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martedì 25 febbraio 2014

Federica Guidi allo Sviluppo, nuova grana per Renzi. Fassina (Pd): "Berlusconiana e con conflitto d'interessi"

Governo Renzi, tutti i conflitti di interessi del neo-ministro Federica Guidi

Da titolare dello Sviluppo Economico si imbatterà in 160 tavoli di crisi. Ma ad imbarazzare potrebbero essere gli affari di famiglia della Ducati energia (il ministro ha abbandonato ogni carica) che spesso incontrano quelli dello Stato



“Sfida bellissima. Proverò a portare in Consiglio dei Ministri, in questo mio nuovo ruolo, la conoscenza che ho maturato nel mio mestiere”. È questo il commento a caldo rilasciato da Federica Guidi alla notizia della sua designazione a ministro per lo Sviluppo Economico.
La sfida del neoministro non sarà facile. Il vento della crisi spira forte. Tant’è che sul suo tavolo, da lunedì, troverà ben 160 vertenze aperte su altrettante crisi aziendali. Ma, prima ancora di buttarsi a capofitto nel delicato compito di rilanciare l’asfittica economia italiana, Federica Guidi dovrà governare al meglio potenziali situazioni di conflitto di interesse. Che hanno a che fare con la Ducati Energia spa, l’azienda di famiglia, dai cui ruoli di vertice peraltro la Guidi si è prontamente dimessa nelle scorse ore.
La neoministro affronterà necessariamente il tema della proiezione sui mercati esteri da parte delle nostre imprese. L’internazionalizzazione è uno snodo cruciale per restituire un po’ di respiro alla fiacca economia italica. E quindi la Guidi non potrà non interessarsi di Simest – società strategica, a controllo pubblico, che supporta e fornisce assistenza alle imprese italiane nel processo di globalizzazione – forse anche al fine di ricalibrarne la missione. Ad esempio, in un’ottica di politica industriale, caldeggiando l’investimento in taluni segmenti o la fuoriuscita da altri. In tal caso potrebbe imbattersi nella “sua” Ducati Energia spa, visto che Simest, dal dicembre del 2012, ne detiene una quota pari al 15,04% del capitale. E se Simest dovesse decidere di disinvestire da Ducati Energia, la presenza del suo ex vicepresidente a capo del ministero dello sviluppo, potrebbe costituire un fattore condizionante?
Gli affari di famiglia rischiano inoltre di finire sul tavolo del neo ministro anche per un altro motivo. Finmeccanica, controllata dallo Stato al 30%, è impegnata da mesi in una trattativa per la cessione della BredaMenarinibus, la più rilevante azienda italiana produttrice di autobus. Ebbene, tra coloro che sono in corsa per l’acquisto della Bredamenarinibus c’è anche la Ducati Energia. Immaginiamoci uno scenario in cui la scelta del partner industriale debba essere fatta tra i turchi della Karsan e la Ducati Energia: il ministro dello sviluppo potrà astenersi dall’esprimere il proprio punto di vista?
Un elemento di potenziale conflitto di interesse in capo al ministro Guidi deriva infine dal fatto che lo Stato (Polizia di Stato), nonché realtà controllate da esso (Poste), stanno acquistando un mezzo di trasporto prodotto da Ducati Energia. Si tratta del Free Duck, che, come recita il sito dell’azienda presieduta da Guidalberto Guidi, costituisce un “innovativo quadriciclo elettrico leggero in grado di far fronte alle problematiche connesse alla mobilità, nel pieno rispetto dell’ambiente”. 
In tale caso è legittimo chiedersi se e come si pronuncerebbe il neoministro Guidi qualora tra gli indirizzi di politica di sicurezza prospettati in un prossimo consiglio dei ministri, Alfano dovesse decidere di destinare le risorse per l’acquisto deiFree Duck alla manutenzione più puntuale del malconcio parco mezzi della Polizia di Stato.
 fonte: ilfattoquotidiano.it

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