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PENSATOIO DI IDEE

martedì 30 luglio 2013

FIAT LA SOLITA FILASTROCCA

Fiat, in Italia "impossibile fare industria"
Volano gli utili, ma Chrysler taglia le stime


I ricavi del gruppo che fa capo al Lingotto salgono del 4% a 22,3 miliardi, nonostante in calo in Europa. Confermati i target di fine esercizio. La controllata americana sostiene l'utile complessivo: senza Auburn Hills la perdita sarebbe stata di 482 milioni. Ma per l'intero esercizio Detroit abbassa le stime di utile. Al 30 giugno 10 miliardi di debiti e 18 di cash.
di PAOLO GRISERI








TORINO - "Le condizioni industriali in Italia rimangono impossibili", sono le parole che Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, ha pronunciato durante la conferenza telefonica con gli analisti finanziari in cui spiegava i risultati dei primi sei mesi dell'anno. E la conseguenza è una sola: Fiat potrebbe produrre i nuovi modelli Alfa Romeo all'estero. "Abbiamo le alternative necessarie per realizzare le Alfa ovunque nel mondo", ha affermato. "Rimango open minded, non ho pregiudizi", ha precisato Marchionne, tornando ad auspicare che il governo italiano "introduca una legge" sulla rappresentanza per uscire da questo momento di incertezza. "Abbiamo chiesto con urgenza di varare delle misure che rimedino a questo vuoto ma per ora non vediamo niente", è stato il commento alle motivazioni della Corte costituzionale sulla sentenza Fiat-Fiom e sulla necessità di uno sforzo normativo che tolga ogni ombra di incertezza al quadro giuridico relativo alla rappresentanza. 

"Stiamo ancora cercando di capire le implicazioni dell'ultima sentenza per le nostre attività in italia" e "stiamo organizzando un incontro con il sindacato che è al centro di questo contenzioso. Vedremo il risultato". Fiat "resta aperta a cercare soluzioni che possano garantire l'operatività delle attività in questione. Non abbiamo pregiudizi ma siamo fortemente determinati a trovare una soluzione duratura nel tempo".

Il futuro comunque non sembra roseo nemmeno altrove, tanto che il Lingotto non si aspetta un miglioramento del mercato europeo di qui al prossimo anno. "Mi aspetto condizioni di mercato simili. Fino al 2015 non ci saranno cambiamenti" per via della debolezza del mercato e dell'alto livello della competizione tra costruttori d'auto. Quanto alla fusione con Chrysler, non è ancora vicino l'accordo sul prezzo della quota della Chrysler detenuta dal fondo Veba, mentre una possibile quotazione della società Usa potrebbe avvenire in autunno.

I risultati. L'Europa dimezza le perdite e l'Asia comincia a decollare, stabile il Sudamerica, il Nordamerica conferma il suo ruolo di traino del gruppo. È questo il mix che spiega i risultati della semestrale Fiat con i ricavi in crescita oltre 42 miliardi. Il gruppo automobilistico torinese ha completato il secondo trimestre dell'anno con 435 milioni di utile netto, sfiorando il raddoppio rispetto ai 239 milioni di euro del periodo aprile-giugno dello scorso anno. Sempre nel secondo trimestre, i ricavi sono cresciuti del 4% al 22,3 miliardi.

I risultati mettono però sotto pressione il titolo Fiat a Piazza Affari (segui in diretta): l'azione del Lingotto, in calo di oltre quattro punti prima della comunicazione ufficiale, viene momentaneamente fermata dalle contrattazioni con un ribasso teorico in netta controtendenza rispetto al resto del listino, che la porta in area 6 euro.

Estendendo lo sguardo al primo semestre, l'utile netto è di 466 milioni, da 501 milioni nel 2012, ma il ribasso si spiega con la performance non buona del primo trimestre e il recupero del secondo. Per Fiat esclusa Chrysler la perdita netta è pari a 482 milioni, in calo di 42 milioni rispetto al primo semestre 2012. L'indebitamento netto industriale al 30 giugno è pari a 6,7 miliardi, rispetto ai 6,5 miliardi di euro di inizio esercizio, mentre l'indebitamento netto è di 10 miliardi. Quanto alla liquidità disponibile, parametro al quale si guarda per i futuri esborsi nel processo di completa acquisizione di Chrysler, il gruppo conta su 20,9 miliardi tra disponibilità liquide e linee di credito non utilizzate (18 miliardi circa considerando solo le disponibilità liquide e i titoli correnti), più o meno equamente ripartiti tra Torino e Detroit. Sulla fusione con Chrysler, Marchionne ha detto che "nessun accordo è vicino" con il fondo Veba dei sindacati, che ha il pacchetto di minoranza. Per l'intero 2013 il Lingotto ha confermato le stime di utili di gruppo tra 1,2 e 1,5 miliardi. 

Chrysler ha chiuso il secondo trimestre con un utile netto 507 milioni di dollari, in aumento del 16% rispetto ai 436 milioni di dollari del secondo trimestre un anno fa. Utile operativo modificato pari a 808 milioni di dollari, in crescita rispetto ai 755 milioni di dollari del secondo trimestre 2012. Il periodo aprile-giugno si chiude con ricavi netti pari a 18 miliardi di dollari, in aumento del 7% rispetto a un anno fa. Per l'intero anno 2013, la casa di Detroit ha però rivisto il target di reddito operativo nella forchetta tra 3,3 e 3,8 miliardi di dollari, in calo rispetto all'obiettivo di 3,8 miliardi indicato precedentemente. Il numero uno Sergio Marchionne ha però minimizzato: "Non ho brutte notizie da dare, le indicazioni per il resto dell'anno sono positive". Invariate invece le stime sui ricavi netti a 72-75 miliardi e il free cash flow a un miliardo, mentre la forchetta dell'utile netto 2013 è al ribasso tra 1,7 e 2,2 miliardi di dollari da 2,2 miliardi precedente previsti. 

Quanto ai marchi di lusso, il Lingotto ha spiegato che nel secondo trimestre i ricavi sono andati particolarmente bene (+14%) grazie al traino di Maserati. Significativa la dinamica del business di Ferrari, che vede la conferma degli Stati Uniti come primo mercato con il 24% delle vendite totali. Cresce, a dire il vero, anche parte del Vecchio Continente: Regno Unito, Germania e Svizzera compensano le pesanti flessioni di Italia (-9%) e Francia (-17%).

Nella geografia del gruppo Fiat, il Nordamerica conferma dunque la sua predominanza. Nel primo semestre vale 21,5 miliardi di fatturato, il doppio dell'Europa, considerata come la somma dei marchi generalisti del vecchio continente (9,1 miliardi) e delle auto di lusso (1,5). Metà dell'Europa (e dunque un quarto del Nordamerica) pesa il Sudamerica (5,3 miliardi di ricavi). Poco meno di metà del Sudamerica vale l'Asia (2 miliardi) che però è l'area in maggior crescita per effetto delle vendite in Cina. Oltre al forte incremento dell'Asia si segnala il dimezzamento delle perdite in Europa (nel primo semestre l'ebit è negativo per 185 milioni contro il meno 354 dello scorso anno) nonostante una ulteriore lieve diminuzione delle vendite. Con questo trend si può ipotizzare che l'area  europea possa chiudere il 2013 con una perdita inferiore ai 500 milioni contro i 700 dello scorso anno. Sembrano dunque tornare i margini per quegli investimenti in Italia che si attendono i dipendenti in cassa integrazione di Mirafiori e Cassino.

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/07/30/news/fiat_seconda_trimestrale_2013-63975931/?ref=HRER1-1

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