spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 13 agosto 2013

LA NO TAV E I MEDIA DI REGIME

No Tav, nemico pubblico: storie di lupi, pecorelle e sciacalli

Scritto il 13/8/13






I valsusini sono abituati a rovinarsi pranzi e cene ascoltando i vari Tg, sicuramente un po’ masochisti; nel tempo hanno verificato una “professionalità” nel costruire servizi menzogneri, vere montature e tutta la gamma delle notizie farlocche. Il “caso pecorella” è davvero emblematico (febbraio 2012, occupazione dell’autostrada): Marco sfotte un poliziotto soprannominandolo “pecorella”. Per giorni e giorni quel video, postato sul sito del “Corriere della Sera” (debitamente tagliato nel punto in cui Marco conclude il suo ragionamento e si spinge a dire: «Comunque vi vogliamo bene lo stesso»), diventa un mantra, l’ossessione dei Tg. Non c’è guerra al mondo, emergenza umanitaria, crisi politica, disastro in grado di superare quella notizia che diventa: La notizia del giorno. E ancora nei giorni successivi. L’intento è chiaro: strappare di dosso al movimento NoTav quella simpatia istintiva che da qualche tempo l’avvolge e fa proseliti di ribellione in tutta Italia.

La7 con il Tg condotto da Mentana è un buon esempio: puntando dritto alla telecamera in modo da irrompere nelle case degli italiani, si appresta a dare Marco, il ragazzo che chiamò "pecorella" un carabiniere, poco dopo il drammatico volo di Luca Abbà dal traliccio sul quale si era arrampicato per protesta una notizia sensazionale. «C’è sempre un momento nella storia dove succede un fatto che funziona da spartiacque». Poi  parte il servizio. Il giornalista, con voce professionale e partecipe, scandisce queste parole accompagnate da immagini tragiche: «Nelle guerre c’è quasi sempre una chiave di volta, uno snodo su cui gira la storia, qualcosa che sposta l’opinione pubblica e spinge all’intervento risolutivo, quello di “adesso basta, arrivano i nostri e la facciamo finita”. In Somalia nel ‘92 sono stati bambini che morivano di fame. A Sarajevo la strage del mercato. In val di Susa non c’è guerra, ma guerriglia sì». Somalia e Jugoslavia, scenari di guerre, accostati alle vicende della valle.


Marco il ragazzo che chiamò pecorella un
carabiniere

Di esempi di manipolazione dell’informazione ce ne sono a iosa, questo è solo uno dei casi – anche piccolo se vogliamo, ma si presta bene per fare un ennesimo ragionamento sui media e sul loro asservimento (si dice così?). Per questo, grazie alla disponibilità di alcuni come i Wu Ming (che hanno raccolto la storia), e altri che hanno correlato questo libretto, è possibile Nemico pubblico cover non far cadere la cosa e tornarci sopra restituendo (se possibile) a Marco un po’ di giustizia, un po’ di verità, ricostruendo i fatti per come sono accaduti realmente. Un atto dovuto, un risarcimento al clamore, alla violenza, alle minacce che hanno travolto lui e la sua famiglia per settimane, mesi, grazie alla gogna mediatica, al tritacarne che aveva deciso di immolarlo (colpirne uno per educarne cento).

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