La cultura come motore della crescita economica. Le decisioni del sistema politico

Se esiste qualche isolato organismo di buona volontà nel mezzo dell’anemico quadro nazionale, questi non sono in grado di assicurare neppure le basi di una politica promozionale. Occorrerebbe una legge articolata che elaborasse un principio su cui innestare progetti e programmi che favorissero la crescita della cultura in senso orizzontale. Se ne avvantaggerebbero la creatività, l’innovazione tecnologica, la scienza, l’economia. Infatti, ove la lettura è parte integrante del tessuto sociale anche il reddito è più elevato. Allora “cultura” assume il significato di “motore sociale”, ossia forza trainante, locomotiva che spinge in avanti la condizione umana. Ciò vuol dire che il progresso passa attraverso la meditazione, la valutazione, la ponderatezza che sono i pilastri della mediazione, ovvero trarre il meglio dal singolo per avvantaggiare il tutto. Dal particolare al generale e, qui, generale sta per collettività. L’affermazione della cultura allarga le conoscenze, fortifica il valore della democrazia, difende dagli interessi egoistici di parte, completa la coscienza dell’uomo, estende il desiderio di collaborazione.
Non rimane da sperare che nella prossima Arca di Noè (si legga: Parlamento): i nostri rappresentanti assegnino alla cultura la priorità che la contemporaneità richiede per la formazione e il miglioramento degli individui. Non siano “muli” insensibili a cui, per usare le sarcastiche parole di Giuseppe Giusti, “die natura più forte il calcio, ed i coglioni per coglionatura”. Non ritengano la lettura, come ha scritto Gustavo Zagrebelsky,una faccenda superflua. Ma rendano piuttosto testimonianza di affrontare seriamente e con urgenza la questione, dimostrando d’aver compreso quanto la cultura abbia una incontrovertibile funzione sociale.
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