spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

sabato 28 settembre 2013

UN ALTRO CROLLO ECONOMICO E' INEVITABILE

Ma questi politici non ci salveranno dal prossimo crollo

Scritto il 27/9/13


Il crollo economico del 2008 ha lasciato, in tutto il mondo, milioni di persone disorientate e sconvolte dalla catastrofe e dalla devastazione inflitta alle loro vite: la disperazione dei giovani disoccupati di fronte a un futuro incerto e desolante, i pensionati che lottano per sopravvivere con pensioni che hanno perso il loro potere d’acquisto, il povero impiegato che accetta un taglio del suo orario e del suo salario per evitare di perdere il posto di lavoro, i più poveri, i malati e i disabili che cercano di sopravvivere ai tagli alla rete di sicurezza sociale. Le persone trovano difficile comprendere come alcuni banchieri potenti possano causare tanti danni e tanta miseria nelle vite di milioni di persone. Due anni fa, in un precedente articolo, scrivevo: «Come si è arrivati a questo? Che tipo di sistema abbiamo creato, che dà così tanto potere a queste persone?».
«Come è possibile che questa gente, a cui è stato affidato il denaro guadagnato dai lavoratori, finisca per inghiottirsi il denaro per il quale le Borsapersone hanno lavorato così duramente? Come mai gli è stato permesso di avere una tale morsa sulla vita di milioni di individui? Dove erano le persone che abbiamo eletto perché si prendessero cura di noi, quando una tale forma distorta e corrotta di capitalismo è stato elaborata? Erano così incompetenti, o sono diventati parte di una oligarchia che li arricchisce proprio come fa con i giocatori d’azzardo del mercato?». Quindi che cosa è successo, da allora: i padroni dell’universo, che hanno causato il crollo, hanno cambiato il loro modo di agire? Sono contriti per la miseria che hanno causato? I nostri politici hanno adottato le misure necessarie per evitare che avvenga un altro crollo o per lo meno, nel caso succeda, si sono assicurati che non Jeffrey Sachsminacci intere economie di nazioni?
“The Independent” (aprile 2013), cita Jeffrey Sachs, il noto economista della Columbia University, che dice: «Incontro, regolarmente, molte di queste persone a Wall Street in questo momento. Lo dirò senza mezzi termini: io considero quell’ambiente morale come patologico. E sto parlando dei rapporti umani. Non ho mai visto nulla di simile, non l’ho mai percepito in maniera così palpabile: non si fanno carico di pagare le tasse, non hanno alcun senso di responsabilità per i loro clienti, non hanno alcun senso di responsabilità per le persone, per le controparti nelle transazioni. Abbiamo una politica corrotta fino al midollo, mi spiace dirlo, ed entrambe le parti ci sono dentro fino al collo. Questo non ha nulla a che fare con i Democratici o i Repubblicani».
E’ chiaro che i “moneymen” non hanno cambiato il loro comportamento; senza il riconoscimento della loro responsabilità nei confronti della società, la loro arroganza rimane inalterata. I politici, a quanto pare, non sono disposti o in grado di agire per proteggere la società dal prossimo crollo, che sicuramente giungerà se le norme necessarie, le leggi ed i regolamenti non vengono posti in essere. Ogni tentativo di riforma è contrastato con vigore, perché dicono che interferisce con la santità del libero mercato. Che cos’è un libero mercato? E “qualcosa che può essere definito in modo obiettivo”? Il professor Ha-Joon Chang dell’Università di Cambridge argomenta questo concetto così: «Il libero mercato non esiste. Ogni mercato ha delle regole e dei limiti che restringono la libertà di scelta. Un mercato sembra libero solo perché accettiamo così incondizionatamente le sue restrizioni di fondo che non riusciamo a vedere. Non c’è limite scientificamente definito per un mercato libero. Se non vi è nulla di sacro in nessuno dei limiti particolari di mercato che possano esistere, il tentativo di cambiarli è legittimo come lo è Ha-Joon Changil tentativo di difenderli. E infatti la storia del capitalismo è stata una lotta costante per i confini del mercato».
Ha-Joon Chang cita, come esempio, la legislazione del 1819, per regolamentare il lavoro minorile in Gran Bretagna. Una legge che vietò l’impiego dei minori di nove anni nei cotonifici, considerati particolarmente pericolosi per la salute dei lavoratori. La legge causò un’enorme polemica: coloro che vi si opponevano la vedevano come «la distruzione delle fondamenta del libero mercato». Nessuno, oggi, nei paesi ricchi industrializzati, spero, sta suggerendo che dovremmo riproporre il lavoro minorile, per liberalizzare le nostre leggi sul lavoro. Il nostro governo ha salvato le banche dal collasso, Adnan Al-Dainiusando centinaia di miliardi di pounds delle nostre tasse. Ma hanno avuto il coraggio di fare ciò che è necessario per salvarci dal prossimo crollo? Non credo.
(Adnan Al-Daini, “Un altro crollo economico è inevitabile”, dal blog “Dissidentvoice.org”, tradotto a ripreso da “Come Don Chisciotte” il 22 agosto 2013). Il professor Al-Daini, docente all’Università di Birmingham, è un cittadino britannico nato in Iraq e scrive regolarmente su questioni di giustizia sociale e Medio Oriente).

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