Benvenuti nella Repubblica delle Banane di
Eurolandia dove i cittadini non contano
Rieletto con un plebiscito il Presidente
Napolitano, l’uomo che ci ha regalato il governo Monti, che ha appoggiato
l’introduzione del fiscal compact nella costituzione per
difendere l’appartenenza a Eurolandia, sotto la cui guida
abbiamo assistito ad una caduta spettacolare degli indici economici inclusa la
perdita in appena un anno del 5 per cento del potere d’acquisto delle famiglie,
dati che ci hanno fatto tornare ai livelli di reddito dei terribili anni Novanta.
Un presidente che ha sostenuto e difeso forze politiche incapaci di governarci
ed, a giudicare dal bilancio economico di questi ultimi anni, anche
profondamente ignoranti – che dire del MES, il fondo salva stati dove l’Italia
concede fondi all’EU a tassi più bassi di quelli ai quali questi stessi
verranno, in caso di necessità, tradotti in prestiti? Solo il Movimento 5 Stelle ed il Sel non si sono unti al
gregge parlamentare.
Così dopo mesi di campagna elettorale, elezioni politiche che hanno
chiaramente dimostrato la volontà di un cambiamento radicale e quelle
presidenziali, che invece hanno ribadito che la nostra classe dirigente senza
inciucio non funziona, siamo al punto di partenza: governo tecnico ancora in
carica e presidente ottuagenario rieletto a causa di mancanza di candidati
idonei. Benvenuti nella repubblica delle banane di Eurolandia, dove i cittadini
non contano nulla (ma non lo sanno grazie alle favole raccontate loro nei talk show da una stampa che non si capisce bene se è
parte del sistema o se come tutti noi ne è vittima), un paese dove i politici
giocano a scacchi, male, tra di loro usando come scacchiera il parlamento.
E come tutte le repubbliche di banane anche la nostra è un paese dove
andare in vacanza: sole, mare, opere d’arte e monumenti a josa; ma dove chi ci
vive vuole o deve emigrare perche’ non è piu’ possibile vivere decorosamente.
Un paese così piace più agli stranieri che a chi ci abita, ed infatti i primi
se lo stanno comprando pezzo dopo pezzo, dato che gran parte dei suoi tesori
industriali sono in vendita, o meglio in svendita. E di questi saldi bisogna
ringraziare la nostra classe politica, inclusi gli inquilini del colle, tutta
gente che oggi grazie all’ennesimo inciucio sta’ anche alla cassa del
patrimonio nazionale.
La lista del made in Italy già andato a ruba è lunga: Edison fondata nel 1884 è francese, il club di calcio Roma americano, la pasta Buitoni svizzera, la birra Peroni sud africana, le moto Ducati e le macchine Lamborghini tedesche, gli yacht Ferretti cinesi e la moda di Valentino del Qatar. Chi non viene
comprato spesso finisce sul lastrico, nei primi tre mesi del 2013 4.218 società
sono fallite, un aumento del 13 per cento rispetto al primo trimestre del 2012.
C’e’ dunque poco da star
allegri anche se, grazie all’elezione del vecchio presidente rieletto, domani
molti parlamentari e molti italiani s’illuderanno di potersi godere la prima
domenica di primavera in una nazione democratica che nulla ha da spartire con
la repubblica delle banane di Woody Allen.
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