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PENSATOIO DI IDEE

lunedì 27 maggio 2013

Mario Draghi ha lanciato l’allarme sulla disoccupazione giovanile

Draghi scopre la disoccupazione






      











Parlando ad una platea di finanzieri della City londinese e di politici britannici, Mario Draghi ha lanciato l’allarme sulla disoccupazione giovanile che rappresenta “una minaccia per la stabilità sociale” dell’intera Unione europea. Il presidente della Banca centrale europea ed ex vicepresidente europeo della Goldman Sachs giocava in casa ma curiosamente ha smesso le vesti del finanziere per assumere una impronta più politica e più “sociale”.
Lo preoccupa, ha ammesso, una guerra tra generazioni, tra giovani e vecchi. Sono necessarie riforma che assicurino una maggiore equità e giustizia per evitare che le conseguenze della flessibilità del lavoro ricadano sui giovani. A preoccupare Draghi è l’alto livello di disoccupazione giovanile che in alcuni Paesi dell’Unione è decisamente preoccupante. In Italia ad esempio è vicina al 40%. Per Draghi si tratta di “una piaga” che si deve curare. In alcuni Paesi, la struttura del mercato del lavoro deve essere riformata per riequilibrare il sistema ed evitare che le nuove generazioni ne siano penalizzate. Ma non era stato lo stesso Draghi a sostenere la necessità di una riforma del mercato del lavoro all’insegna della flessibilità? Un termine che significa precariato, straordinari e premi di produzione in base al principio: lavora e produci e stai attento perché se ti ammali ti licenzio. Come negli Usa. Evidentemente anche per Draghi la situazione deve essere fuori controllo e le rivolte di piazza greche potrebbero essere esportate nel resto dell’Unione.
Il banchiere ha comunque difeso i prestiti della Bce alle banche (1.000 miliardi di euro al tasso dell’1%) e la decisione di comprare titoli da 1 a 3 anni dei Paesi in difficoltà con i conti pubblici per calmierare lo spread con i Bund tedeschi. Una misura che si muove in parallelo con quella del Fondo permanente salva Stati che, per gli stessi motivi, si è messo a comprare titoli decennali. Quelle misure, ha rivendicato, hanno dato ossigeno a Paesi che si trovavano sotto la pressione di mercati guidati dal panico e che stavano spingendo l'economia in una posizione dove i tassi d'interesse troppo alti avrebbero dato l’idea di una bancarotta imminente.
L’ex Goldman Sachs resta comunque ottimista perché vede segnali incoraggianti sul miglioramento delle condizioni finanziarie visto che gli spread dei titoli pubblici si sono ridotti notevolmente. Infine, ignorando di non aver imposto alle banche di utilizzare i prestiti per sostenere l’economia reale, le famiglie e le imprese, Draghi ha sostenuto che nonostante il credito bancario a famiglie e imprese resti ancora anemico, si registrano segnali di miglioramento anche sul fronte dei prestiti. Ma quando mai visto che la recessione sta peggiorando ovunque! Ma Draghi non demorde. A suo dire, oggi si può dire che l'unione economica e monetaria è più stabile rispetto ad un anno fa. Sì, più stabile sull’orlo del burrone.

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