Fiat, utili al lumicino. Non bastano neanche per ricapitalizzare il Corriere
Il Lingotto chiude il trimestre con 31 milioni di profitti e i debiti volano a 10,4 miliardi (+800 milioni). Marchionne va avanti su Chrysler: "L'ultima volta che ho controllato i soldi c'erano"
“Un trimestre non spettacolare. Onestamente, speravamo in qualcosa di meglio”. Questo il commento a caldo dell’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, sui conti del gruppo auto dei primi tre mesi dell’anno. Che hanno registrato un crollo degli utili a 31 milioni di euro. Cioè 231 milioni in meno del 2012 e quasi 20 in meno della cinquantina di milioni che il Lingotto è pronto a investire nell’aumento di capitale del Corriere della Sera di cui potrebbe tornare a essere il primo azionista.
In calo anche il fatturato che in un anno è diminuito di 464 milioni a 19,8 miliardi, mentre i margini sono scesi da 1,86 a 1,65 miliardi e il debito netto in soli tre mesi è lievitato di oltre 800 milioni a quota 10,412 miliardi di euro, “per effetto dell’assorbimento stagionale per Fiat esclusa Chrysler, parzialmente compensato dal flusso positivo di Chrysler”, secondo quanto dichiarato dal Lingotto nella nota che ha annunciato i conti.
Sui margini, invece, ha pesato il minor risultato della gestione ordinaria in Nord e Sud America,aree che “hanno riportato rispettivamente un calo dell’Ebit del 36% a 400 milioni e del 46% a 127 milioni (che include 59 milioni di euro di oneri atipici per gli effetti della svalutazione nel febbraio 2013 del bolivar fuerte Venezuelano nei confronti del dollaro Usa)”. Salgono, invece, i ricavi dei marchi di lusso e sportivi sono aumentati del 4% a 700 milioni, trainati da Ferrari.
”L’ultima volta che ho controllato il conto c’erano i soldi”, ha detto in ogni caso Marchionne riferendosi alla fusione tra Fiat e Chrysler per ribadire che Torino ha abbastanza liquidità per acquistare la casa di Detroit. Nonostante il contenzioso con i sindacati americani sul prezzo della loro quota nella società in corso presso il tribunale del Delaware, dove il giudice federale propende al momento per la posizione del fondo dei metalmeccanici Usa che chiedono quasi tre volte tanto quanto la Fiat è disposta a pagare. Sul tema Marchionne ha risposto che il giudice era molto preparato e che i legali Fiat hanno presentato i loro punti. Il dialogo con il Veba va avanti: i contatti sono regolari ma “sarebbe prematuro da parte mia suggerire” che un accordo è vicino, ha detto.
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