Dopo Marchionne, Squinzi: “se usciamo dall’Euro, il PIL fa -30%”. Vi spieghiamo perche’ non e’ cosi’ e la nostra interpretazione del perche’ di tali affermazioni.
Di recente Sergio Marchionne disse:
“Se l’Italia esce da euro Fiat fermerà tutti gli investimenti …. l’ingovernabilità non porterà al rinvio degli investimenti a meno che non ci sia una decisione drastica come l’uscita dall’euro”
Rimasi a bocca aperta da tali affermazioni: “un imprenditore dice che investe se c’e’ ingovernabilita’, che storicamente alimenta incertezza ed inefficienza, ma smette di investire se l’Italia esce dall’EURO, e quindi svaluta, e quindi rende le merci di quello stesso imprenditore piu’ competitive“. Apparentemente le cose dette da Marchionne non hanno senso alcuno, ma Marchionne e’ tutt’altro che uno sprovveduto, ed in coda all’articolo potreste comprendere il perche’ delle sue dichiarazioni.
Di recente si sono aggiunte le Dichiarazioni di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, qui riprese dal Sole 24 Ore:
«È folle chi pensa che possiamo fare a meno dell’euro». Lo ha detto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, nel corso del suo intervento ad un incontro dedicato all’Europa all’università Bocconi a Milano.«Questo comporterebbe l’abbassamento del 30% del pil in poco tempo; Sarebbe come fare un passo indietro di 20 o 30 anni».Squinzi assicura che le cifre sono esatte: «Questo – ha precisato incontrando i giornalisti al termine dei lavori – é una elaborazione del centro studi Confindustria»
L’affermazione di Squinzi e’ pesantissima. Nemmeno i Politici piu’ filo-europeisti si azzardano a fare in questa fase affermazioni del genere. Perfino negli ambienti della dirigenza e burocrazia europea, nonche’ nei governi europeisti piu’ accesi, si sentono ammissioni che “qualcosa non va” nel meccanismo europeo, e nessuno si azzarda a frasi di questo tipo.
Perfino Romano Prodi che e’ la persona che piu’ di ogni altro e’ responsabile dell’ingresso dell’Italia nell’Euro, e che nel 1998 affermava:
«Oggi a Bruxelles è nata la moneta unica, oggi l’Italia è più forte, abbiamo preso un impegno e l’abbiamo mantenuto, l’euro è la garanzia del nostro futuro, ora potremo vincere la gara con gli altri colossi economici del mondo…»,
di recente ha detto:
“Nessuno ha interesse a buttare a mare l’Euro, non certo la Grecia, non certo l’Italia, ma soprattutto non certo la Germania …. la Germania non ha mai potuto accumulare un surplus, solo nell’ultimo anno ha avuto un surplus di quasi 200 miliardi di euro …. La vera Cina.. è la Germania …. Quando arriviamo al sodo la comunità degli affari tedeschi non ha alcuna intenzione di abbandonare l’Euro“.
I toni, a ben leggere, sono infinitamente piu’ cauti di quelli di Squinzi, e tra le righe c’e’ la chiara ammissione che qualcosa non ha funzionato.
Analizziamo nel dettaglio le affermazioni di Squinzi:
AFFERMAZIONE NUMERO 1 – «È folle chi pensa che possiamo fare a meno dell’euro».
Commento: e’ la classica affermazione pro-euro degna della STASI…. dare del “folle” al tuo avversario. Inutile spenderci parole.
AFFERMAZIONE NUMERO 2- «Questo comporterebbe l’abbassamento del 30% del pil in poco tempo».
Commento: l’affermazione e’ interessante e precisissima. Non c’e’ persona al mondo che non sappia che se tornasse la LIRA questa svaluterebbe. Essendo:
PIL = DOMANDA INTERNA + ESPORTAZIONI - IMPORTAZIONI
Se un ipotetica LIRA svalutasse per esempio del 10%, avrebbe un impulso sulle esportazioni ed un calo sulle importazioni. Per cui la componente estera del PIL aumenterebbe. Per cui, se fosse vera l’affermazione di Squinzi, per avere un calo del 30% del PIL ci dovrebbe essere un tracollo della domanda interna dell’ordine del 45-50%. I conti sono semplici:
- Per ogni 10% di svalutazione, si ha un impatto sul PIL pari a circa il 3% (considerando che tanto Import, quanto Export pesano per circa il 30% del PIL)
- Per ogni 10% di caduta della domanda interna, l’impatto sul PIL e’ al massimo del 7% (infatti la domanda interna e’ coperta al 30% da importazioni)
- Se la Domanda interna calasse del 45-50%, crollerebbe anche il Costo del Lavoro, e cio’ implicherebbe un ulteriore impulso alla componente estera del PIL
In sintesi Squinzi afferma che Consumi ed Investimenti si dimezzerebbero in poco tempo. L’affermazione appare quanto meno azzardata e non si comprende la ragione di tale collasso.
Tra l’altro nelle nazioni che sono uscite storicamente da cambi fissi e’ SEMPRE accaduto esattamente l’opposto, ed il PIL e’ aumentato, perfino nella disastrata Argentina.
AFFERMAZIONE NUMERO 3- «Sarebbe come fare un passo indietro di 20 o 30 anni».
L’affermazione e’ interessantissima: il passo indietro del Paese c’e’ gia’ stato, ma Squinzi sembra ignorarlo.
Squinzi ignora che l’Italia ha perso negli ultimi 5 anni quasi il 10% di PIL, e che il PIL del 2013 in termini reali e’ identico a quello di 15 anni fa. Il passo indietro e’ in corso, in piena era EURO. I consumi petroliferi gia’ oggi sono identici a quelli di 40 anni fa e le vendite di auto a 30 anni fa.
Giusto per restare nel mondo che Squinzi rappresenta, diamo uno sguardo alla Produzione industriale, che guarda caso e’ in era EURO tornata indietro esattamente di 25 anni.
AFFERMAZIONE NUMERO 4- «Questo é una elaborazione del centro studi Confindustria».
Ottimo, e’ un elaborazione del CSC. Verifichiamo: qui il LINK del Centro Studi Confindustria
Ovviamente non c’e’ nessuno studio pubblicato da CSC, e fanno bene a non pubblicarlo, se no verrebbe demolito in 2 nano-secondi.
Ovviamente di studi ne circolano molti in RETE, specie condotti all’estero, e praticamente tutti sostengono esattamente l’opposto di quanto sostiene Squinzi. Qui alcuni Studi, corredati da ipotesi, grafici e quant’altro:
- Esclusiva Analisi: simulazione di cosa accadrebbe con e senza EURO. (Scenarieconomici.it)
- Studio “Bertelsmann Stiftung”: in caso di rottura dell’EURO grossi guai per la Germania (Bertelsmann Stiftung)
- Game theory and euro breakup risk premium – Cause and Effect (Bank of America e Merrill Lynch)
- L’impact d’une sortie de l’Euro sur l’économie française (Jacques Sapir)
CONCLUSIONI: PERCHE’ SQUINZI HA FATTO QUESTE AFFERMAZIONI E SOSTIENE L’EURO A SPADA TRATTA?
La vera domanda da porsi e’ proprio questa. Squinzi, nei primi mesi di reggenza alla Confindustria aveva anche fatto affermazioni interessanti. Di certo, inoltre, non e’ l’ultimo arrivato, e se fa una qualche affermazione, di certo avra’ le sue ragioni.
Fatto sta, che in termini macro-economici, l’ingresso nell’EURO ha prodotto un tracollo tanto in termini di produzione, quanto di utili aziendati, al tessuto industriale italiano, ed una persona come Squinzi non puo’ non essere a conoscenza di cio’.
L’uscita dall’EURO avrebbe come maggior beneficiario proprio l’economia industriale manifatturiera che Squinzi rappresenta.
Ma allora, perche’ Squinzi difende l’EURO? Perche’ si spinge in affermazioni che parlano di “follia” e che oltrepassano in terrorismo quelle dei banchieri e degli Eurocrati? Perche’ snocciola cifre e non mostra gli studi a supporto delle stesse?
In sintesi Squinzi s’e’ pesantemente “esposto”. Probabilmente perche’ e’ alla ricerca di una qualche contropartita. Vediamo le affermazioni degli ultimi giorni di Squinzi:
“L’Ue deve fare una riflessione e abbandonare una politica di rigore così stringente sui parametri di bilancio, e fare investimenti per la crescita…. di solo consolidamento si puo’ anche morire”.“Alcune risorse nel paese ancora ci sono. Da imprenditore produco in 32 paesi, e so bene che nonostante tutto nelle nostre università la qualità delle risorse umane è altissima”“La prima priorita’, quella assoluta, è il pagamento dei debiti della Pa ; la seconda è l’intervento sul costo del lavoro; la terza è l’armonizzazione degli interventi sull’Imu, specialmente quelli che impattano sull’attività produttiva, cioè i capannoni».
In estrema sintesi Squinzi e’ impegnato in questa fase nel chiedere (a Governo ed UE) in ordine:
A) Piu’ spesa Pubblica attraverso Investimenti (da fare ovviamente a Deficit)
B) Detassazioni su Costo del Lavoro e su IMU dei Capannoni (da fare ovviamente a Deficit)
C) Il Pagamento dei Debiti della PA verso le Imprese (da fare ovviamente a Debito)
IN ESTREMA SINTESI SQUINZI E’ IMPEGNATO NELLA SOLITA POLITICA CORPORATIVA DI RICHESTA DI “GRANA PUBBLICA” A BREVISSIMO TERMINE, DA ATTUARSI A SPESE NON SI SA BENE DI CHI (CERTAMENTE DEI NOSTRI FIGLI): LO STESSO GIOCHETTO CHE VEDIAMO DA PARTE DI OGNI CORPORAZIONE IN ITALIA DA DIVERSI DECENNI.
Il bello e’ che Squinzi e Confindustria otterranno ben poco, ed anche se ottenessero qualcosa, di certo questo qualcosa non risolverebbe i problemi di fondo dell’Industria Italiana che Squinzi rappresenta.
PERCHE’ NON TUTTE LE IMPRESE AVREBBERO INTERESSE AD USCIRE DALL’EURO
E’ evidente che da un uscita dall’EURO si avvantaggerebbero la quasi totalita’ delle Imprese Italiane. Ogni affermazione generale, comunque, ha delle eccezioni ben precise. Un’uscita dall’EURO dell’Italia creerebbe problemi ad alcune specifiche imprese:
a) Alle imprese Italiane fortemente indebitate con Banche Estere, che quindi dovrebbero pagare i debiti in Euro e non nelle svalutate neo-Lire
b) Alle imprese Italiane che hanno massive produzioni all’estero, e che usano tali stabilimenti de-localizzati, per importare massicciamente in Italia.
In sintesi il 95% delle Imprese Italiane avrebbe vantaggi enormi da un uscita dell’Italia dall’EURO. Ma un 5% di Imprese (che ricadono nelle casistiche a. e b. citate), essenzialmente grandi gruppi che hanno fortemente delocalizzato o investito all’estero, ma che hanno ancora nell’Italia un grande mercato di sbocco, avrebbero da perderci.
Faccio presente che la FIAT (Marchionne s’e’ espresso con toni analoghi sulla questione Euro di Squinzi), produce in Italia appena 400.000 automobili su 4 milioni del Gruppo, e che la MAPEI (di cui Squinzi e’ amministratore) ha solo 7 stabilimenti in Italia e ben 39 all’estero. Forse forse ricadono nelle categorie di cui sopra. Ovviamente Marchionne fa bene a difendere gli interessi dell’impresa che dirige, mentre un po’ meno comprensibile e’ Squinzi (visto che dovrebbe rappresentare l’interesse della globalita’ delle Imprese industriali Italiane, e non una minoranza delle stesse).
Attendiamo con interesse lo Studio della CSC, se mai verra’ pubblicato ….. (sempre pronti a cambiare idea).
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