spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

lunedì 11 novembre 2013

ALITALIA NON C'E' PIU'

LA VERITÀ VI PREGO SUL CRAC ALITALIA
Massimo Giannini






Chiunque, in questi giorni confusi, ha avuto occasione di scambiare due parole con i banchieri, gli imprenditori, i manager e i politici che maneggiano il dossier Alitalia, non può non provare un senso di incredulità e di sgomento. Non c’è uno che non ti dica che la situazione della compagnia di bandiera è disperata. Tutti ti spiegano che Alitalia non c’è più. Qualcuno ti illustra una realtà contabile molto diversa da quella ufficiale. Per esempio, ti rivela che i debiti veri non ammontano a poco meno di 1 miliardo, come sostiene formalmente l’azienda, ma se li sommi tutti (quelli finanziari e quelli con i fornitori) ti avvicini ai 2,3 miliardi. Ti chiarisce che il patrimonio netto non è positivo per un’ottantina di milioni (come vuole la vulgata ufficiale) ma in realtà è negativo per circa 280, perché un goodwill di AirOne da 360 milioni non esiste in natura. Ti dimostra che il piano «stand alone», che l’ad Del Torchio sta mettendo a punto in attesa di capire come evolve la trattativa con i francesi, non ha nessuna speranza di dare risultati. Per la semplice ragione che Alitalia ha venduto ottimi slot, non ha più rotte intercontinentali (ne conserva in esclusiva tre, del tutto irrilevanti) e sul medio e corto raggio può competere ormai solo con le low cost e non certo con le majors. Non solo: il glorioso vettore, se tagliato fuori dal circuito Air France-Klm e tenuto artificialmente in vita dalla cura Berlusconi-Passera (pagata tutta da noi) non ha più spazi fisici nel mercato globale, stritolato nella tenaglia di Lufthansa e British Airways e isolato dal circuito delle grandi compagnie asiatiche. Ha una flotta ormai ridotta all’osso, non può comprare altri apparecchi perché non ha i soldi e anche se li avesse dovrebbe mettersi in coda alla fila delle grandi compagnie che hanno già fatto gli ordinativi ad Airbus e Boeing, Insomma, Alitalia è di nuovo in caduta libera. Ma non c’è uno che ti indichi una soluzione possibile e credibile. Le Poste di Massimo Sarmi, capo suo malgrado della nuova coalition of the willing improvvisata da Palazzo Chigi, è solo un ponte, ma nessuno sa proteso verso quale sbocco. Entro dicembre scade il termine per l’iniezione di capitale da 75 milioni, con il quale la «conglomerata all’amatriciana» diventerebbe primo azionista della compagnia. Sarmi sta mediando con le banche (Intesa e Unicredit) e con De Juniac, ma la missione sembra impossibile: Air France è disposta a fare la sua parte solo se Alitalia si libera prima del fardello del debito. In queste condizioni, domani il cda dovrebbe approvare un piano industriale «lacrime e sangue». Ma al servizio di che cosa? Nessuno spiega niente, agli incolpevoli dipendenti, ai cittadini utenti e ai passeggeri contribuenti.

http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/11/11/news/la_verit_vi_prego_sul_crac_alitalia-70707083/


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