spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 11 febbraio 2014

Purtroppo non c’è alternativa a breve termine: il rinnovamento della cultura politica e il ricambio di una dirigenza richiedono tempi lunghi.

Impeachment o ammuina?



Archiviata la richiesta di impeachment nei confronti di Giorgio Napoletano, varrebbe la pena di riportare la faccenda nelle sue giuste dimensioni: non di alti tradimenti si tratta ma di assai meno grandiose mentalità arcaiche. Anche perché la ricostruzione a fumetti della realtà, occulta la natura reale dello stato dell’arte nazionale: un paese di pigmei, giovani o vecchi che siano, in una stagione di sconfortante grigiore. E a ben poco serve caricare la polemica di toni sovradimensionati (“i boia”, “gli attentati alla Costituzione”, “il crollo dell’Italia se cade l’Italicum”, “la fine di una democrazia”; del resto in animazione sospesa da tempo immemorabile).
Prenderne atto significa capire che qui siamo giunti per due ragioni, una che attiene ad idee/valori, l’altra ai processi: una cultura politica parrocchiale su cui si è innestata la modernizzazione fasulla di un americanismo mal digerito, coadiuvata da modalità di selezione delle classi dirigenti tra la sagra paesana e l’assemblea di condominio.
Partiamo da Napolitano: la presunta “monarchia repubblicana” di cui sarebbe il sovrano non è altro che la rappresentazione giornalistica a effetto della biografia di un ultra ottuagenario che smarrì il comunismo nei primi anni della propria giovinezza, continuando a militare in un partito che si definiva “comunista” ma che coltivava un’idea molto togliattiana di politica come badante di una società che pretenderebbe pericolosamente di essere autonoma. Nell’incontro con i pretini e i sagrestani DC questi post comunisti ante litteram divennero le vestali di un ceto di partito che coltiva una forte solidarietà di appartenenza. Chiodo fisso che spiega i costanti aiutini del Napolitano ai vari uomini forti della partitocrazia; da Craxi a Berlusconi. Il quale Berlusconi innesta su questo regime partitocratrico le tecniche della vendita porta-a-porta che già aveva applicato alla televisione commerciale, amplificate da un megafono potente quale il tubo catodico.
Ecco quindi definirsi le due categorie che operano nell’arena della odierna politica italiana: la filiera dei guardiani e la filiera dei saltimbanchi. I primi dediti al lavoro da idraulici e dunque specializzati nel tappare ogni falla nel sistema idrico del consenso che potrebbe determinare fuoriuscite pericolose di umori ribelli. Gli altri, specializzati in trucchi illusionistici ed effetti speciali, si contendono l’attenzione del pubblico come mangiatori di fuoco o facendo sparire con la bacchetta magica conigli e fanciulle.
I Mario Monti e gli Enrico Letta, con le loro tutine grigie da periti industriali di una tecnocrazia impotente, hanno dimostrato l’assoluta inutilità dell’opera di manutenzione in un sistema che ormai è corroso dalla ruggine e usurato fino nelle sue strutture portanti. Beppe Grillo può eruttare fiamme fin che vuole, trasformare il circo di paese della politica italiana nel set di Guerre Stellari, ma non riuscirà a scrollarsi di dosso la sensazione di impotenza che comunica con l’agitarsi scompostamente. E Matteo Renzi sta diventando una maschera tragica: inchiodato alla retorica dei preliminari senza riuscire a muovere un passo ulteriore. Per di più assai poco coadiuvato dai suoi giovani aiutanti (tipo la soave viperetta Maria Elena Boschi) che, non avendo la sua stessa parlantina, lasciano più facilmente trapelare il trucco di ridurre il cambiamento a puro e semplice effetto di annuncio.
Questo è il quadro. Né vale per modificarlo rilanciare sparandole sempre più grosse. Non sarà mai troppo presto per rendersene conto. Rendersi conto che i primari contendenti fanno parte di una messa in scena per prenderci in giro; e che si sostengono tra di loro come in un castello di carte.
Purtroppo non c’è alternativa a breve termine: il rinnovamento della cultura politica e il ricambio di una dirigenza richiedono tempi lunghi. Favorirebbe la pulizia delle stalle l’arrivo di un vento impetuoso dall’esterno. C’era chi contava sulla FIOM di Landini, altri su una sinistra straniera non ancora contaminata. Fermo restando che senza nuove idee e nuovi soggetti tutto si riduce all’ammuina. Tipo l’impeachment.

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