spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 19 novembre 2013

CON PD RETTO DA RENZI E LA COALIZIONE CON IL NUOVO CENTRODESTRA POTREBBE NASCERE LA NUOVA DC, UN RITORNO ALLE ORIGINI.

La scissione del Pdl: che prospettive ha?





Non se ne poteva più, fra indecisioni, annunci, ripensamenti, nuove rotture, ricuciture, mediazioni, rinvii.. era diventata una telenovela; finalmente siamo arrivati allo sbocco finale: la scissione c’è ed Alfano se ne va per i fatti suoi. Ancora non sappiamo con quanti parlamentari, ma si parla di una trentina di senatori ed altrettanti deputati. Non moltissimi, ma sufficienti a mandare avanti Letta, anche senza i voti della nuova Fi. Allora cerchiamo di capire che si profila all’orizzonte.

In una prima battuta direi che Letta ha delle difficoltà ma superabili: se Fi resta nella maggioranza reclamerà ministri suoi, se ne uscirà ci saranno le dimissioni di un certo numero di vice ministri e sottosegretari. Nello stesso tempo ci saranno richieste degli scissionisti di Scelta Civica, che non si sentono rappresentati nel governo. Dunque, sembra difficile non procedere ad un rimpasto. E qui c’è un problema tutto politico: come redistribuire i posti eventualmente lasciati liberi dai berlusconiani?

Se li si lascia vuoti, il governo assume una netta coloritura Pd (il che, poi, corrisponde alla realtà parlamentare di una maggioranza per 4/5 Pd) che manda a farsi friggere la retorica delle “larghe intese”. Sarebbe un normale governo di coalizione fra il Pd e due o tre formazioni minori (i due tronconi di Sc e gli alfaniani). Il che distruggerebbe la credibilità degli alfaniani, che andrebbero a fare il cespuglio del Pd e potrebbe scontentare i “popolari” di Sc che, non sentendosi rappresentati nel governo, potrebbero passare all’opposizione, mettendo di nuovo a rischio la maggioranza al Senato, dove i numeri non sono molto larghi.

Vice versa, se i posti liberi vengono usati per fare spazio ad alfaniani e centristi vari, questo permette di fare ancora la scena delle “larghe intese”, ma ha l’inconveniente di “gonfiare” la presenza del centro, alimentandone la presa elettorale. Per di più, questo potrebbe avere un altro effetto controintuitivo: aumentare la litigiosità del governo invece di placarla.

Spieghiamoci meglio: gli alfaniani avranno il problema di difendersi dalle aggressioni degli ex amici di partito, che insisteranno su due punti, la subalternità al Pd e il cedimento sulla politica fiscale. Se si mostrassero troppo arrendevoli, finirebbero per dare ragione a queste accuse e ciò li condannerebbe a risultati elettorali molto bassi (farebbero fatica anche a mettere insieme un 4% senza allearsi ai casiniani). Dunque, dovranno cercare visibilità facendo i tignosi su una serie di questioni che, sino ad oggi, sarebbero passate senza troppa resistenza.

Realisticamente i punti di resistenza sarebbero la politica fiscale e la legislazione in materia di diritti gay, fine vita ecc. Anche i due tronconi di Sc duellerebbero sullo stesso piano, con i montiani più rigoristi ed i casiniani più ostili alla pressione fiscale. Dunque, contrariamente alle aspettative di Letta, potrebbe venir fuori un governo meno omogeneo di ieri e dalla vita più difficile. Ma si tratta di problemi che potrebbero anche essere superati in qualche modo.

Alfano rischia di fare la fine di Fini, come già gli ha cordialmente augurato il suo vecchio protettore ed è in questi pochi mesi che si gioca la partita: se alle europee Alfano non supera il 4% da solo l’operazione del nuovo centro destra è fallita e la scelta che gli si prospetta è quella di tornare all’ovile, sperando di essere ripreso come il “figliol prodigo” o allearsi stabilmente con il Pd come portatore d’acqua. Quindi deve darsi da fare adesso.

Dalla sua ha alcune carte: le simpatie di alcuni “poteri forti” (o meno deboli degli altri) come il Quirinale, la Curia vaticana, alcuni ambienti finanziari, la Bce. Elettoralmente, salvo l’apporto di Cl, tutto questo non vuol dire molto, ma può procurare soldi. Molto dipende dalla capacità degli scissionisti di portarsi via pezzi significativi di base elettorale del vecchio Pdl, il che pare che stia accadendo in Sicilia ed, in misura più modesta, nelle altre regioni meridionali. Al contrario, le cose non vanno granché bene nel centro nord dove le adesioni scarseggiano, salvo per l’apporto ciellino in Lombardia.

Dunque, il primo errore che Alfano deve evitare è quello di chiudersi nel Palazzo –come fece Fini-: lui ed i suoi uomini devono mettersi a galoppare a pancia a terra in giro per l’Italia (cosa che, nei limiti delle sue possibilità fisiche e di libertà personale, farà sicuramente il Cavaliere). E devono inventarsi qualcosa che dimostri che loro sono un’alternativa alla sinistra più credibile del Cavaliere. Non basta dire “noi siamo il futuro” quando poi alle spalle hai le facce di Cicchitto, Lupi, Formigoni ecc che proprio di futuro non profumano. In questo tentativo di accreditamento come “destra del futuro” hanno dalla loro il destino giudiziario del Cavaliere: la decadenza appare vicina e, se si dovesse votare a scrutinio segreto, sarebbe ancora peggio perché proprio gli alfaniani potrebbero giocare qualche brutto scherzo, e questo significa che il Cavaliere non potrebbe neppure candidarsi alle europee; poi verrà il momento dell’esecutività della pena, che ne ostacolerà i movimenti. In prospettiva ci sono le altre condanne e la possibilità di misure cautelari da parte di altre procure… Certo il Cavaliere potrà giocare la carta della vittima dei complotti giudiziari, ma, a lungo andare, la cosa sta stufando anche una parte del suo seguito elettorale. Infine, Berlusconi appare fisicamente logorato, stanco, fragile come nell’autunno 2006 quando dovette farsi operare al cuore negli Usa. Di sicuro, sette anni, a quella età pesano, soprattutto quando si debba reggere –per ragioni diverse- uno stress particolarmente intenso.

Dunque, proprio il rischio di una debàcle del Cavaliere potrebbe alimentare una frana dei gruppi parlamentari di Fi schiudendo la porta verso il successo ad Alfano: senza Berlusconi Fi non esiste ed anche una leadership della figlia reggerebbe molto poco. E poi chi altro ci sarebbe? Fitto? La sua migliore creazione è stata Vendola. Di Verdini, Brunetta, e compagnia servente non diciamo neppure.

Dunque, se il “Nuovo Centro Destra” (o come si chiamerà questo strano oggetto) dovesse avere un risultato decente alle europee (diciamo dal 5% in su) e la legislatura dovesse resistere, nel giro di qualche anno potremmo assistere alla rinascita della Dc ed il Pd perderebbe per l’ennesima volta. Anche perché molte cose fanno presagire con non voteremo nel 2015, ma nel 2016 (ne riparleremo) ed il tempo gioca a favore non del Pd ma della nuova destra cattolica alfaniana.

E sarebbe l’ennesima conferma della incapacità del Pd di essere tempestivo e di afferrare le occasioni favorevoli al volo. Per ora stiamo a vedere.

Aldo Giannuli

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