spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

venerdì 31 maggio 2013

Ma il Pd è una palla al piede?

di Luca Sappino












E' quanto sostengono Debora Serracchiani e Matteo Renzi, secondo cui i buoni risultati alle comunali sono solo merito dei singoli candidati e non del partito. Ma tra i democratici c'è chi si ribella: 'E' una stupidaggine'(31 maggio 2013)«Dire che ci hanno votato nonostante il Pd è un filino supponente. Ci hanno votato perchè i candidati a sindaco, a consigliere comunale e i volontari, che nonostante tutto hanno ascoltato e fatto proposte, sono il Pd». Così Giuditta Pini, neodeputata modenese, una dei più noti nella pattuglia dei Giovani Democratici, risponde d'orgoglio a Debora Serracchiani. A confronto sono due diverse letture dei risultati delle amministrative. «Io e Ignazio Marino vinciamo nonostante il Pd: il mio partito non ha dato una mano ai suoi amministratori», dice infatti la nuova governatrice del Friuli. L'opinione però, è tutt'altro che condivisa, e il Partito non ci sta a farsi liquidare come "bad-company". 

Il secondo turno delle amministrative, con quasi ovunque i candidati di centrosinistra avanti e spesso convinti della vittoria, potrebbe confermare quella che ormai è una tendenza: il centrosinistra e il Pd vincono quando il candidato è estraneo alle burocrazie romane, al Partito, e più progressista. O almeno quando come tale è vissuto. E' stato così ai tempi dei sindaci arancioni, Emiliano, Pisapia e Zedda. E' stato così per Debora Serracchiani. E ora sembra che così sarà per Ignazio Marino e per i candidati di questa tornata. La teoria vuole che questa dirigenza diffusa e insofferente possa riscattare il Pd, perché dal Pd dei palazzi romani e delle larghe intese sono cosa assai diversa. E' così? 

Sì, almeno secondo Matteo Renzi: «I sindaci salveranno il partito democratico», dice a La7, il sindaco di Firenze, facendo finta di non parlare anche di se. «Non è stato il Pd ad eleggere i sindaci» spiega, perché «fare il sindaco significa sistemare le buche, tenere aperte le scuole, lavorare concretamente: quando mettiamo facce credibili, i sindaci danno una mano». Poi però Renzi aggiunge, per spegnere l'ultimo entusiasmo: «noi abbiamo fatto il sorpasso in retromarcia, perché è calata l'affluenza». Diciamo quindi che, nonostante i sindaci salvatori (spesso - si intende - renziani), «abbiamo perso meno degli altri». Merito della goodcompany, che a Roma, ad esempio, per  Angelo Rughetti, renziano di Rieti, conferma che «una politica positiva, slegata dai pasticci che combina il Pd a livello nazionale, e che ha il suo riferimento nel lavoro di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio», porta «un risultato importantissimo». 

Non solo i sindaci, dunque, ma anche e soprattutto i partiti locali, che quindi scaricano le colpe su «un partito nazionale», a questo punto non si capisce bene delegato da chi. E se Giuditta Pini fa notare che dietro le vittorie dei sindaci ci sono i militanti e quel Pd tanto maltrattato, Enzo Lattuca, anche lui neo deputato, il più giovane di tutti, dice appunto che così è, ma solo nei territori: «Non è vero quello che dice la Serracchiani - secondo Lattuca - perché il Pd che vince non è il suo né quello di altri, ma è il Pd dei territori, che vince, unito, perché è cosa assai diversa dal Pd romano». Diverso e migliore, si intende, «perché chi fa politica nei territori è ancora al contatto con la realtà», cosa che a chi sta a Roma, e comanda il partito, evidentemente non riesce. 

Nico Stumpo è uno di loro, forse il simbolo, quando era responsabile dell'organizzazione del Pd, con Bersani segretario. «Non c'è nessuna badcompany», dice. E il motivo è semplice: «Il voto dato al Pd è un voto dato al Pd», perché di Pd ne esiste uno, anche se complesso, che soprattutto «vince in virtù delle scelte politiche che fa». Per Stumpo è indiscutibile il valore aggiunto portato dai candidati, «che è il risultato anche di un sistema elettorale che li mette al centro dell'attenzione e della coalizione». Senza la ditta, però, andrebbero poco lontano: «anche il migliore dei candidati - dice Stumpo - se si candida altrove non prende certo i voti del Pd». 

Altro uomo simbolo è il tesoriere Misiani che - prima di difendere il finanziamento pubblico, paventando la cassa integrazione per i quasi duecento dipendenti del partito - twitta: «E' una stupidaggine dire che vinciamo nonostante il Pd». Anzi, «il Pd è stato determinante per il buon risultato del centrosinistra in queste amministrative». In perfetta linea col segretario

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