spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

venerdì 31 maggio 2013

Il fracking produce scorie e innesca il sisma.

«Tossiche e radioattive: fermate le trivellazioni»

Pienone a Mirandola per gli scienziati D’Orsogna, arrivata dagli Usa, e Ortolani «Il fracking produce scorie e innesca il sisma: vietatelo e chiedete trasparenza».





    MIRANDOLA. Un palazzetto dello sport esaurito per saperne di più su trivellazioni, gas, petrolio e sulla loro interazione con territorio.
    È stata un evento la conferenza dei grandi esperti del settore, Maria Rita D’Orsogna, ricercatrice presso l'università di Los Angeles, e Franco Ortolani, dell'ateneo di Napoli.
    La serata, organizzata dal Movimento a cinque stelle, ha voluto essere un incontro informativo sulle varie tecniche di fracking e trivellazioni avvenute in Emilia, in relazione ai profondi danni che esse possono provocare nel sottosuolo.
    La dottoressa D'Orsogna ha iniziato partendo dal gas e dal suo processo di estrazione: «In Italia molte persone, tra cui politici, pensano che la tecnica del fracking sia d’avanguardia e innovativa. In realtà è molto invasiva e spesso quando si arriva a trivellare in profondità, si incontrano rocce prima di arrivare al gas e quindi si immettono dei fluidi corrosivi per spaccarle. Questi composti presentano molte sostanze tossiche e anche radioattive, dannose sia per l'ambiente e soprattutto per la nostra salute. I petrolieri e le varie aziende dichiarano che questi fluidi vengono poi smaltiti attraverso pratiche certificate e pienamente sicure, ma sappiamo bene che purtroppo non è cosi. Spesso vengono rilasciati in mare a anche nelle campagne, inquinando ciò che mangiamo e respiriamo».
    D'Orsogna ha chiarito come queste tecniche di fracking siano troppo invasive nella roccia sottostante le nostre abitazioni e la loro “stimolazione” porterebbe delle cariche energetiche molto forti nel sottosuolo che, in un qualche modo prima o poi dovranno scaricare.
    Di questo parere è anche il professor Ortolani: «I diversi sollecitamenti che vengono intrapresi come il fracking o i fluidi di iniezione per corrodere le rocce e arrivare al gas, possono provocare una forte spinta della crosta terrestre come nel caso dell'Emilia. La Regione si è trovata davanti a un grosso problema e deve fare chiarezza su queste pratiche. Io sono del parere che ci vogliano persone brave e competenti, che non facciano gli interessi di aziende private ma di noi cittadini, i diretti interessati». Ortolani ha aggiunto anche che la Bassa presenta faglie attive sismogenetiche e quindi andare a stimolarle ulteriormente può provocare sismi e sollecitazioni energetiche. Per questo motivo ha ricordato quanto sia essenziale una legge che regolamenti e distingua le aree con faglie attive e vieti la perforazione e l'immissione di fluidi.
    Il tema è complesso, lo ammettono anche i due professori, però è essenziale cercare di fare chiarezza e informare i cittadini su ciò che è stato fatto in Emilia e sulle possibili correlazioni di certi interventi con il sisma.
    «Ci vuole trasparenza - conclude Ortolani - e le persone che lavorano in questi processi devono essere elette da noi cittadini e totalmente fuori da possibili introiti che possano ledere le nostre vite. Ci sono attività, come il fracking e la iniezione di fluidi che devono essere vietate e questa dovrebbe essere la priorità per salvare il nostro bellissimo paese». D’Orsogna, cui gli organizzatori hanno pagato il viagio dalla California pur di averla nella Bassa, replicherà le conferenze a Fabbrico, il 3 giugno, al parco Cascina. Poi sarà a Bagnacavallo e Ravenna.
    Serena Fregni

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