciano un’aggressione nei confronti di una loro deputata Loredana Lupo: “Il questore l’ha colpita facendole perdere una lente. Non è la prima volta che accade. E anche lui l’ha ammesso” dice Angelo Tofalo. I Cinque Stelle annunciano anche che stanno per sporgere denuncia per il fatto accaduto e aggiungono che si tratta di Stefano Dambruoso, montiano di Scelta Civica, ex pm antiterrorismo e soprattutto questore della Camera.
Tumulti proseguiti anche e soprattutto durante la votazione: i deputati del M5s si sono gettati sul banco del governo occupandoli e hanno cominciato a fischiare con fischietti. Alcuni erano imbavagliati. E’ scoppiata una rissa. I Cinque Stelle denunciano un’aggressione nei confronti di una loro deputata Loredana Lupo: “Il questore l’ha colpita facendole perdere una lente. Non è la prima volta che accade. E anche lui l’ha ammesso” dice Angelo Tofalo. I Cinque Stelle annunciano anche che stanno per sporgere denuncia per il fatto accaduto e aggiungono che si tratta di Stefano Dambruoso, montiano di Scelta Civica, ex pm antiterrorismo e soprattutto questore della Camera.
Ma anche gli altri gruppi di opposizione si sono aggiunti alla baraonda. Mentre ancora si stava votando i deputati di Fratelli d’Italia hanno buttato monete di cioccolata e anche un fascicolo degli emendamenti che, però, non ha colpito nessuno. I deputati di Sel dopo il voto finale hanno cantato a squarciagola “Bella Ciao“. I Cinque Stelle hanno risposto cantando l’Inno di Mameli e hanno deciso di occupare l’Aula di Montecitorio. Malgrado la seduta sia stata tolta dalla presidente Boldrini immediatamente dopo aver proclamato il risultato del voto, i parlamentari M5S non sono usciti dall’Aula e hanno cominciato una “diretta pirata”.
“Ghigliottina”, Violante, Casini e Fini la minacciarono. Boldrini l’ha applicata
Con il termine “ghigliottina” s’intende la scadenza oltre la quale il presidente dell’Assemblea mette comunque ai voti l’oggetto della discussione. A prescindere da dove si sia arrivati con l’esame. La presidente Boldrini ha spiegato in Aula che “non essendo stato accolto il suo invito a ritirare le iscrizioni a parlare (erano 164) non è possibile arrivare ala conversione del decreto. Per questo mi vedo costretta a procedere direttamente alla votazione. Tutte le fasi del procedimento si sono svolte, e tutti i gruppi hanno potuto esprimersi”. A quel punto ha aperto la votazione, e si è scatenato il putiferio. E’ la prima volta che accade nella storia della Repubblica che viene applicata una misura che non esiste nei regolamenti parlamentari, e che finora era stata solo “minacciata”, tre volte: nella 13esima legislatura da Luciano Violante nella seduta dell’11 maggio 2000; nella 14esima da Pier Ferdinando Casini, nella seduta del 23 luglio 2003; nella 16esima da Gianfranco Fini nella seduta del 30 settembre 2009.
Con il termine “ghigliottina” s’intende la scadenza oltre la quale il presidente dell’Assemblea mette comunque ai voti l’oggetto della discussione. A prescindere da dove si sia arrivati con l’esame. La presidente Boldrini ha spiegato in Aula che “non essendo stato accolto il suo invito a ritirare le iscrizioni a parlare (erano 164) non è possibile arrivare ala conversione del decreto. Per questo mi vedo costretta a procedere direttamente alla votazione. Tutte le fasi del procedimento si sono svolte, e tutti i gruppi hanno potuto esprimersi”. A quel punto ha aperto la votazione, e si è scatenato il putiferio. E’ la prima volta che accade nella storia della Repubblica che viene applicata una misura che non esiste nei regolamenti parlamentari, e che finora era stata solo “minacciata”, tre volte: nella 13esima legislatura da Luciano Violante nella seduta dell’11 maggio 2000; nella 14esima da Pier Ferdinando Casini, nella seduta del 23 luglio 2003; nella 16esima da Gianfranco Fini nella seduta del 30 settembre 2009.
La “ghigliottina”, la regola che non esiste
Nel Parlamento italiano non c’è una norma che preveda espressamente la “ghigliottina” o attribuisca alle presidenze delle Camere i poteri per farla scattare. E’ previsto, invece, il contingentamento dei tempi d’esame di un provvedimento. Il che significa che esauriti i tempi prefissati si passa direttamente ai voti rimanenti senza più discussione. Ma mentre al Senato la regola del contingentamento è generalizzata e quindi, sostanzialmente, include la possibilità di “ghigliottinare” il dibattito, alla Camera, la vicenda è più complessa. Con le riforme del Regolamento del 1997 venne introdotto il contingentamento come regola generale, ma non sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Fu durante la presidenza Violante che si pose il tema se – sui decreti-legge – potesse configurarsi o meno il tema della “ghigliottina” distinto dal “contingentamento”. Ci si domandò, insomma, se, all’approssimarsi della scadenza dei 60 giorni (entro cui da Costituzione il decreto dovrebbe essere convertito) la Presidenza, a prescindere dal previo contingentamento della discussione, potesse mettere ai voti il disegno di legge di conversione. E la risposta che venne data, sia durante la presidenza Violante, sia durante quella di Casini, fu affermativa. Ma nessuno applicò mai la regola. Ci ha pensato la Boldrini.
Nel Parlamento italiano non c’è una norma che preveda espressamente la “ghigliottina” o attribuisca alle presidenze delle Camere i poteri per farla scattare. E’ previsto, invece, il contingentamento dei tempi d’esame di un provvedimento. Il che significa che esauriti i tempi prefissati si passa direttamente ai voti rimanenti senza più discussione. Ma mentre al Senato la regola del contingentamento è generalizzata e quindi, sostanzialmente, include la possibilità di “ghigliottinare” il dibattito, alla Camera, la vicenda è più complessa. Con le riforme del Regolamento del 1997 venne introdotto il contingentamento come regola generale, ma non sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Fu durante la presidenza Violante che si pose il tema se – sui decreti-legge – potesse configurarsi o meno il tema della “ghigliottina” distinto dal “contingentamento”. Ci si domandò, insomma, se, all’approssimarsi della scadenza dei 60 giorni (entro cui da Costituzione il decreto dovrebbe essere convertito) la Presidenza, a prescindere dal previo contingentamento della discussione, potesse mettere ai voti il disegno di legge di conversione. E la risposta che venne data, sia durante la presidenza Violante, sia durante quella di Casini, fu affermativa. Ma nessuno applicò mai la regola. Ci ha pensato la Boldrini.
La corsa contro il tempo e la protesta dei Cinque Stelle
Per il decreto Imu-Bankitalia è stata una corsa contro il tempo. Il decreto – contestatissimo nella parte che riguarda la banca centrale – era in scadenza a mezzanotte del 29 gennaio, quindi poche ore dopo l’ok arrivato alla Camera. Se il decreto non fosse stato approvato sarebbe tornata “in vita” la seconda rata sulla prima casa. L’ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle tuttavia era diretto alla rivalutazione delle quote della Banca D’Italia, prevista dallo stesso provvedimento. Erano 173 i deputati iscritti a parlare in dichiarazione di voto finale, per la maggior parte del Movimento Cinque Stelle. Ognuno avrebbe avuto a disposizione dieci minuti per intervenire. Se lo avessero fatto, le dichiarazioni di voto sarebbero durate 1.730 minuti (quasi 29 ore) scavallando dunque la mezzanotte quando il decreto sarebbe scaduto. A quel punto è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Essendo intervenuti (compiutamente o consegnando il testo agli stenografi) i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, la presidenza della Camera ha potuto porre la “ghigliottina”. Gianroberto Casaleggio, oggi in visita a Montecitorio, aveva partecipato alla protesta dei deputati Cinque Stelle: “La tagliola non esiste: sarebbe una decisione extraprocedurale”.
Per il decreto Imu-Bankitalia è stata una corsa contro il tempo. Il decreto – contestatissimo nella parte che riguarda la banca centrale – era in scadenza a mezzanotte del 29 gennaio, quindi poche ore dopo l’ok arrivato alla Camera. Se il decreto non fosse stato approvato sarebbe tornata “in vita” la seconda rata sulla prima casa. L’ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle tuttavia era diretto alla rivalutazione delle quote della Banca D’Italia, prevista dallo stesso provvedimento. Erano 173 i deputati iscritti a parlare in dichiarazione di voto finale, per la maggior parte del Movimento Cinque Stelle. Ognuno avrebbe avuto a disposizione dieci minuti per intervenire. Se lo avessero fatto, le dichiarazioni di voto sarebbero durate 1.730 minuti (quasi 29 ore) scavallando dunque la mezzanotte quando il decreto sarebbe scaduto. A quel punto è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Essendo intervenuti (compiutamente o consegnando il testo agli stenografi) i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, la presidenza della Camera ha potuto porre la “ghigliottina”. Gianroberto Casaleggio, oggi in visita a Montecitorio, aveva partecipato alla protesta dei deputati Cinque Stelle: “La tagliola non esiste: sarebbe una decisione extraprocedurale”.
L’ipotesi dello scorporo tra Imu e Bankitalia
Il decreto del governo, che tra le altre cose contiene la norma sull’abolizione della seconda rata della tassa sulla casa, è al centro di uno scontro parlamentare durissimo da settimane perché prevede la discussa rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che farebbe guadagnare alle banche italiane fino a 4 miliardi. Il Partito democratico si era schierato contro l’atteggiamento del M5s. “Ci chiediamo, a questo punto, a cosa sia servita la sospensione di un’ora dei lavori d’aula che avevamo concesso con un atto di fiducia”, afferma il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella. “Ci aspettavamo una riflessione responsabile da parte dei deputati del M5s che, invece, si sono ripresentati in aula con proposte assurde e impraticabili”. Per dire il vero, tuttavia, durante il dibattito di oggi tutte le opposizioni (prima i Cinque Stelle, seguiti da Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia) avevano chiesto che il governo scorporasse la parte dell’Imu (per evitare il pagamento della seconda rata) da quella – contestata – su Bankitalia. La presidente Boldrini ha chiesto all’esecutivo di prendere una decisione che però non è arrivata. Da qui la prosecuzione della protesta dei grillini. E infine la decisione della Boldrini e il voto nel caos.
La diretta dei Cinque Stelle dall’Aula di Montecitorio
Il decreto del governo, che tra le altre cose contiene la norma sull’abolizione della seconda rata della tassa sulla casa, è al centro di uno scontro parlamentare durissimo da settimane perché prevede la discussa rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che farebbe guadagnare alle banche italiane fino a 4 miliardi. Il Partito democratico si era schierato contro l’atteggiamento del M5s. “Ci chiediamo, a questo punto, a cosa sia servita la sospensione di un’ora dei lavori d’aula che avevamo concesso con un atto di fiducia”, afferma il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella. “Ci aspettavamo una riflessione responsabile da parte dei deputati del M5s che, invece, si sono ripresentati in aula con proposte assurde e impraticabili”. Per dire il vero, tuttavia, durante il dibattito di oggi tutte le opposizioni (prima i Cinque Stelle, seguiti da Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia) avevano chiesto che il governo scorporasse la parte dell’Imu (per evitare il pagamento della seconda rata) da quella – contestata – su Bankitalia. La presidente Boldrini ha chiesto all’esecutivo di prendere una decisione che però non è arrivata. Da qui la prosecuzione della protesta dei grillini. E infine la decisione della Boldrini e il voto nel caos.
La diretta dei Cinque Stelle dall’Aula di Montecitorio
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