spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

lunedì 27 maggio 2013

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro

Scritto il 23 maggio 2013  da Agata Marino

L’italia è una repubblica fondata sul lavoro, mai fu così importante questo passo della nostra vecchia costituzione!
In questi anni abbiamo visto una politica distruttiva applicata da incapaci governanti che ci hanno ridotto allo stato attuale.
Le perle della nostra industria, e non parlo di Fiat, sono state massacrate, consegnate in pasto a giustizialismi politici( che poi hanno portato a nulla di fatto!) e ad una burocrazia messa li solo per complicare la vita alle imprese che, costituiscono ricchezza e ci onorano con il loro prestigio in tutto il mondo.
Quindi come uscirne?
Occorre proseguire con politiche economiche efficaci e credibili, che interrompano la spirale recessiva che mai è  stata così grande a differenza del resto dell’, una  che ci colpisce ormai dal 2008 che ha portato alla chiusura di aziende, perdita di posti di lavoro e smembramenti di società che assumevano e producevano ricchezza.
L’italia ha bisogno di riforme, importanti che vadano a tutelare i , per una volta i politici dovrebbero lavorare a questo. A noi italiani non interessa nulla di processi come quello di Ruby, mentre processi dove ci sono state presunte mazzette come quelle intascate da Penati cadono in prescrizione. Non ci interessano i soldi che prendono i politici ma ci interessa che sappiano fare il loro dovere… LAVORANDO! Fare il politico non è solo prestigio e tornaconto personale! dovrebbe essere un sacrificio, l’aiuto al paese!
Siamo in un paese dove è più importante salvare una banca alla quale si da tutto per salvarla e siamo nello stesso paese nel quale tu cittadino che hai pagato tasse e salvato con i tuoi sacrifici una banca ti vedi respingere un mutuo, un finanziamento o addirittura un fido che ti permette di investire sulla produzione, sull’innovazione e sul lavoro.
Ora vi inserisco l’interessante articolo di di Ida Magli source che parla, con una certa amarezza che condivido, della situazione attuale e di come si assista allo smembramento delle nostre ricchezze
È diventato difficile in Italia, dagli ultimi giorni del 2011 ad oggi, rendersi
conto del passare del tempo, cercare di padroneggiarlo rievocando gli avvenimenti e tentare di fare il punto della situazione.
In realtà si è trattato di un tempo-non tempo, affondato per i cittadini in una specie di limbo, immobile ed oscuro, di cui non si sa nulla perché non è stato mai sperimentato in precedenza e dal quale quindi si aspetta che siano gli esperti, i politici a traghettarci, nella nostra veste di “ombre”, verso la luce.
Ma i politici sanno bene che questa strada non esiste perché l’unica possibile comporterebbe rimettere in questione l’unione europea, cosa che nessuno vuole fare e neanche osa porre di fronte a sé.
Ripetono, perciò, che si vede la luce in fondo al tunnel ma è il tunnel che non è per nulla un tunnel, ossia un corridoio da percorrere per raggiungere una meta: è invece la situazione, è la realtà.
Anche se è vero che la crisi economica è drammatica, lo stato di atonia nel quale si trovano i popoli non nasce dai debiti che è impossibile ripianare, così come non ne nascono gli atti estremi di chi uccide i propri figli prima di suicidarsi, o si getta da un ponte perché senza speranza di trovare lavoro: questi sono atti che ne rappresentano semmai un’assoluta, finale negazione.
Ci si uccide perché appunto il tunnel non è un tunnel; perché la situazione è immobile e senza senso.
La crisi è veramente crisi della politica, ossia dell’unico sistema abilitato ad agire nelle democrazie.
Le rovine che hanno travolto nel  i popoli d’Europa, sono le rovine delle imprese condotte dai politici, delle loro idee prima ancora che della loro realizzazione.
Non è possibile neanche rendersi conto di che cosa significhi affermare, come tutti affermano, che c’è la crisi della politica, la sfiducia nella politica, in un’Europa che aveva affidato tutto alla politica. Tutto, ossia “troppo”. Infatti i politici hanno costruito l’unificazione europea, e in prospettiva l’unificazione del mondo, più come sogno, come immagine ideale, che come realtà, tanto da non averne chiamato quasi per nulla i popoli a prenderne atto e a ratificarla. Tutto è stato fatto senza i popoli, con l’inganno, la finzione, la menzogna, ed è soprattutto per questo che adesso, come si vede chiaramente in Grecia, in Spagna, in Italia, i politici si ritrovano soli davanti alle rovine, così come si ritrovano soli i popoli. Una solitudine tanto più spaventosa perché si tratta di riempire con una fiducia che non c’è, l’inganno dei tanti inni cantati nell’esaltazione della democrazia. Due solitudini, quindi, che se ne stanno una di fronte all’altra, che non possono unirsi, sommarsi, confortarsi, affrontare insieme la realtà.
La disperazione nasce dal non-senso. È il non-senso, la mancanza di logica in ciò che viene prospettato come via d’uscita dai governanti, dai politici, dai sindacalisti che induce alla morte. Di fronte ad una situazione come quella odierna in cui i popoli sono spinti dai loro leader ad agire contro se stessi, contro la logica cui è stata affidata fino ad oggi la sopravvivenza della specie, quella che provvede sempre prima al domani che all’oggi, le reazioni possibili sono quelle a cui assistiamo: aderire passivamente, lasciandosi condurre come ciechi verso la, oppure darsi la morte, dandola prima ai propri figli perché laddove non c’è futuro non ci sono neanche figli.
Nelle manifestazioni che si sono svolte ieri, in apparenza contro il governo, nessuno ha pronunciato la parola “Europa”, nessuno ha indicato nell’Euro, in una moneta artificiale che appartiene, arricchendoli ogni giorno con i nostri debiti, a ricchi banchieri e a ricchissimi monarchi, la causa principale della crisi.
Dove era Rodotà, dov’era Cofferati, dove era Landini quando è stato firmato il trattato di Maastricht?
E dove erano Napolitano, , Enrico Letta, quando è stato tolto agli italiani il proprio Stato, togliendogli l’indipendenza, la libertà e la sovranità?
Mentono tutti, dunque, volutamente e consapevolmente, quando si rallegrano del rinvio del pagamento di una tassa o prospettano la possibilità di una ripresa del mercato, così come mentono coloro che in piazza promettono ai disoccupati chissà quale rivoluzione, sapendo che stiamo ormai consumando noi stessi, simili a quegli animali che, chiusi in una gabbia troppo stretta, finiscono col divorare i propri arti.
Il silenzio sulle  dell’unione europea, che hanno soffocato l’Italia fino a stritolarla, parla di ciò che appare ancora incredibile alla maggior parte degli italiani: dell’immensa capacità di menzogna e di tradimento di coloro che stanno al governo  tanto quanto dell’immensa capacità di menzogna e di tradimento di coloro che arringano in piazza i disoccupati.
Non possiamo fidarci di nessuno di quelli che possiedono anche una minima briciola di potere. Questa è l’unica sicurezza che abbiamo e dalla quale dobbiamo partire se vogliamo, come vogliamo e dobbiamo, ancora tentare di salvare l’Italia e di recuperare la libertà.


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