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giovedì 14 novembre 2013

GIUSEPPE DI BELLO: LA VERITA' SU GRILLO

Elezioni Basilicata, ex candidato M5S: “Escluso da Grillo perché condannato”

In una conferenza stampa a Montecitorio organizzata da Sinistra ecologia e libertà, il tenente Di Bello si è sfogato contro il leader a 5 Stelle: "Il Movimento è solo un prodotto di marketing. Grillo è autoritario. La mia condanna è una medaglia al merito per aver difeso il mio territorio e denunciato l'inquinamento"

Elezioni Basilicata, ex candidato M5S: “Escluso da Grillo perché condannato”
“Sono stato escluso”, ha dichiarato Di Bello, “dalla corsa elettorale per una condanna in primo grado che per me è una medaglia al merito. E la cosa ancora più grave è che io avevo avvisatolo staff di Grillo e Casaleggio ben prima di partecipare alle primarie. Sapevano della mia situazione e mi hanno fatto passare per uno che dichiara il falso”.  E ha continuato: “Sono stato cacciato con grande autoritarismo ma anche in modo truffaldino: mi ha detto che dovevo fare un passo indietro – sostiene Di Bello – così il secondo arrivato sarebbe diventato primo e poi in qualche modo ci si sarebbe accordati”. Di Bello così ha lasciato il Movimento e fondato alcune liste civiche.
Sinistra ecologia e libertà ha sposato la battaglia del tenente. “Di Bello è un esempio in Basilicata – ha assicurato la candidata alla presidenza lucana per Sel Maria Murante – da sempre in prima linea con le sue battaglie ambientali”. Che gli sono costate la condanna in primo grado che ha sancito la fine della sua storia con il Movimento 5 Stelle. Di Bello, di sua iniziativa, ha fatto dei campionamenti delle acque dell’invaso del Pertusillo, “una risorsa – spiega – destinata ad uso potabile per ben 3,5 milioni di cittadini tra Puglia e Basilicata. La qualità dell’acqua risulta precipitata vertiginosamente a causa delle grandi multinazionali che in quella area prelevano petrolio: dalle analisi risulta evidente la presenza di metalli pesanti e idrocarburi”. Ma Di Bello, all’epoca comandante della Polizia provinciale, viene “denunciato dall’assessore all’ambiente del Pd, dapprima per procurato allarme – spiega – poi, quando l’acqua si fa di colore rosso e migliaia di pesci cominciano a salire a galla morti, per rivelazione di segreto d’ufficio”. Di Bello, a causa della condanna, viene demansionato, “da comandante a tenente in un museo”. Così, sentendosi vittima del sistema e della politica, si avvicina al M5S.
“Grillo mi chiama al telefono per intervenire a due comizi a Matera e Potenza – ha raccontato – mi presenta come il tenente caposaldo della Basilicata, ‘altro che Papaleo’, dice. Divento attivista a tutti gli effetti e intanto continuo la mia battaglia con i campionamenti delle acque”. Poi arrivano le primarie e Di Bello, prima di presentare la propria candidatura, chiama “lo staff dei 5 Stelle per capire se c’erano problemi per quella condanna, invio dunque tutta la documentazione del caso coinvolgendo persino i parlamentari M5S”. Tutto fila liscio, “vengo certificato per essere candidato portavoce in Regione”. Arrivano le selezioni online e Di Bello, forte della sua celebrità sul territorio, sbaraglia tutti gli altri. Ma qui cominciano i guai. “Prima vengo chiamato dal deputato Vito Petrocelli che mi preannuncia problemi e una telefonata in arrivo – racconta – poi mi chiama Grillo che, in modo scortese e insensibile ad ogni rapporto umano, mi dice che devo fare un passo indietro”, perché tanto “in qualche modo ci si mette d’accordo. Poi aggiunge che anche lui è stato condannato, ma io a differenza sua ho una sentenza in primo grado che è una medaglia al merito, due situazioni completamente diverse”, ha rivendicato. “Lì mi risveglio dal sogno – dice – capisco che il M5S è solo un prodotto di marketing, non serve a cambiare il Paese”.
Di Bello è passato al contrattacco e presenta delle sue liste civiche, ma ben quattro vengono ricusate. Alla fine ricorre al Tar ma la spunta per una sola lista. A Grillo oggi Di Bello rimprovera di portare avanti solo battaglie populiste, ma di tirarsi indietro davanti agli interessi delle grandi multinazionali. Corporation del petrolio comprese. Migliore rincara la dose: “Noi siamo dalla parte di chi denuncia la casta, ma anche quella economica e finanziaria, non soltanto quella politica di cui non facciamo parte. Grillo su questi temi resta sempre in silenzio, le multinazionali per lui non si toccano. Quando si pestano i piedi alle corporation, chissà come mai, non troviamo mai né Grillo né il Movimento 5 Stelle”.

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