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giovedì 13 marzo 2014

MATHEUS TANTI ANNUNCI E POCHI DECRETI

Matteo Renzi annuncia un piano shock da 90 miliardi ma per ora tanti annunci e pochi decreti




"Non ja famo". Al primo appuntamento con il saldo del lunghissimo elenco di promesse che Matteo Renzi ha disseminato nelle sue prime settimane di governo, il premier si é presentato con una secca ammissione ("non ce l'abbiamo fatta", riferito al taglio del cuneo giá da aprile), e con una serie di "pagheró". Un nuovo elenco di impegni che tra rimborso dei debiti Pa, riduzione del costo del lavoro, taglio dell'Irap e sgravi alle imprese si avvicina, in termini di risorse da mobilitare, ai 90 miliardi di euro. Di cui solo una piccola parte, pochi miliardi tra piano casa, e fondi per edilizia scolastica e prevenzione contro il dissesto idrogeologico, spendibili già da subito.

Il premier ha spiegato le linee guida del taglio del costo del lavoro, ma senza dare il via libera ad alcun provvedimento formale. "Misure irreversibili", quelle annunciate dal presidente del Consiglio, che per il momento non sono però state tradotte nero su bianco da nessuna parte, fatta eccezione per le slide con cui Renzi, un po' insolitamente, ha presentato il proprio pacchetto di interventi ai giornalisti.

Il taglio delle tasse promesso domenica davanti a milioni di italiani, per il momento, ancora non c'é. C'é un lungo elenco di intenzioni, condivise con tutte le forze della Maggioranza, che ricalcano a grandi linee le aspettative della vigilia, con un taglio secco da 1000 euro all'anno in busta paga per i lavoratori con redditi inferiori ai 25000 euro. Il premier ha snocciolato un lungo elenco di coperture, parlando di 7 miliardi dalla spending review, minori spese per interessi rispetto al livello di spread, 250, previsto per quest'anno, che potrebbe portare oltre 2 miliardi con un un differenziale a 200 punti. E poi ancora almeno 6 miliardi utilizzabili, grazie al margine di movimento teoricamente garantito dallo 0,4% di spesa che si potrebbe utilizzare restando entro il 3% del rapporto deficit/pil.

Il ministro Padoan, che nel suo intervento in conferenza stampa, scurissimo in volto, non ha speso una sola parola sul tema, a domanda diretta ha però sciolto una volta per tutte il nodo delle coperture. "Ci saranno tagli di imposte finanziati da tagli di spesa permanente - ha detto il ministro- e questo sarà a regime, a partire dall'anno prossimo. Per quest'anno invece - ha continuato - c'é una situazione di transizione, per finanziare questa transizione si utilizzeranno i margini dell'indebitamento nel modo più parsimonioso possibile, perché il rispetto del vincolo di deficit eccessivo é fondamentale per noi".

Ma il punto, non indifferente, é che l'utilizzo di questo margine non sarà automatico, e andrà negoziato con l'Europa, e - ha detto Padoan - "dovrà essere giustificato da aggiustamenti permanenti". La partita quindi, é tutt'altro che chiusa. Per quest' anno, nelle intenzioni del premier, il taglio del cuneo sarebbe coperto per 3 miliardi dalla spending review di Cottarelli, e per il resto - meno dei dieci miliardi perché si partirà da maggio - dal margine sul deficit, Ue permettendo.

Sull'altro grande provvedimento economico in programma, il rimborso dei debiti della Pa, il governo si é presentato, contro le attese della vigilia, con un Ddl invece di un decreto. Ipotizzando quindi tempi di applicazione più lunghi. Il premier ha fissato però una nuova scadenza: sbloccare i 68 miliardi mancanti entro luglio. Una cifra, quella citata dal premier, che esclude i 22 già pagati, ma include i 20 miliardi che Letta ha assicurato nella precedente legislatura, attraverso un meccanismo diverso da quello che Renzi vuole invece promuovere con il Ddl. In questo caso, dovrebbe essere decisivo il ruolo di banche e Cassa depositi e prestiti. Le prime fungeranno da intermediari, scontando il credito, "protetti" dalla garanzia dalla seconda.

Nel menù, Renzi ha inserito a sorpresa anche un pacchetto di misure a favore delle imprese, con il taglio del 10% dell'Irap, finanziato con l'innalzamento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie, Bot esclusi. Accanto, anche un taglio del 10% del costo dell'energia.

Ma é soprattutto sul lavoro che é arrivata la "contropartita" per le imprese, con un decreto che elimina la causalità per i contratti a termine e una maggiore flessibilità nell'utilizzo del contratto di apprendistato, chiesto a gran voce dalle imprese e da un parte della maggioranza. Del contratto a tutele crescenti, per il momento, nessuna traccia.

Il provvedimento piú ampio, e atteso, il Jobs Act con la sforbiciata alle miriadi di forme contrattuali, l'introduzione del sussidio unico di disoccupazione con la cancellazione della cassa deroga, e la "tutela delle donne in maternità", é stato relegato all'ultima pagina del documento presentato da Renzi, senza scadenze, ma soprattutto incluso in un disegno di legge delega che finirà, ha spiegato il premier, "nella mani del Parlamento". Insomma, ci sarà da aspettare, e parecchio.



http://www.huffingtonpost.it/2014/03/12/cuneo-fiscale-matteo-renzi-piano-shock_n_4951633.html?utm_hp_ref=italy

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