Quirinale 2013: Prodi vendicati! Ferma
l’inciucio con un appello per Rodotà
Anche Romano Prodi è fuori. La furia
autolesionista del Pd e l’incapacità del suo ex segretario Pierluigi Bersani
rendono sempre
più vicino l’inciucio. Tanto che l’accordo con il Pdl di Silvio Berlusconi viene ora apertamente invocato dai dalemiani. “La candidatura di Stefano
Rodotà spacca il Paese” dice
Nicola Latorre che chiede di scegliere per il Quirinale
una personalità da votare con il centro-destra.
In un’intervista a Sky il braccio
destro di Massimo D’Alema ne disegna pure il ritratto. Non fa nomi, ma
l’immagine da lui dipinta assomiglia molto a quella di Giuliano Amato, il dottor sottile
di Bettino Craxi. Non è un caso, anche se, quando
gli chiedono di D’Alema al Colle, La Torre glissa con eleganza.
Pure Matteo Renzi è sulla stessa linea. Dopo aver
incontrato nei giorni scorsi pubblicamente D’Alema (e in segreto Amato), il
sindaco di Firenze su Facebook considera: “Il Quirinale richiede per
definizione una persona esperta e competente. Lasciatevelo dire da rottamatore,
il Quirinale non
si trova il candidato “nuovo”. Il
Presidente della Repubblica deve avere caratura internazionale e senso dello
stato”.
L’operazione “bruciate il professore”, per
marciare (o marcire) nell’immediato verso le luminose grandi intese, ha avuto
successo. Ora si passa alla fase due. Non appena verrà scelto un Presidente
condiviso (solo con il Pdl) partirà
un governo. Un esecutivo che tenterà di seguire il programma dei supposti saggi dei
Giorgio Napolitano su giudici, stampa e contro-riforme istituzionali. Tutto questo mentre
Renzi proverà a prendersi in mano il partito o ciò che ne resta.
Il piano è perfetto e in fase avanzata. Ma
ci sono ancora da risolvere
alcuni problemi. Il 60 per cento e passa degli elettori italiani che l’accordo con l’anziano leader del centro-destra non lo vogliono. I
moltissimi parlamentari
del Pd che nel cambiamento credono davvero. I
militanti, gli iscritti e i simpatizzanti democratici che in queste ore
esprimono sempre più chiaramente la loro volontà per un Rodotà presidente. Una
scelta che immediatamente dopo “aprirà praterie”, garantiscono i 5 stelle, alla
nascita di un governo senza Pdl.
Per questo il molto probabile inciucio non
è ancora scontato. Stefano
Rodotà è sempre più stimato e conosciuto dai cittadini. A ogni votazione resta costantemente sopra i 200 voti e per
farlo arrivare al Colle ne servono altri 300, due terzi dei grandi elettori
democratici. Tanti, ma non troppi per un partito in
cui ci muove in ordine sparso.
Per spingerli a fare ciò che il buon senso
e la decenza imporrebbe servono
due cose. La voce pacifica, ma insistente, dei cittadini e la vendetta servita
calda del Professore. Un pubblicoinvito del cattolico Prodi a votare il
laico Rodotà. Un intervento che dimostri come il
Paese, nelle sue grandi vere anime, non sia affatto spaccato. E che marchi per
sempre la differenza tra uno sconfitto statista e i suoi politicanti sicari.
Ne avrà il coraggio? Non lo sappiamo. Ma ci piace tanto sperarlo.
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5 STELLE