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sabato 24 agosto 2013

CRISI ANCHE IN OLANDA

 L’Olanda allenta

la politica di austerità
07/08/2013 | stampa | condividi



A giugno la disoccupazione in Olanda ha raggiunto l’8,5%, in conseguenza della recessione economica. L’Aia ha sempre sostenuto le politiche di consolidamento fiscale e finanziario proposte da Bruxelles e appoggiate da Berlino. Ma ora che la crisi ha raggiunto anche l’Olanda, il governo ha scelto di applicare le misure di austerità seguendo un approccio più moderato.

Questa scelta ha un risvolto non soltanto economico, ma anche politico: il parlamento olandese sta riconsiderando i rapporti con l’UE in generale. In un documento pubblicato a giugno, il governo olandese ha dichiarato di non essere disposto a cedere ulteriore sovranità alle istituzioni sovranazionali e di voler conservare tutte le proprie prerogative.

La posizione olandese nei confronti dell’UE è simile a quella della Francia. Nel 2008 Parigi si allineò subito a Berlino nel richiedere riforme strutturali ai paesi dell’Europa del sud. Ma da quando la crisi ha raggiunto la Francia, in particolare dopo l’elezione di François Hollande, il governo francese ha messo apertamente in discussione le misure di austerità e l’autorità stessa dell’UE. A maggio il presidente Hollande ha dichiarato che la Commissione Europea non può imporre diktat alla Francia.

Data la loro posizione centrale in Europa, i Paesi Bassi debbono mantenere ottimi legami politici ed economici sia con Francia sia con la Germania. L’Aia non criticherà apertamente Berlino né Bruxelles, come ha fatto Parigi, ma perseguirà ugualmente una politica fiscale più indipendente, applicando più blandamente le misure di austerità, per evitare un ulteriore calo di popolarità del governo.

La Germania eleggerà un nuovo cancelliere a settembre. Indipendentemente da chi sarà eletto, i governi europei dovranno concordare nel breve termine misure per riattivare i finanziamenti alle aziende, per stimolare la crescita economica e creare posti di lavoro. Nel medio termine si dovranno riformare i trattati europei: l’attuale assetto istituzionale dell’UE limita il margine di manovra sia delle istituzioni europee che degli stati membri, è più efficace nel bloccare le risoluzioni che nell’applicarle. 

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