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venerdì 27 settembre 2013

IL CASO TELECOM

Il caso Telecom sulla stampa straniera

  • 25 settembre 2013
  •  
  • 15.35





Una cabina Telecom a Onna il 22 ottobre 2012. (Filippo Monteforte, Afp)

Il 23 settembre il gigante spagnolo delle telecomunicazioni Telefónica ha raggiunto un accordo con i soci italiani del gruppo Telco (Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo) per aumentare il suo capitale nell’azienda che controlla il 22,4 per cento di Telecom Italia. Con un investimento totale di 850 milioni di euro, Telefónica arriverà a controllare fino al 70 per cento delle azioni di Telco. I tempi con cui avverrà questa operazione non sono stati rivelati. Attraverso Telco, Telefónica controllerà da azionista di maggioranza il gruppo Telecom.
Una delle consegueze dell’aquisizione sarà l’espansione dell’influenza di Telefónica nel mercato della telefonia in America Latina, in particolare in Brasile e Argentina, dove Telecom Italia era la sua principale concorrente. Tuttavia, spiega il Wall Street Journal, “Telefónica potrebbe spingere Telecom Italia a vendere Tim Participações, l’unità di telefonia mobile brasiliana in mano a Telecom, per risolvere un problema di monopolio in Sudamerica e recuperare alcuni dei soldi dell’investimento appena fatto”.
Le reazioni indignate della politica italiana 
“I mezzi d’informazione italiani e i partiti d’opposizione hanno interpretato l’operazione come un attacco all’italianità dell’azienda, che un tempo aveva il monopolio delle telecomunicazioni. E dietro al progetto di Telefónica vedono l’intenzione dell’azienda di prendere il controllo assoluto di Telecom”, racconta El País.
Ma da Telefónica negano: “L’accordo si limita a sostenere i soci italiani e ad assicurare maggiore stabilità finanziaria a Telecom”.
Il quotidiano spagnolo La Vanguardia rincara la dose: “L’aumento della partecipazione di Telefónica in Telecom Italia è stato preso male dagli italiani, che sono gelosi del loro patrimonio industriale e imprenditoriale. Questa operazione è stata considerata un sintomo della crisi del ‘sistema Italia’”.
I debiti di Telefónica
Telefónica ha assicurato che l’investimento non aggraverà il suo debito che ammonta a 50 miliardi di euro e che la società si è impegnata a ridurre a 47 miliardi di euro entro la fine dell’anno. “Si tratta di uno dei debiti più alti di un’azienda di queste dimensioni, per lo più accumulato prima dell’inizio della crisi economica globale”, scrive il New York Times.
Il debito influenza i guadagni: nel secondo trimestre del 2013 Telefónica ha perso il 7 per cento dei profitti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che corrisponde a 14,4 miliardi di euro.
Il presidente di Telecom Franco Bernabè non era al corrente
Il 25 settembre in un’audizione al senato il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè ha dichiarato che non era al corrente dell’operazione e che l’ha saputo dai comunicati stampa: “Abbiamo avuto conoscenza ieri dalla lettura dei comunicati stampa della recente modifica dell’accordo parasociale tra gli azionisti di Telco. Telefónica diventerà azionista di riferimento di una società che resterà quotata con circa l’85 per cento del capitale sul mercato comprese le azioni risparmio”.
Il 26 settembre anche il premier Enrico Letta dovrà riferire in parlamento sul caso che ha suscitato forti polemiche. Partiti e sindacati hanno accusato i soci italiani di aver svenduto l’azienda.
La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso ha commentato: “Siamo preoccupati, perché si tratta di una svendita, un’azienda importante svenduta a un operatore telefonico straniero che è pieno di debiti, che è conflittuale rispetto agli asset sudamericani di Telecom, e soprattutto perché saremo l’unico paese europeo che non ha più la proprietà della rete e non ha più una grande azienda di telecomunicazioni”.
Un grafico di Les Echos mostra l’andamento dei titoli di Telecom e di Telefónica in borsa.






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