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PENSATOIO DI IDEE

giovedì 28 novembre 2013

BERLUSCONI POTREBBE ESSERE ELETTO NEL PARLAMENTO EUROPEO

Berlusconi decaduto, la paura dell’arresto e la scappatoia di un seggio in Europa

La possibilità che il leader di Forza Italia possa essere eletto al Parlamento europeo c'è se a candidarlo fosse un altro paese, in cui non esiste una norma sulla incandidabilità dei condannati in via definitiva. Ipotesi valida anche quello che l'ex premier possa essere oggetto di misura cautelare

Silvio Berlusconi
Un seggio in Europa per il Cavaliere? La possibilità che Silvio Berlusconi possa essere eletto alParlamento europeo è remotissima, anche perché a candidarlo dovrebbe essere un altro paese, in cui non esiste una norma sulla incandidabilità dei condannati in via definitiva. Ma in teoria questa possibilità c’è. Come c’è quella che l’ex premier possa essere oggetto di misura cautelare, per esempio gli arresti domiciliari.
Anche perché se la maggior parte dei procedimenti in corso ma non conclusi – da Bari e Napoli in primis – sono per così dire cristallizzati, in arrivo c’è l’inchiesta Ruby ter. Indagine ancora non aperta, ma pericolosissima per Berlusconi: che il reato contestato sia “intralcio alla giustizia”, “induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria” oppure “corruzione in atti giudiziari” o ancora “subornazione di testimoni” per il pagamento dei testi dei processi Ruby e Ruby bis in teoria un giudice potrebbe valutare che l’ex premier sia in grado di inquinare le prove, di reiterare il reato e in considerazione del suo reddito (nonché amicizie) fuggire. 
La legge blocca la candidatura anche nelle circoscrizioni. Dalle 17,43 di ieri, 27 novembre, il leader di Forza Italia è senza lo scudo dell‘immunità parlamentare. La legge Severino non gli lascia spazi in Italia: non solo Berlusconi è decaduto dal suo scranno di senatore “immediatamente, con il voto del Parlamento”, come spiega il professore Carlo Federico Grosso, docente di diritto penale e avvocato; ma, “a decorrere dal passaggio in giudicato della sentenza Mediaset, è incandidabile per sei anni”. Una tagliola che gli preclude tutto (Parlamento, governo, cariche nelle regioni e nei comuni): “Non potrà nemmeno fare il consigliere circoscrizionale”, sintetizza il professore. E se non può sperare nemmeno in una candidatura in Italia all’assemblea della Ue. Ma il discorso cambierebbe se fosse un altro Stato a offrirgli un posto in lista: “Penso che possa essere candidato al Parlamento europeo da un altro Paese, che non abbia una norma sull’incandidabilità come quella italiana”. Infatti l’articolo 4 della legge prevede l’incandidabilità alla carica di membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, ma non in un altro paese: “Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di membro del Parlamento europeo spettante all’Italia coloro che si trovano nelle condizioni di incandidabilità”. Che un italiano, anche se il caso non è neanche lontanamente paragonabile all’affaire Berlusconi, fosse candidato alle europee su mandato di un altro paese è già successo nel 2009: Giulietto Chiesa, incensurato, fu candidato in Estonia per il partito a difesa della minoranza russa. 
L’istanza di revisione non incide su decadenza e incompatibilità. La sola richiesta di revisione del processo Mediaset, la cui condanna definitiva ha fatto scattare la legge Severino, non basterebbe invece a salvare il Cavaliere: “Non cambierebbe nulla su decadenza e incompatibilità”. Lo scenario sarebbe un altro, solo se venisse accolta “ma nella stragrande maggioranza dei casi le Corti d’appello dichiarano inammissibili le istanze di revisione, che devono basarsi su fatti nuovi non considerati nei precedenti gradi di giudizio e decisivi a ribaltare la sentenza”. E se soprattutto alla fine la condanna fosse effettivamente sostituita da un’assoluzione definitiva. “Se tutto questo avvenisse nel corso di questa legislatura Berlusconi dovrebbe verosimilmente riottenere il suo scranno di senatore”, sostiene Grosso. Ma bisogna ricorda che i legali, Franco Coppi e Niccolò Ghedinil’istanza la stanno ancora valutando e hanno spiegato che ci vorranno mesi per essere pronti a depositare la documentazione
Sarà il magistrato di sorveglianza a decidere se potrà continuare l’attività politica. Fuori dal Parlamento Berlusconi potrebbe continuare a fare comunque attività politica, ma tutto dipenderà dalle decisioni del magistrato di sorveglianza sulla sua richiesta di scontare la pena del processo Mediaset con l’affidamento in prova ai servizi sociali. Nel caso di un sì – una decisione piuttosto probabile – “sicuramente Berlusconi potrebbe fare attività politica in senso lato, nei limiti consentiti dalle prescrizioni dell’autorità giudiziaria, che ha comunque un’ampia discrezionalità nello stabilire gli obblighi di chi è affidato ai servizi sociali”. Limiti che “diventerebbero molto più stringenti” se al leader di Forza Italia venissero dati gli arresti domiciliari.
Perquisizioni, intercettazioni e anche misure cautelari con perdita status. Ma gli effetti più pesanti derivanti dalla perdita dello status di parlamentare per il Cavaliere potrebbero essere di tipo giudiziario: “Con la decadenza da senatore cade l’immunità parlamentare. E cioè il divieto di procedere a misure cautelari o a provvedimenti di perquisizione, sequestro e intercettazioni senza la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza. Qualsiasi procura e qualsiasi gip potrebbero richiedere – ragiona Grosso – o emettere un’ordinanza di custodia cautelare, ovviamente in presenza delle condizioni previste dalla legge e purché si tratti di reati per i quali è prevista la custodia cautelare”.
La situazione si aggraverebbe ulteriormente se a Berlusconi arrivasse un’altra condanna definitiva, magari per il processo Ruby. “Salterebbe l’indulto e, se la nuova pena superasse i tre anni, gli verrebbe revocato l’affidamento ai servizi sociali, nel caso gli fosse stato concesso. A quel punto il giudice dovrebbe decidere se dargli la detenzione in carcere o i domiciliari in ragione dell’età. Età che non è comunque un elemento decisivo”. La prova di ciò è il precedente che riguarda Callisto Tanzi: “era ultrasettantenne al momento di scontare la condanna per il crac Parmalat ma non gli furono concessi i domiciliari, nonostante i suoi legali avessero motivato la richiesta con le sue gravi condizioni di salute”.
Quindi la paura non può che esserci. “Vedrete che qualche pm tenterà di fare il colpo del secolo e mi arresterà. Ma alla fine la verità verrà fuori” diceva a Palazzo Grazioli poco prima di salire sul palco per la manifestazione anti-decadenza. D’altra parte lo dice il diritto, ma vista da questo punto di vista, l’incandidabilità rischia di essere l’ultimo dei problemi per il Cavaliere.

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